Il rapporto tra bambini e tablet, o altri dispositivi elettronici, è al centro di un importante studio statunitense. Secondo la ricerca il tempo trascorso davanti allo schermo può avere conseguenze nei più piccoli, ed in particolare sulla loro struttura cerebrale. Questo è quanto emerge dall'analisi condotta dal National Institute of Health (Istituto Nazionale di Sanità) per conto del Governo degli Stati Uniti. Gli scienziati hanno iniziato a studiare un campione di minorenni per capire come e a quale livello i dispositivi elettronici possano impattare sulle loro capacità cognitive.
La ricerca è solo all'inizio: durerà 10 anni e avrà come obiettivo l'analisi di circa 11.000 partecipanti. Le prime interviste e i test cognitivi, svolti su bambini tra i 9 e i 10 anni, hanno già fatto emergere risultati interessanti. Il governo americano crede fortemente questo studio, infatti si prevede un investimento di 300 milioni di dollari. Vediamo quali sono le informazioni emerse fino ad ora, ma anche cosa dicono altri studi sul tema condotti in tutto il mondo.
I danni dello schermo sui bambini di 9 e 10 anni
Uno dei contributi più interessanti è dato dalla dottoressa Gaya Dowling, del National Institute of Health, che in un'intervista ha descritto lo sviluppo dello studio. Inizialmente aveva preso in esame i danni provocati da tabacco e altre sostanze, successivamente il focus si è spostato sul rapporto tra bambini e dispositivi elettronici. La domanda iniziale è stata: qual è l'impatto della tecnologia sul cervello dei bambini? Quanto tempo occorre passare davanti allo schermo per non avere conseguenze sulle capacità cognitive? La risposta è tutt'altro che facile e richiederà anni di studio.
Oggigiorno, i ragazzi trascorrono sempre più tempo davanti a tablet e smartphone. Ciò potrebbe avere conseguenze dannose a livello cognitivo, che è opportuno approfondire. Così, è iniziata la prima indagine che ha coinvolto 4.500 bambini di circa 9 anni, sottoposti a risonanza magnetica. L'esame ha fatto emergere importanti differenze nel cervello di bambini che usano dispositivi elettronici per tanto tempo. Una modifica significante riguarda l'assottigliamento prematuro della corteccia cerebrale, la zona del cervello incaricata di elaborare le informazioni dei cinque sensi. Non si conoscono ancora le conseguenze cognitive di tale modifica, ma sicuramente è un processo da tenere sotto osservazione nei prossimi anni. Occorre infatti capire se l'assottigliamento della corteccia influirà sulle capacità cognitive dei bambini, anche una volta che questi diventeranno adulti.
La ricerca rivela anche che i bambini che trascorrono più di due ore davanti allo schermo hanno ottenuto punteggi inferiori nei test di logica e lingua. Naturalmente non si può avere la certezza assoluta che sia proprio lo schermo la causa principale di tale rallentamento cognitivo, ma proprio per questo è fondamentale non bloccare la ricerca ma protrarla per almeno dieci anni e capire qual è l'impatto a lungo termine.
Cosa succede nei bambini sotto i due anni?
Sono tanti gli studiosi interessati al rapporto tra bambini e schermi. Tra questi c'è anche il dottor Dimitri Christakis del Children's Hospital di Seattle. Lui è tra gli autori delle Linee Guida redatte dall'associazione di pediatri americani, l'American Academy of Pediatrics. Questo documento raccomanda ai genitori di evitare l'uso degli schermi ai bambini di età inferiore ai 18-24 mesi. Le conseguenze possono essere peggiori rispetto a quelle emerse nei ragazzi di 9 anni.
Il Dottor Christakis conferma infatti che spesso ciò che i bambini apprendono attraverso i giochi elettronici su iPad, e altri dispositivi, non viene poi applicato nella vita reale. Questo significa che se un bambino gioca per ore ad un gioco apparentemente innocuo come l'app delle Lego, poi non sarà per forza in grado di svolgere il medesimo gioco con mattoncini reali. Questa è un'età molto delicata per lo sviluppo cognitivo: il cervello è molto vulnerabile ed è propenso a sviluppare una dipendenza dal gioco elettronico.
Tale concetto è confermato da alcuni test eseguiti dallo stesso Christakis. Uno di questi esperimenti è stato condotto su 15 bambini di 2 anni, ai quali è stata data una chitarra giocattolo e un iPad. L'iPad conteneva un gioco che permetteva di ottenere piccoli premi e ricompense in seguito alla creazione di semplici melodie con una chitarra digitale. I ricercatori facevano giocare i bambini con i due sistemi, dopo qualche minuto chiedevano loro di restituire il gioco. Il 60% dei bambini restituiva senza problemi la chitarra giocattolo, ma la percentuale è scesa al 45% quando si chiedeva indietro l'iPad.
Questo non è un caso: app e altri giochi online sono pensati per catturare l'attenzione degli utenti – soprattutto bambini – il più a lungo possibile. Tristan Harris, ex manager di Google, ha avvalorato questa tesi. E ciò che per lui è più allarmante è che i genitori sottovalutano il problema. Ma adesso, lo Studio sopraccitato, condotto dal National Institute of Health, vuole una volta per tutte offrire delle basi scientifiche a parenti e genitori.
Qual è l'impatto degli schermi sui teenager?
I ragazzi controllano regolarmente il proprio smartphone (ogni 10 minuti circa) per guardare notifiche di Instagram, Facebook, per giocare online o messaggiare con i propri amici. Diversi scienziati hanno studiato come tale abitudine possa creare dipendenza o impattare sulle capacità cognitive degli adolescenti.
Jean Twenge, professore di Psicologia all'Università di San Diego ha approfondito la questione. Il suo studio è durato cinque anni, durante i quali ha analizzato 11 milioni di giovani nati a partire dal 1995. Lui li definisce la generazione "i-Gen" dove la lettera i si riferisce all'iniziale di iPhone. Lo smartphone Apple nasce nel 2007 ma si diffonde dal 2012. Twenge riferisce che a partire da quell'anno è diminuita la percentuale di giovani che ha voglia di socializzare, uscire e avere rapporti sessuali. Allo stesso tempo, è aumentato il numero di giovani depressi e tendenzialmente poco motivati. Naturalmente, secondo il dottore questa situazione di disagio è stata scatenata anche da altri i fattori, ma ammette che la diffusione degli smartphone ha avuto un ruolo cruciale in merito.
Cosa succede al cervello mentre naviga nei social network?
Sulla base dei dati raccolti, si è notato che il cervello durante la visualizzazione della bacheca online produce dopamina, la sostanza che ha un ruolo chiave nella sensazione di piacere e gratificazione. Il cervello quindi desidera continuare la produzione di questa sostanza e per farlo occorre continuare a scorrere sulla propria bacheca social. Gli adolescenti trascorrono più di 4 ore e mezza sui propri smartphone e questa abitudine ha prodotto conseguenze sul cervello, in particolare ha modificato il loro modo di agire, pensare e interagire.
Capire con esattezza l'influenza dei dispositivi elettronici sul cervello di bambini e ragazzi richiederà anni di studio, ma i risultati emersi fino ad ora preannunciano una situazione alquanto preoccupante. Sono già diverse le app che impongono dei limiti temporali all'uso di tablet e smartphone. Queste sono state sviluppate anche da grandi colossi, quali Apple e Facebook.
Insomma, il problema esiste ed è reale, anche se non si conoscono con esattezza le conseguenze su bambini e ragazzi. Jean Twenge, uno dei maggiori studiosi di settore, sottolinea che le nuove tecnologie sono meravigliose e ci permettono di fare grandi cose, ma è meglio non abusarne. È possibile trascorrere mezz'ora o un'ora al giorno davanti allo schermo senza conseguenze. Se il tempo aumenta, potrebbero emergere dei problemi a livello cognitivo soprattutto nei bambini e ragazzi.
21 febbraio 2019