Chi pensa che l'USB sia uno standard univoco, si sbaglia di grosso. Basta prendere tra le mani un laptop, uno smartphone vecchio di un paio di anni e uno smartphone di ultima generazione per accorgersi che di USB- quanto meno a livello di connettori – ne esistono almeno tre tipologie differenti: quella più larga e squadrata presente nei computer; quella stretta e dalla forma trapezoidale montata dai vecchi smartphone e telefonini; quella piatta e arrotondata presente negli smartphone e notebook di ultima generazione.
Si tratta dei cosiddetti connettori USB-A, USB micro-B e USB-C che, da qualche decennio a questa parte, consentono di collegare dispositivi a computer e smartphone in maniera immediata e senza bisogno di spegnerli (il cosiddetto hot swap dei dispositivi). Ed è proprio il connettore USB-C, adottato da produttori di smartphone e computer ma non da quelli di chiavetta USB, ad avere la strada spianata verso il "dominio mondiale" (a maggior ragione ora che Apple sembra volerlo adottare come connettore standard per gli iPhone X 2018).
Bisogna però fare attenzione: non tutte le porte USB-C sono uguali tra loro e non tutti i cavi USB-C che troviamo sul mercato funzionano allo stesso modo. È vero USB-C può aumentare le funzioni di una porta su un dispositivo oltre alla velocità di trasferimento di dati da chiavetta USB, ma ci sono alcuni problemi che è meglio tenere a mente quando usiamo una porta di tipo USB-C.
Attenzione ai cavi che utilizziamo
La cosa più importante da tenere a mente quando compriamo un dispositivo con una porta USB Type-C è che un cavo che colleghiamo al device non sarà solamente un cavo. È vero, magari siamo abituati alle porte USB-A o USB micro-B nelle quali un cavo non conforme semplicemente non avrebbe funzionato. Con USB-C il discorso si complica un po'. Infatti, se dovessimo inserire per sbaglio un cavo non compatibile con la porta USB di Tipo C potremo ritrovarci con il nostro dispositivo, computer o smartphone, fuori uso. Questo succede in maniera particolare se proviamo a collegare un cavo con un connettore USB-A da un lato e connettore USB-C dall'altro. Un errore che potrebbe costarci molto caro.
Per esempio, se colleghiamo un telefono o un notebook con un cavo USB-A dentro un connettore USB-C la corrente trasportata da quest'ultimo potrebbe "friggere" e rovinare definitivamente il nostro device. È dunque importante tenere presente che non tutti i cavi USB-C sono creati allo stesso modo, e spetta a noi, come consumatori, assicurarci che ciò che stiamo acquistando sia compatibile con il nostro dispositivo. Come possiamo farlo? Prima di tutto acquistiamo dei cavi USB solo da rivenditori ufficiali e dai produttori dei nostri dispositivi, evitando dunque di comprare delle imitazioni più economiche ma meno affidabili. In secondo luogo, per capire quale cavo è compatibile con i vari connettori dei dispositivi, possiamo affidarci al sito Internet www.usbccompliant.com.
Non tutte le porte USB-C sono uguali
Come se non bastasse, il discorso sui cavi incompatibili che possono mandare fuori uso i nostri dispositivi elettronici quando parliamo di USB-C dobbiamo ricordarci che non tutte le porte presenti sui nostri dispositivi sono uguali anche se a prima vista sono tutte di tipo C. Con USB-A le cose erano relativamente semplici: praticamente tutto ciò che potevi collegare alla tua porta USB del tuo dispositivo funzionava. Con USB-C non è così semplice. Adattatori e cavi, per fare degli esempi, potrebbero non supportare tutte le funzionalità offerte dal dispositivo.
Inoltre, la maggior parte dei cavi sul mercato supporta USB 2.0 anziché USB 3.0 o 3.1. Perché questo? Perché la maggior parte dei cavi che troviamo sul mercato sono progettati solamente per la ricarica dei dispositivi e non principalmente per lo scambio di dati. Questo significa che se abbiamo un cavo USB 2.0 e vogliamo connettere due dispositivi oppure trasferire musica, video o foto non potremo farlo oppure potremo farlo ma in maniera molto lenta.
A questo si aggiungono le "sperimentazioni" e le migliorie che i vari produttori apportano autonomamente allo standard USB. Si prenda, ad esempio, il caso dello standard Thunderbolt 3, nato dalla collaborazione tra Intel e Apple e capace di offrire una velocità di trasferimento di 40 gigabit al secondo (in pratica quattro volte più veloce rispetto allo standard USB 3.1) nonostante utilizzi lo stesso connettore di un normale cavo USB-C. Inutile dirlo, ma lo standard Thunderbolt 3 funzionerà solo con cavi compatibili e non con qualunque cavo proverete a utilizzare.
Insomma, la grande differenza tra USB-A e USB-C è che con USB-A una porta era praticamente universale e poteva collegarsi a qualsiasi cavo, con USB-C, e l'arrivo di molte nuove funzioni, ogni produttore ha realizzato dei cavi specifici per le porte dei propri device che non sono minimamente compatibili con altri dispositivi simili presenti sul mercato.
Compra degli adattatori
Cosa succede se compriamo un dispositivo, specie un notebook, che ha solo porte USB-C di ultima generazione? Che non potremo più utilizzare i nostri vecchi dispositivi – si pensi alle stampanti, ma anche alle chiavette USB o alla fotocamera digitale – poiché non avremo più modo di collegarli. In questo caso abbiamo due opzioni: o sostituiamo i cavi di smartphone e vari device acquistandone di compatibili oppure compriamo degli adattatori.
La seconda opzione è molto più consigliata oltre che molto più economica. Certo il problema arriva se per lavoro usiamo più cavi sul nostro computer e magari l'adattatore non è compatibile con tutti. Che fare in questo caso? Semplice: comprare una docking station USB di tipo C. In questo modo, occupando una sola porta USB type-C, potremmo avere a disposizione connettori di ogni tipo, dal vecchio USB-A a porte di comunicazione di ultima generazione.
20 luglio 2018