Da inizio anno tutte le criptovalute sono sulle montagne russe, con i rispettivi valori che oscillano pericolosamente con percentuali a doppia cifra. Tra di esse la più famosa, il Bitcoin, è anche la più colpita da questo fenomeno che ha tra le sue concause anche le decisioni politiche prese dalla Cina.
Il 20maggio il gigante asiatico ha vietato alle sue banche e ai servizi finanziari operanti nel paese di accettare transazioni in valute virtuali
Poco dopo lo stesso divieto è stato esteso anche ad Alipay, la piattaforma di pagamento digitale di Alibaba che, insieme alla piattaforma Tenpay di Tencent (che sta alla base di WeChat Pay), controlla la quasi totalità degli scambi elettronici di denaro in Cina. Infine, il Governo cinese ha sferrato la sua ascia anche contro il mining di criptovalute.
Le motivazioni ufficiali di questa potente stretta contro le valute virtuali basate sulla blockchain è apparentemente più che giustificabile: le criptovalute sono troppo volatili e portano instabilità nell'economia cinese, notoriamente pianificata dall'alto.
Eppure proprio la Cina sta accelerando, in modo altrettanto vigoroso, su un progetto statale che ha a che fare proprio con le le valute digitali: l'e-yuan, cioè la moneta elettronica di Stato cinese.
Il denaro elettronico in Cina
Per dovere di cronaca, è bene precisare sin da subito che la Cina è contraria al Bitcoin e alle altre "cripto", ma non certo alle transazioni elettroniche e all'uso del denaro digitale. In tutta la Cina urbanizzata, infatti, le transazioni digitali sono diffusissime ed è più che normale pagare con una app.
Alipay e Tenpay gestiscono insieme una enorme mole di pagamenti ogni anno e il loro ruolo nell'economia cinese è ormai fortissimo. Forse troppo, tanto che il Governo ha deciso di limitare anche la loro libertà di azione per il timore che il crollo di una o più piattaforme di pagamento possa trascinare con sé una bella fetta dell'economia del Paese.
C'è anche un problema di trasparenza e di legalità: gli scambi di denaro tramite app, come Alipay e Tenpay, sono molto difficili da tracciare in tempo reale o da ricostruire ex post. Dietro di essi, quindi, si nascondono anche le attività della criminalità organizzata e parecchie frodi.
Ma è soprattutto l'impossibilità di controllare e gestire questi flussi di denaro a dar fastidio, perché mette a rischio l'esecuzione delle politiche economiche centralizzate del Governo cinese.
Il progetto e-yuan
Da diversi anni circola, tra i corridoi dei palazzi della politica a Pechino, l'idea dello e-yuan, cioè la versione digitale (e quindi internazionale) della moneta di Stato cinese. A inizio giugno 2021 la Cina è passata dalle parole ai fatti: la sua Banca Centrale ha emesso i primi 40 milioni di e-yuan (con un valore equivalente a circa 6,2 milioni di dollari) destinati ai cittadini. Tale denaro virtuale è stato messo in palio come premio di una lotteria.
Gli e-yuan vinti sono considerati alla stregua della moneta legale, quindi possono essere spesi per qualsiasi tipo di acquisto sul suolo cinese, sia online che in negozio. Si è trattato di un primo esperimento sul campo, dopo alcuni altri esperimenti fatti da Istituti finanziari, ma il vice governatore della Banca Centrale cinese Li Bo ha già affermato che ce ne saranno altri. Tra le ipotesi allo studio, ad esempio, c'è quella di consentire ai visitatori stranieri delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 di pagare in e-yuan.
All'estero, però, l'e-yuan non è visto affatto bene e viene considerato come un tentativo da parte della Cina di imporre una nuova egemonia finanziaria ai numerosi Paesi con i quali oggi commercia in dollari o in euro.
Secondo James T. Areddy, firma del The Wall Street Journal, "La Cina sta trasformando la moneta a corso legale in un codice informatico. Le criptovalute come il Bitcoin hanno aperto ad un potenziale futuro digitale per il denaro. La versione cinese della valuta digitale è controllata dalla sua Banca Centrale, che emetterà la nuova moneta elettronica. E si prevede che fornirà al governo cinese nuovi e forti strumenti per monitorare sia la sua economia che la sua popolazione".
Una criptovaluta al contrario
Il timore di molti, specialmente negli Stati Uniti, è quello che la Cina usi la tecnologia come fanno le criptovalute per creare una nuova valuta digitale con fini esattamente opposti a quelli per i quali sono nate le criptovalute: non più libertà ma controllo, non più decentralizzazione ma centralizzazione totale. Anche a scapito delle già citate Alipay e Tenpay, che oggi sfuggono alle decisioni del Governo.
Il fatto che i primi e-yuan siano stati coniati dalla Banca Centrale cinese e non da una comunità indipendente di miner, d'altronde, non lascia ben sperare. Come non lascia ben sperare il fatto che dentro lo yuan digitale non ci sia la blockchain, con tutte le sue garanzie.