Se compri spesso vestiti, materiale elettronico o altra merce online, allora molto probabilmente almeno una volta hai comprato senza saperlo un prodotto da un sito che fa "dropshipping". Forse hai già sentito questa parola, associata al concetto di truffa. Ma, in realtà, dropshipping non vuol dire per forza truffa, anche se molte truffe si fanno con il dropshipping. Ma, allora, cosa è esattamente il dropshipping?
È semplicemente una delle tante forme di commercio online, con delle caratteristiche peculiari che la contraddistinguono e potrebbero portarci a definirlo quasi "commercio virtuale". Fatto sta che, secondo un'analisi di Grand View Research, nel solo 2018 il business globale del dropshipping ha fruttato 102 miliardi di dollari. Che diventeranno 557 miliardi entro il 2025. Forse, allora, è il caso di capire meglio di cosa si tratta.
Dropshipping: come funziona il commercio virtuale
Con il termine dropshipping si intende una forma di commercio in cui un venditore, il dropshipper, vende qualcosa che non ha. Il dropshipper, infatti, si limita a pubblicizzare merce che non ha in magazzino e a gestire la transazione di acquisto. Poi la merce verrà spedita all'acquirente da qualcun altro: il produttore, un distributore locale, un magazzino che ha il prodotto in stock.
Dalla definizione è già chiara una cosa: chi vende in dropshipping di solito non ha la più pallida idea di cosa stia vendendo perché il prodotto l'ha visto solo su un catalogo online, ma non l'ha mai toccato con mano. Tutti i commercianti, da sempre, vendono qualcosa che non hanno prodotto loro ma, almeno, ce l'hanno in magazzino e sanno cosa stanno vendendo. Per secoli un buon commerciante si è distinto da uno di basso livello proprio per la cura nella selezione della merce che vende. Il dropshipping funziona esattamente al contrario: il buon dropshipper è quello che riesce a vendere di più gli articoli che non ha selezionato, e su cui riesce a farci maggior profitto.
Come diventare dropshipper
Il primo passo per diventare dropshipper è quello di cercare uno o più store online dove viene venduta merce molto economica. Di solito si tratta di merce prodotta in Asia, quasi sempre in Cina, Pakistan, Malesia. Poi bisogna creare un sito di e-commerce e popolare l'archivio con i prodotti provenienti dagli store di cui sopra. Infine, bisogna mettere a punto i metodi di pagamento. Tutto questo in teoria, ma spesso non in pratica, dovrebbe essere fatto da un'azienda e non da un privato.
Arrivato a questo punto viene l'unica parte che realmente occupa un po' di tempo e richiede un po' di lavoro per il dropshipper: l'advertising online.
Chi vende in dropshipping deve essere molto bravo a creare inserzioni pubblicitarie per i motori di ricerca e per i social, perché è da questi due canali che riceverà la maggior parte dei clienti. Le inserzioni si pagano e, di conseguenza, il dropshipper dovrà essere bravo a targettizzarle e ottimizzarle a dovere per massimizzare il ritorno dell'investimento. C'è un'intera scienza che si occupa di tutto ciò: il Search Engine Marketing (SEM).
Dropshipping: è truffa?
Lo chiariamo subito: no. O, almeno, non per forza. Il dropshipping può essere una attività assolutamente legale, se svolta nei limiti della legge. E, in Italia, la legge dice che chi vende non può mentire sulle caratteristiche del prodotto, che deve garantire il diritto di recesso, che deve offrire la garanzia legale se il prodotto è nuovo.
Di conseguenza molti dropshipper si muovono su un filo come degli equilibristi quando fanno le descrizioni dei prodotti che vendono. Se chi vende un vestito dice che è di seta, ma poi il cliente riceve un vestito di acrilico, allora è truffa. Ma se un dropshipper ci vende un vestito "di morbido tessuto lavabile e stirabile, comodo da indossare pur mantenendo tutta la sua eleganza" allora non ci possiamo lamentare se, dopo averlo acquistato, ci arriva a casa un vestito 90% acrilico con delle pessime cuciture.
Allo stesso modo, il dropshipper resta sempre molto vago sui tempi di spedizione (e ce li comunica sempre dopo la conferma dell'ordine): non sapendo neanche da dove parte realmente la merce, infatti, non ha alcun modo di garantire la consegna in un giorno, una settimana o persino un mese ben definito. E, infatti, capita molto spesso di acquistare due prodotti dallo stesso dropshipper, con un solo ordine, e di riceverne uno in pochi giorni e l'altro dopo molte settimane. Il secondo, molto probabilmente, non era neanche stato prodotto quando lo abbiamo acquistato.
Dropshipping: conviene?
Dipende da cosa ci aspettiamo. Partendo dal presupposto che, anche se compriamo dallo stesso negozio online, se è un negozio che fa dropshipping ci può mandare merce dalla qualità ogni volta diversa, allora dobbiamo semplicemente ragionare come se stessimo scommettendo i nostri soldi. Una volta ci può andar bene, quella dopo potrebbe andarci male. Piuttosto, una prova di qualità del dropshipper la possiamo fare: ordinare un prodotto a basso costo, per non rischiare troppo, e poi provare ad esercitare il diritto di recesso. Se il venditore si comporterà seriamente, rispettando la legge (che in Italia è il Codice del Consumo), allora potremo ritenerlo abbastanza affidabile e fare altri acquisti nel suo negozio virtuale.