Alcuni ci avevano fatto compagnia per anni. Altri, invece, avevano tentato un'incursione sul mercato con la speranza di cambiarne le dinamiche. Ad accomunarli il fatto che il 2013 sia stato l'anno in cui hanno cessato di esistere. Da Google Reader a AltaVista, molte realtà dell'alta tecnologia mondiale - come servizi web o aziende - hanno chiuso i battenti, lasciando negli utenti un senso di tristezza e impotenza di fronte alla velocità con cui cambiano le cose sul web e nel mondo dell'hi-tech.
HTC First e Facebook Home
Sono durati il tempo di una conferenza stampa. Quella di presentazione, nel corso della quale Mark Zuckerberg annunciava l'arrivo della nuova, rivoluzionaria (a suo dire) applicazione per smartphone Android. Le fortune dello HTC First e, soprattutto, di Facebook Home sono durate molto poco.
L'applicazione realizzata a Menlo Park doveva sostituire il launcher di default di Android, andando così a creare un ecosistema operativo su misura per Facebook e i suoi servizi. Dopo un primo momento di esaltazione, l'attenzione attorno a Facebook Home è andato via via scemando ed è finito ben presto nel dimenticatoio.
Winamp
Uno degli addii più dolorosi dell'anno. Winamp, che ben prima di iTunes aveva fatto scoprire a tutti il piacere di ascoltare la musica sul proprio computer, ha chiuso i battenti poco meno di un mese fa dopo 115 anni di onoratissima carriera.
Restano così orfani milioni di utenti che, nonostante tutto, erano rimasti fedeli al loro primo amore (almeno per quanto riguarda i programmi per la riproduzione di file multimediali). Per molti, infatti, Winamp era stato il primo jukebox per computer, grazie alla sua abilità di riprodurre tracce musicali da CD, dall'hard disk e da altri supporti di memoria.
MySpace
A voler essere più precisi, il 2013 ha visto la morte della vecchia versione di MySpace. Quella che permise al social network di guadagnare le luci della ribalta internazionale e convincere Rupert Murdoch, tycoon australiano piuttosto attaccato alle tradizioni, ad investire pesantemente nel settore delle reti sociali. Nel giro di qualche anno, però, MySpace è stato sopraffatto dagli eventi e dagli altri social network: incapace di reagire prontamente ai mutamenti del mercato e degli umori degli utenti, ha ceduto il passo ai vari Facebook, Twitter, Instagram e così via.
Assieme alla vecchia versione del social network, sono scomparsi anche tutti i contenuti ad essa legati. Ciò vuol dire che tutti i blog - e i post - le foto, i commenti e i messaggi precedenti a luglio 2013 sono stati eliminati. La parte peggiore della storia è che nessuno si è preso la briga di avvertire gli utenti di quanto stesse per succedere e, da un momento all'altro, si sono resi conto di aver perso per sempre tutti i loro contenuti.
AltaVista
Nella prima metà degli anni '90, quando il web iniziava la propria corsa inarrestabile verso la massificazione, il web hosting aveva costi esorbitanti. Nacquero così dei servizi che offrivano spazio web gratuito - qualche centinaio di megabyte nei casi migliori - in cambio di spazi pubblicitari sul sito ospitato. Tra questi, AltaVista era uno dei più conosciuti ed apprezzati.
Il passato in questo caso è d'obbligo, dato che Yahoo! ha deciso di terminare il servizio lo scorso luglio. L'hosting, ormai, ha prezzi più che acccettabili - poche decine di euro per ospitare un sito di dimensioni considerevoli - e servizi del genere non offrono la stessa profittabilità offerta fino a qualche anno fa.
Email crittografate
I servizi di posta elettronica crittografate sono stati tra i veri protagonisti dell'affaire datagate. Eric Snowden, infatti, era solito utilizzare email crittografate per comunicare con Glenn Greenwald e gli altri per comunicare loro informazioni riservate.
Quando ciò è venuto a galla, le autorità statunitensi hanno fatto pressioni sui gestori di Lavabit (il sito web utilizzato da Snowden), Silent Circle e gli altri per ottenere tutte le informazioni presenti nei loro database. I gestori si sono così visti costretti a chiudere i battenti (Lavabit ad Agosto, Silent Circle poco dopo) per evitare guai peggiori con le autorità federali statunitensi.
Google Reader
A nulla sono servite le petizioni, le raccolte di firme e il mail bombing nei confronti di Google. Lo scorso marzo, con un anonimo post nel suo blog ufficiale, Big G annunciava la chiusura di Google Reader, aggregatore di feed RSS molto apprezzato dagli utenti nel giro di tre mesi. In questo lasso di tempo gli utenti dovevano trovare un altro modo - o un altro programma - per seguire i loro blog preferiti o ricevere le ultime notizie dal mondo.
Alla base della decisione, facevano sapere da Mountain View, un calo generale di attenzione e seguito attorno al mondo dei feed RSS. Un probabile errore di valutazione, vista l'immediata corsa che si è scatenata alla ricerca di un programma alternativo. Una vera e propria guerra digitale, dalla quale sembra essere uscito vincitore Feedly.
29 dicembre 2013