Shazam, l'app per riconoscere i brani musicali facendoli ascoltare allo smartphone, ha rivoluzionato il modo in cui ascoltiamo la musica. Da quando è nata, nel lontano 1999, Shazam ha infatti cambiato completamente il modo in cui è possibile riconoscere via software un brano. Il successo di questa app, scaricata da centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo, e il suo rivoluzionario algoritmo hanno convinto Apple a sborsare 400 milioni di dollari per acquisire Shazam Entertainment Ltd. a fine 2017.
Nel frattempo, però, gli stessi metodi usati da Shazam per identificare le canzoni sono stati utilizzati anche da altre aziende, tanto che oggi tutti i dispositivi Android più recenti sono dotati della funzionalità "Now Playing", che è una sorta di Shazam automatico che gira in background. Ma come funziona Shazam?
Shazam: la tecnologia Fingerprint
Prima di Shazam tutti i software in grado di riconoscere una canzone si basavano principalmente sull'ascolto del parlato e sul riconoscimento del testo. Dopo aver ascoltato parte del brano queste app tentavano di capire le parole e le confrontavano con un database di testi di canzoni. I limiti di questo approccio sono due: bisogna attendere che il cantante pronunci le parole e, se non c'è cantato, la canzone è impossibile da riconoscere. Quest'ultimo è un limite enorme, perché esclude tutta la musica solo strumentale (ad esempio la musica classica) e le versioni strumentali delle canzoni.
Shazam, per questo, sin dall'inizio ha adottato un diverso approccio: ascoltare il suono e tentare di riconoscerne l'"impronta digitale". In pratica il brano viene analizzato in cerca di "pattern" di dati, che lo caratterizzano in modo univoco. Questi pattern si ripetono anche nelle versioni strumentali, nelle cover, nelle infinite reinterpretazioni possibili di ogni canzone. Per questo Shazam è molto più efficiente e, soprattutto, versatile. Ma tra il dire e il fare c'è un mare di rumore che può disturbare l'interpretazione del brano da parte dell'app: rumore di fondo, persone che parlano, la distorsione causata dal dispositivo di riproduzione e molti altri fattori che possono modificare anche solo in parte il pattern originale della canzone da individuare.
A questi problemi Shazam ha risposto con una seconda intuizione: uno spettrogramma, cioè un grafico tridimensionale che rappresenta un cambiamento nelle frequenze in un dato periodo di tempo che tiene anche conto dell'ampiezza, cioè è quanto è alto o basso il volume di un suono. Di tutto lo spettrogramma del suono captato dal microfono (che include anche il rumore di fondo) Shazam prende solo i picchi: le impronte digitali catturate sono solo quelle relative ai punti di frequenza più alti entro un determinato intervallo di tempo e quindi i punti di ampiezza di picco all'interno di tali frequenze.
Questo metodo consente di eliminare la maggior parte dei suoni non necessari di una clip audio, come il rumore di fondo, e di eliminare la distorsione. Inoltre, rende le dimensioni delle impronte molto piccole e quindi ci vogliono solo pochi millisecondi per identificare una canzone all'interno del database da 11 milioni di brani di Shazam. Ecco perché, oltre ad essere molto accurato, Shazam è anche così veloce.
Come Shazam sta cambiando il mercato della musica
Tutto questo ha avuto, e continua ad avere, un impatto enorme sul mercato della musica. Perché è possibile registrare quante volte gli utenti tentano di identificare con Shazam un brano e, di conseguenza, è facile capire in tempo reale come si evolve l'interesse del pubblico verso un determinato brano. Informazioni utilissime, ad esempio, per le stazioni radio che devono avere costantemente il polso dei gusti degli ascoltatori.
Ma non solo: algoritmi simili a quello usato da Shazam sono oggi integrati negli smart speaker e negli smartphone, con funzionalità come la già citata "Now Playing" di Android. Se un dispositivo è in grado di riconoscere le canzoni che stiamo ascoltando alla radio, in Tv o tramite qualunque altro apparecchio che non sia il dispositivo stesso, quindi, è in grado anche di raccogliere informazioni sui nostri gusti musicali anche se non usiamo quello smartphone, quel tablet o quello smart speaker per ascoltare la musica.
Le informazioni sui nostri gusti musicali valgono oro: se abbiamo ascoltato una canzone in Tv e non abbiamo cambiato canale, allora probabilmente quel brano ci piace e vorremmo riascoltarlo. Ecco, allora, che ci viene proposto tra quelli disponibili sulla nostra app di musica in streaming. Detto fatto: da febbraio 2020 chi ha un abbonamento Apple Music può riascoltare i brani che ha "shazammato" direttamente all'interno dell'app.