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Antivirus gratuiti o a pagamento, qual è la scelta migliore?

In ambito informatico è un dubbio amletico come pochi. Secondo una ricerca pubblicata a inizio 2013, gli antivirus a pagamento sarebbero inferiori rispetto a quelli gratis, ma…

I virus informatici sono sempre dietro l'angolo e l'utilizzo di un software antivirus è indispensabile

 

L'universo degli antivirus si divide in due grandi galassie. Da una parte ci sono Kaspersky, McAfee, Norton e NOD32, gli antivirus a pagamento per i quali è necessario acquistare una licenza d'utilizzo; dall'altra ci sono programmi come AVG, Avast e Avira che possono essere utilizzati senza dover pagare nulla. Tanto i software a pagamento quanto quelli gratuiti, con differenti caratteristiche e strategie, svolgono comunque il loro "sporco lavoro" di scovare e neutralizzare virus e altri malware. A qualcuno, quindi, potrà sorgere il dubbio: dovendo scegliere tra due prodotti con le stesse caratteristiche, perché mai dovrebbe optare per quello a pagamento e non per quello gratuito? Molti credono che scegliendo un antivirus a pagamento possano ottenere servizi in più: un aggiornamento del software più frequente, un database dei record virus più fornito, un'euristica migliore (ovvero capacità di scovare virus non ancora presenti nel database) e così via. Ma queste supposizioni non sempre sembrano corrispondere alla realtà.

Una ricerca condotta da Imperva, società statunitense attiva nel settore della sicurezza informatica e nella protezione dati, e dal Technion-Israel Institute of Technology e resa nota a inizio 2013 rivela come gli antivirus in generale siano poco "reattivi" nel riscontrare nuovi pericoli (viene scoperto appena il 5% di nuovi virus). Non solo. Le migliori performance sono state fatte registrare da Avira ed Emisoft, due antivirus a costo zero. "La spesa di aziende e i privati in antivirus – si legge nel report – non è proporzionale all'efficacia dei software. Secondo Gartner, nel 2011 gli utenti privati hanno speso 4,5 miliardi di dollari in antivirus, mentre le aziende 2,9 miliardi per un totale di 7,4 miliardi di dollari. Ovvero oltre un terzo della spesa sostenuta in quello stesso anno nell'acquisto di software (17,7 miliardi). Ambedue le categorie farebbero meglio a indirizzare le proprie scelte verso software freeware". Una vera e propria e propria sentenza di condanna a morte per tutte quelle software house che basano il proprio business sulla vendita di antivirus.

Ma, per usare un eufemismo, non tutti sono d'accordo con le conclusioni cui è giunta Imperva. Kaspersky in testa. La risposta della società russa è affidata al Security Researcher Stefano Ortolani, che contesta innanzitutto i metodi con cui la ricerca è stata portata avanti. La società statunitense ha basato la sua ricerca sul "Signature based", metodo che permette di riscontrare le infezioni virali virtuali confrontando i file processati dal computer con un database di file virali conosciuti. Un metodo tuttora utilizzato, ma piuttosto datato e poco reattivo in caso di nuovi pericoli. Tanto che i moderni software antivirus non basano più la propria protezione esclusivamente su questo metodo di protezione. I programmi si sono trasformati in suite di protezione, che mettono il computer al riparo da molteplici pericoli (non solo virus, ma malware in generale). E questa evoluzione ha portato a sperimentare e adottare nuove tattiche difensive, come l'analisi comportamentale, che permette di individuare il grado di pericolosità a seconda di come i file eseguibili si comportano (i canali utilizzati per comunicare con l'esterno e le risorse utilizzate, ad esempio). Oppure la possibilità di sfruttare database cloud, che hanno il vantaggio di aggiornarsi continuamente e in maniera molto più veloce, permettendo così all'antivirus di reagire prontamente a nuove minacce.

 

 

Un esempio recente, è l'attacco subito dagli utenti di Windows 8 portato avanti sfruttando una falla zero-day (ovvero sconosciuta, non presente nei database) presente in Java: Kaspersky è stato uno dei pochi antivirus in grado di bloccare l'attacco grazie all'analisi comportamentale.

Tutte funzioni che gli antivirus gratuiti non avrebbero. E offrirebbero, quindi, un livello di sicurezza inferiore. Ma sarà poi vero? La verità, come sempre, è nel mezzo.

 

26 febbraio 2013

A cura di Cultur-e
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