A inizio 2018 l'OMS (l'Organizzazione Mondaile della Sanità) ha aggiornato l'International Compendium of Diseases, il documento che classifica le patologie, e per la prima volta ha inserito all'interno di questo elenco la dipendenza da videogiochi. Chi passa molte ore davanti alle console o al computer è afflitto da questa nuova patologia e come tale deve essere curata. Sono molti anni che psicologi, medici e specialisti si domandano se sia possibile classificare la dipendenza dai videogiochi come una malattia e ora l'OMS sembra aver messo tutti d'accordo. I videogiochi vengono equiparati ai giochi d'azzardo, dove la ludopatia è oramai acclarata da molti anni ed esistono centri specializzati dove curarsi.
Dei problemi che può creare la dipendenza dai videogiochi ne sono a conoscenza le stesse software house che li sviluppano. E che in realtà fanno ben poco per contrastare questi problemi. Anzi in molti casi invogliano i gamers a continuare a giocare utilizzando delle sottili strategie psicologiche. Negli ultimi anni sono sempre più frequenti le loot box, le scatole premio disseminate lungo le mappe che permettono ai giocatori di ottenere qualcosa in regalo: armi, armature, oggetti collezionabili con cui cambiare il proprio aspetto nel gioco. Per ottenere dei premi preziosi è necessario acquistare le scatole premium, che nascondono armi speciali e armature potentissime. Si tratta del fenomeno delle microtransazioni che tanto di moda va negli ultimi anni: i giocatori spendono piccole cifre per acquistare le armi più potenti. Dopo il primo acquisto, però, diventa la normalità comprare altri oggetti per diventare sempre più forte e la cifra investita dal giocatore comincia a diventare consistente. In questi casi si può parlare di vera dipendenza: si comprano sempre più oggetti, si spendono sempre più soldi e si passano sempre più ore davanti al gioco per diventare più forte e sconfiggere i propri avversari.
Come i videogame portano alla ludopatia
Il sistema delle loot box ricalca quello del gioco d'azzardo, soprattutto quello dello slot machine, che come ben sappiamo in Italia portano decine di persone alla rovina. In molti dei giochi più popolari degli ultimi anni sono presenti le scatole premio e le microtransazioni, quelli che in gergo vengono definiti acquisti in-app. Per acquistarne una basta spendere pochi euro e si ottiene in cambio un'armatura, dei crediti da spendere nel negozio online, delle armi o degli accessori con cui far diventare più popolare il proprio personaggio. Si tratta delle gratificazioni che fanno sentire meglio l'utente e lo invogliano a continuare a giocare. Ma anche a continuare a spendere. Si calcola che oltre il 50% delle microtransazioni venga effettuato da poco meno dell'1% dei gamer. Ciò significa che pochi giocatori (quelli afflitti dalla dipendenza da videogame) spendono diverse centinaia di euro ogni anno per diventare sempre più forti.
Come sono realizzate le scatole premio
Le loot box utilizzano le stesse strategie delle slot machine: quando un utente ne trova una sulla mappa o l'acquista dallo store online, sullo schermo parte un'animazione che fa crescere nei giocatori la voglia di aprirne un'altra. Colori sgargianti, musiche che fanno crescere l'eccitazione e fanno pregustare all'utente il premio ricevuto. In alcuni videogiochi le scatole premio funzionano esattamente come le slot machine: se si ottengono tre armi identiche, si otterrà quell'oggetto in regalo. Nel giocatore scatta un meccanismo mentale che lo invoglia a continuare a giocare, ma soprattutto a tentare la fortuna con le scatole premio.
I guadagni delle software house
Videogame come League of Legends, Overwatch, Rocket League, Fortnite e Clash of Clans sopravvivono proprio grazie alle scatole premio che gli utenti acquistano ogni giorno. Si stima che questi videogiochi abbiano fatturato dal loro lancio più di un miliardo di euro, cifre equiparabili a quelle del gioco d'azzardo. Si tratta degli stessi giochi che fanno parte del circuito degli eSport e che potrebbero entrare a far parte delle prove olimpiche (alle Olimpiadi di Parigi del 2026 ci potrebbero essere i primi tornei dimostrativi).
Una malattia da curare
Essendo classificata dall'OMS come una patologia da curare, nei prossimi anni potremo assistere ai primi centri specializzati nel curare le persone afflitte dalla dipendenza da videogiochi. La medicina dovrà essere in grado di trovare le contromisure adatte per curare questa dipendenza e scoprirne anche i sintomi. Ma una parte del lavoro dovrà essere fatta anche dalle software house, che per il momento non hanno certo diminuito la possibilità per gli utenti di acquistare scatole premio e di fare gli acquisti in-app.
Sull'argomento loot box e microtransazioni si sono interessati anche molti Governi europei che stanno cercando di capire se il sistema creato dalle software house sia legale e come lo si può arginare.
15 agosto 2018