Lanciato nel 2008, Omegle era un sito web per chattare con sconosciuti che ha trovato nuova vita durante la pandemia da Covid-19. Lo slogan del sito era “Talk to Strangers!”, letteralmente “parla con gli sconosciuti” ed è nata come piattaforma per avviare chat, sia video che di testo, con utenti da tutto il mondo selezionati in modo casuale.
Per accedere alla chat non era necessario effettuare una registrazione, garantendo così l’anonimato di chi la frequentava.
Omegle era utilizzabile dagli utenti di almeno 13 anni, ma per i minori di 18 anni era obbligatoria la supervisione di un adulto. Se da un lato, infatti, permetteva di fare nuove amicizie da ogni Paese e poteva essere usato per migliorare la conversazione in una lingua straniera e avviare discussioni con chi condivide i propri interessi, dall’altro non mancavano rischi per la privacy, soprattutto dei minori. Gli adulti con cattive intenzioni potevano nascondersi dietro l’anonimato per utilizzare la chat con fini illeciti.
Proprio per questi motivi, mercoledì 8 novembre il sito Omegle ha chiuso. Accedendo al sito in questo momento, è possibile visualizzare esclusivamente l'annuncio di chiusura da parte del fondatore, conosciuto come Leif K-Brooks: nel comunicato egli riconosce l'utilizzo del sito per attività criminali, spiega che la gestione di Omegle non è più sostenibile sia dal punto di vista finanziario che psicologico, a causa delle critiche e del comportamento scorretto di una piccola minoranza degli utenti.
Omegle: come funzionava
Omegle offriva agli utenti una chat room virtuale che permetteva di parlare in modo del tutto anonimo con persone da ogni parte del mondo. L’accoppiamento degli utenti in chat era del tutto casuale e venivano indicati come “Tu” e “Straniero”. Per favorire la conversazione, era possibile selezionare i propri interessi così che nella scelta casuale dello sconosciuto con cui chattare si potesse parlare di argomenti che interessassero entrambi. Si poteva scegliere di avviare chat di solo testo, video o entrambi.
La piattaforma garantiva il totale anonimato, a meno che l’utente non decidesse di fornire informazioni personali durante la conversazione.
L’accesso al sito non richiedeva registrazione, ma gli utenti in chat dovevano avere un’età minima di 13 anni. Nel caso in cui fossero minori di 18anni, Omegle richiedeva la supervisione di un adulto durante le conversazioni.
Dopo essersi collegati al sito di Omegle, bisognava selezionare la lingua in cui si voleva chattare e, volendo, inserire i propri interessi nell’apposito spazio. Poi bisognava scegliere tra Text per avviare chat testuali, oppure Video per avviare videochat. L’utilizzo della piattaforma era semplice e intuitivo, finiti questi passaggi si veniva accoppiati casualmente a uno “Straniero” e si poteva iniziare a parlare.
Nella chat di testo era disponibile la funzione “Spia”: un terzo utente poteva connettersi alla chat tra due persone e chiedere agli utenti di discutere di un particolare argomento, fare domande e visualizzare le risposte. Ma chi parlava non poteva sapere se a scrivere fosse la spia, oppure lo sconosciuto in chat. Omegle era disponibile su PC ed esistevano diverse app, anche se non ufficiali, che permettevano di accedere alla chat.
Omegle: i rischi per la privacy e i minori
Sia le chat di testo che quelle video non erano moderate: questo significa che chiunque poteva accedervi e iniziare a scrivere contenuti di qualsiasi tipo. Lo stesso discorso vale per i video, con il rischio di ritrovarsi davanti a immagini dal contenuto esplicito. Omegle non offriva quindi alcun tipo di protezione né di moderazione. Nel caso di utenti minorenni, si limitava a un banner che prima dell’avvio della chat avvisava che per poter utilizzare la piattaforma era necessario essere supervisionati da un adulto in casa.
Qualsiasi bambino o adolescente poteva quindi connettersi semplicemente spuntando una casella di presa visione, senza alcuna sicurezza.
Omegle quindi avvisava gli utenti, soprattutto i minorenni, che la chat poteva essere utilizzata dagli altri sconosciuti per contenuti espliciti di natura sessuale. Oltre ai disclaimer, però, non vi erano modi o istruzioni per segnalare se altri utenti usassero la chat in modo poco sicuro o per altri scopi. Questo rappresentava un rischio soprattutto per i bambini, che erano esposti a malintenzionati online e contenuti inappropriati.
Anche se la chat era nata come un modo per trovare nuovi amici, il totale anonimato degli utenti l’ha resa una piazza virtuale perfetta per scopi illeciti e soprattutto per adescare bambini e adolescenti, che ingenuamente hanno magari condiviso il proprio nome, l’età o la posizione, così da esporsi a rischi reali anche offline. Il sito non offriva alcun tipo di moderazione o di impostazione di parental control, pertanto i genitori avrebbero dovuto supervisionare l’utilizzo o eventualmente, utilizzare app apposite per il controllo delle attività dei più piccoli in casa, inserendolo tra i siti web a cui non gli è concesso accedere.