Grazie agli smartphone siamo diventati tutti fotografi provetti, grazie agli effetti di post produzione siamo diventati anche un po' artisti. Oggi su Instagram, Facebook e sugli altri social si vedono sempre più spesso foto bellissime e tutti i produttori di smartphone top di gamma puntano davvero molto sul comparto fotografico per attrarre gli utenti verso i loro prodotti. Su uno smartphone moderno trovano oggi posto anche quattro, cinque o addirittura sei obiettivi diversi, dotati di lenti fotografiche diverse.
Tecnologia mutuata da quella delle macchine fotografiche (analogiche prima, digitali oggi) e miniaturizzata abbastanza per farla entrare in uno spazio minuscolo. E dove non arrivano le lenti e gli obiettivi, poi, arriva l'intelligenza artificiale: è il caso dei Google Pixel, smartphone da molti ritenuti ottimi per fare fotografie pur avendo pochissimi obiettivi. Ma quali sono le differenze tra una lente e l'altra? Perché avere un obiettivo grandangolare è sempre meglio che non averlo? Perché un teleobiettivo offre una qualità sempre maggiore rispetto ad uno zoom digitale? Ecco qualche nozione base sulla fotografia (digitale e non) che ci aiuterà a scegliere meglio in fase di acquisto.
Lenti per fotocamera Vs lenti per smartphone
Dal punto di vista fotografico i produttori di smartphone non hanno inventato (quasi) niente e hanno ereditato (quasi) tutto dal mondo della fotografia professionale. Le lenti che troviamo su uno smartphone, infatti, sono derivate da quelle che possiamo trovare su una reflex o una mirrorless digitale. Ma le dimensioni sono completamente diverse e questo è importante per due motivi: su uno smartphone non si può inserire un sensore fotografico molto grande, né si può usare un teleobiettivo periscopico (cioè che si allunga all'occorrenza, per aumentare lo zoom). Il teleobiettivo periscopico, in realtà, su un numero molto ridotto di smartphone top di gamma è presente, ma è l'eccezione. Gli altri smartphone hanno uno zoom fisso, anche molto elevato, e tutti gli ingrandimenti intermedi sono ritagliati dopo lo scatto.
I parametri più importanti di una lente fotografica
Il parametro che caratterizza principalmente una lente fotografica è la lunghezza focale, cioè la distanza tra il centro della superficie della lente e il sensore fotografico. Tale distanza viene misurata in millimetri ed è inversamente proporzionale ad un secondo parametro: l'angolo di campo. L'angolo di campo è, in parole semplici, la larghezza dell'inquadratura. Una lente con una breve lunghezza focale avrà una visione più ampia rispetto ad una con una lunghezza focale maggiore. Un grandangolo, quindi, avrà una breve lunghezza focale ma una grande apertura, mentre un teleobiettivo avrà una grande lunghezza focale ma su un campo molto ristretto. Che, però, verrà ingrandito permettendoci di fotografare dettagli che ad occhio nudo sono invisibili.
La lunghezza focale può essere fissa o "zoom", cioè variabile da un minimo ad un massimo. Molti obiettivi per fotocamera hanno una lunghezza focale variabile, mentre la maggior parte di quelli integrati negli smartphone ce l'hanno fissa. Per questo motivo sui cellulari si integrano più obiettivi, con più lunghezze focali, in modo da usare l'uno o l'altro in base alle necessità di scatto. Sulle fotocamere, invece, è possibile cambiare obiettivo all'occorrenza e ognuno di essi avrà una lunghezza focale diversa.
Nelle fotocamere reflex e mirrorless, ad esempio, un grandangolo ha lunghezza focale compresa tra 8 e 24 millimetri, mentre un teleobiettivo può arrivare anche oltre i 300 millimetri. Un'ottica media "tutto fare" ha una lunghezza media di 35-50 millimetri. Negli smartphone, invece, di solito troviamo almeno un obiettivo principale "tutto fare" e un teleobiettivo fisso che ingrandisce di diverse volte l'immagine inquadrata. Ma, attenzione: l'ingrandimento può essere ottico o digitale.
Nel primo caso è proprio la lente fotografica a permettere l'ingrandimento, mentre nel secondo è il software che ritaglia un pezzettino dell'immagine simulando l'ingrandimento. Ciò è possibile grazie all'altissima risoluzione dei sensori moderni, ma è un artificio. Molti smartphone, per questo, usano uno zoom "ibrido": fino ad un tot di ingrandimento è la lente a lavorare, poi entra in funzione il software.
Una cosa molto importante da sapere sulle lenti e gli obiettivi fotografici è che più è grande la lunghezza focale e minore è la luce che colpirà il sensore. Questo perché l'angolo con il quale la luce colpisce il sensore è sempre più stretto all'aumentare della lunghezza focale: un obiettivo grandangolo, quindi, è molto "aperto" alla luce mentre un teleobiettivo è molto "chiuso". Tutto ciò si misura con un altro parametro fondamentale per la qualità di un obiettivo fotografico: l'apertura del diaframma.
Il diaframma, nella fotografia tradizionale analogica, è un sistema di lamelle che blocca la luce impedendo che la pellicola venga colpita prima dello scatto. Più si apre il diaframma (cioè più si aprono le lamelle) e più luce entra. Tutto questo vale anche nella fotografia digitale e si misura con il valore "f": valori tipici di apertura del diaframma sono f/1, f/1.4, f/2, f/2.8, f/4, f/5.6, f/8, f/11, f/16, f/22 e indicano una apertura e una luminosità via via inferiore (quindi una lente f/1.4 è più luminosa di una f/2.8). Naturalmente ad un teleobiettivo non si può chiedere la stessa apertura di un grandangolo.
La profondità di campo
Da questi parametri principali, a cascata, derivano un po' tutti gli altri e, soprattutto, una delle caratteristiche più evidenti di uno scatto fotografico: la profondità di campo. La profondità di campo è tutta quella parte dell'inquadratura che risulta messa correttamente a fuoco e si misura in metri (o centimetri, per le ottiche zoom). Questo concetto va considerato insieme ad un altro: il piano di messa a fuoco, cioè tutti i punti che hanno la stessa distanza dal sensore della fotocamera.
Ogni lente fotografica, in base ai suoi parametri fondamentali, può inquadrare correttamente a fuoco tutti i punti presenti sul piano di messa a fuoco e tutti quelli rientranti nella sua profondità di campo. Tutto quello che è al di fuori della profondità di campo sarà invece sfocato. Come è possibile, allora, creare il famoso "effetto Bokeh" con gli smartphone? Grazie all'intelligenza artificiale, che capisce qual è il soggetto principale e sfoca in post produzione tutto il resto.
A che serve una lente macro
È chiaro, quindi, che una buona qualità dello scatto fotografico oggi deriva sia da leggi fisiche (che non possono essere modificate) che da una buona dose di intelligenza artificiale. Ma se è possibile sfocare dei pixel che la lente normalmente metterebbe a fuoco, non è fisicamente possibile fare il contrario: se la lente non riesce a mettere a fuoco un soggetto non c'è niente da fare, i pixel non si possono inventare neanche con gli algoritmi più sofisticati. Questo problema si verifica soprattutto con i soggetti molto vicini al sensore, motivo per cui è importante avere un obbiettivo macro se si vogliono fare foto ad oggetti ravvicinati.
Per definizione una lente macro è in grado di fotografare un soggetto con un ingrandimento massimo di 1:1 (o 1x), cioè in dimensioni reali. Nella pratica la funzione macro delle fotocamere e degli smartphone serve per ottenere una corretta messa a fuoco anche quando ci avviciniamo moltissimo all'oggetto o soggetto da fotografare, anche pochissimi centimetri di distanza, senza al contempo causare delle deformazioni (dovute alle distorsioni causate dalla lente) nella foto finale.
Anche in questo caso i moderni smartphone "simulano" la presenza di una lente macro, ma il risultato non è ancora all'altezza del compito. Una tecnica usata di frequente è l'opposto dello zoom digitale: il sensore normalmente cattura una inquadratura più ampia rispetto a quella che viene inserita negli scatti in modalità normale, simulando così la presenza del macro. Ma i bordi di queste foto presentano sempre delle piccole o grandi distorsioni prospettiche, dovute al fatto che, in realtà, la lente macro non c'è.