Le aspettative, nella fase iniziale di sviluppo, erano ben altre. Sia i creatori, sia i (futuri) utenti attendevano un dispositivo in grado di mandare in pensione lo smartphone e rivoluzionare (ancora una volta) la nostra vita. Forse a causa di aspettative troppo elevate, o forse perché il dispositivo era sin troppo futuristico (e con un prezzo fuori mercato), ma fatto sta che le cose sono andate molto diversamente. I Google Glass, dopo una gestazione piuttosto lunga e travagliata, sono stati definitivamente messi nel cassetto in maniera un poco inusuale. L'inizio della loro storia, però, aveva fatto pensare a tutt'altro esito per questi wearable per la realtà aumentata.
Cosa sono i Google Glass
Ideati dai Google X Lab di Astro Teller e Sergey Brin, i Google Glass sono dei dispositivi indossabili sotto forma di occhiali smart dotati di un piccolo schermo a realtà aumentata. Voluti con forza dall'ideatore e fondatore di Google, questi visori avrebbero dovuto sostituire lo smartphone permettendo agli utenti di interagire con l'ambiente circostante in maniera innovativa. Grazie a connettività Wi-Fi e Bluetooth, a cuffie a conduzione ossea, modulo GPS, sensore fotografico da 5 megapixel e lenti capaci di riprodurre immagini come se fossero schermi LCD da 25 pollici, i Google Glass avrebbero dovuto permettere di effettuare chiamate e videochiamate, mostrare indicazioni stradali, fare ricerche sul web, scattare foto o girare filmati e molto altro ancora.
L'origine
Nati all'interno del Project Glass, i visori per la realtà aumentata di Google fanno il loro esordio sul palcoscenico dell'hi-tech mondiale nell'aprile del 2012. Risalgono a questa data, infatti, le prime immagini del prototipo definitivo degli occhiali smart di Google: un video e alcune foto che fanno presagire quali possono essere le potenzialità di questo dispositivo indossabile. Il 5 aprile dello stesso anno Sergey Brin, principale sponsor del progetto, compare in alcune foto private/pubbliche indossando i Google Glass: nel web scoppia la Google Glass-mania.
L'atterraggio
Il 27 giugno 2012, nel corso dell'annuale conferenza dedicata agli sviluppatori, Sergey Brin interrompe l'intervento di Vic Gundogra indossando un paio di Google Glass e annunciando l'imminente inizio di uno spettacolo molto particolare. Un gruppo di paracadutisti sta per lanciarsi sul tetto del Moscone Center, indossando ovviamente un paio di Google Glass per riprendere la discesa libera nei cieli della California.
Nell'attesa, il cofondatore di Google annuncia l'inizio della prevendita degli occhiali smart per gli sviluppatori. Il prezzo dei Google Glass? 1.500 dollari. Un po' alto, forse, così come le aspettative che iniziano a crearsi attorno ai wearable di Google.
Il programma Explorer e lo sviluppo continuo
Inizia così la fase "Explorer" del Project Glass: gli sviluppatori possono acquistare i primi modelli del dispositivo indossabile di Big G per testarne la piattaforma e ideare e realizzare le prime app da distribuire tra i futuri utenti. L'avvio del programma, ovviamente, non è immediato e nell'attesa Google fa di tutto per far crescere l'attenzione attorno al suo prodotto (compresa una prova in doccia per testarne l'impermeabilità).
Le spedizioni dei Google Glass prendono il via tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014, ma sorgono immediatamente i primi problemi inerenti alla protezione della privacy e all'utilizzo poco "a modo" degli occhiali smart di Big G. La società di Mountain View si vede così costretta a correre ai ripari e rilasciare una lista di cose che si possono fare e cosa è meglio non fare quando si indossano gli occhialini smart.
Esploratori solitari
Complice il prezzo e complice i problemi legati alla privacy, la comunità di sviluppatori-esploratori stenta a decollare. Sembrano inutili i tentativi di Google di rianimare il progetto con nuovi sviluppi e funzionalità: a fine 2014 il mondo sembra aver decretato la fine del Project Glass. L'ultima scossa arriva a inizio 2015: Google annuncia l'uscita dei Google Glass dai laboratori sperimentali di Google X e la creazione di una sezione di sviluppo apposita affidata a Tony Fadell, CEO di Nest.
Anche questa mossa, però, non dà i frutti sperati. Dopo aver perso l'abbrivio iniziale, i Google Glass si vedono sorpassare da altri occhiali per la realtà virtuale più comodi e, soprattutto, più economici. A gennaio 2016 Google chiude, inizialmente in sordina, gli account social di Google Glass: su Facebook, Twitter e Instagram non c'è più traccia degli occhiali a realtà aumentata di Big G. E, probabilmente, non ci sarà più traccia del progetto nel futuro della società di Moutain View.