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La sicurezza dei dispositivi indossabili

I dispositivi indossabili sono la moda del momento ma bisogna stare attenti ai problemi di sicurezza che possono creare per gli ignari utenti

sicurezza dispositivi indossabili

I dispositivi indossabili sono sicuramente uno degli argomenti più interessanti e discussi degli ultimi due anni. Ci troviamo davanti ad una vera e propria esplosione di gadget che ci promettono di cambiare la nostra relazione con la tecnologia. In realtà siamo ancora ad una fase molto giovanile di questa tecnologia, un momento in cui gli indossabili ci forniscono semplicemente una estensione del servizio di notifica o di gestione del nostro allenamento fisico in combinazione con il nostro smartphone. Un argomento che però non viene toccato molto spesso è quello della sicurezza legata a questi nuovi miracoli della tecnologia.

 

indossabile

 

Purtroppo sappiamo quanto sia facile, per un hacker o per qualcuno che ne abbia le capacità, entrare nel nostro computer e rubare dati e informazioni sensibili. Immaginate cosa si potrebbe fare se si riuscisse ad entrare all'interno di un dispositivo indossabile come i Google glass o uno smartwatch. Sarebbe facile rubare la posizione, i dati biometrici e addirittura vedere attraverso la videocamera quello che l'utente sta facendo e dove sta andando.

Problema privacy

Casi come questo sono già accaduti, come ad esempio in Cina, dove si è scoperto che un individuo con un paio di occhiali muniti di telecamera pubblicata sul suo account Twitter foto di persone senza il loro consenso. Situazioni del genere hanno portato, giusto l'anno scorso, molti legislatori a vietare i Google glass in molti luoghi pubblici, come cinema, ristoranti, bar, al fine di proteggere la privacy dei clienti e dei passanti.

 

google glass

 

Molte aziende hanno cercato di correre ai ripari inserendo, ad esempio, dei forti rumori al momento in cui viene scattata la fotografia, così da avvertire gli ignari soggetti. In realtà, questo tipo di restrizioni sono facilmente aggirabili da chi vuole utilizzare questi strumenti per fini meno nobili e che ha conoscenza di alcune semplici pratiche.

Attenti al rooting

Ad esempio, un modo molto semplice e alla portata di tutti per andare a modificare le impostazioni di sistema è quello di procedere al rooting o al jailbreak del proprio dispositivo. In questo modo l'utente è in grado di andare a modificare ogni aspetto del sistema operativo dello smartwatch o del glass, andando anche a cancellare i rumorosi suoni di notifica che si sentono al momento dello scatto di una fotografia oppure andando a modificare i parametri di sicurezza. Oppure, sui dispositivi che montano il sistema operativo Tizen di Samsung, è possibile togliere i limiti imposti ai video, previsti per gli smartwatch della casa coreana, e registrare filmati senza limiti di tempo.

 

hacker password

 

Immaginate poi cosa potrebbe succedere se un hacker o un malintenzionato riuscisse a interagire con il vostro smartphone tramite il suo dispositivo indossabile. Come sappiamo molti smartwatch consentono di sbloccare gli smartphone e di attivare applicazioni senza usare il touch screen. Se un hacker fosse in grado di far dialogare il suo smartwatch con qualsiasi smartphone, basterebbe sedersi vicino sui mezzi pubblici e rubare password, dati sensibili, account dei social network e così via.

E' importante perciò, da parte delle imprese produttrici, lavorare al miglioramento della sicurezza di questi dispositivi al fine di evitare che diventino un punto di accesso facilitato per chi ha intenzione di rubare i nostri dati o violare la nostra privacy.

Il pericolo corre lungo l'app

A peggiorare ulteriormente la situazione troviamo una pletora di app dedicate alla salute particolarmente "apprezzate" da hacker e pirati informatici di ogni risma. La gran parte di queste applicazioni, utilizzate per conservare dati sul proprio stato di salute, risultano essere più belle  che sicure. Pensate maggiormente per essere utili, senza tenere conto della delicatezza delle informazioni racchiuse al loro interno, rendono la vita facile a quelle persone che sono interessate a entrare in possesso di informazioni personali e sensibili di moltissimi pazienti. App di questo genere, infatti, possono contenere dati relativi al proprio stato di salute, alle ultime visite mediche svolte, alle prescrizioni, oltre a informazioni sull'attività fisica svolta nell'ultimo periodo e il registro della propria frequenza cardiaca.

Basta una piccola falla di sicurezza nel codice sorgente di un'app, dunque, per dare ad eventuali hacker libero accesso a milioni di dati relativi alle condizioni di salute di decine di migliaia di persone in tutto il mondo. Capita, però, che non serva nemmeno essere un hacker esperto per poter entrare in possesso di queste informazioni così preziose. Come rivelato da uno studio condotto negli Stati Uniti (dove le app per la salute sono particolarmente diffuse), il 75% circa delle applicazioni non ha una policy per la salvaguardia della privacy, mentre le poche ad averne una specificano poco o nulla sulle politiche utilizzate nella gestione dei dati raccolti.

Ciò vuol dire, ad esempio, che la software house che ha sviluppato un'app per la salute particolarmente di successo può ritrovarsi a gestire una grandissima mole di dati ambita da agenzie pubblicitarie, società di assicurazioni e non solo. Dai dati ottenuti tramite il nostro smartphone si possono ricavare informazioni sulle abitudini di acquisto, su quali medicinali vengono consumati maggiormente e quali, invece, attraversano una fase di stanca e così via. Insomma, la privacy è messa fortemente a rischio.

A cura di Cultur-e
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