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Batterie del futuro, perché la tecnologia non progredisce

Le startup impegnate nella ricerca di nuove tecnologie per le batterie sono decine, ma i successi si contano sulle dita di una mano. Questione di finanziamenti, ma non solo

Batterie smartphone scariche

Una domanda che più di qualcuno si sarà posto ogni volta che si resta con la batteria scarica dello smartphone o di qualunque altro dispositivo elettronico. Come è possibile che, a fronte di progressi tecnologici in ogni settore dell'hi-tech, i dispositivi continuino a essere alimentati dalle "vecchie" batterie agli ioni di litio? Non che queste ultime creino problemi (a parte qualche caso scottante), ma nonostante i progressi (sia nella durata sia nella ricarica veloce) appare chiaro che non potranno ancora supportare per molto lo sviluppo tecnologico cui si assiste in questi ultimi anni.

Basti pensare alle auto elettriche come Tesla: attualmente dotate di un "battery pack" dotato di alcune decine di accumulatori agli ioni di litio, hanno un'autonomia limitata (poco più di 300 chilometri) se paragonata con modelli analoghi alimentati a benzina. Le migliorie a livello software per ottimizzarne i consumi potranno regalare qualche decina di chilometri in più, ma per raddoppiare (quantomeno) l'autonomia attuale saranno necessarie batterie basate su altre tecnologie.

 

Tesla sotto carica

 

Più facile a dirlo che a farlo, ovviamente. Nonostante le decine di scienziati e tecnici impegnati in ricerche in questo settore, la ricerca di nuove tecnologie per le batterie va incontro a molti problemi. Il principale, probabilmente, è riassunto da una frase di Qichao Hu, fondatore di una startup che ha sviluppato una batteria litio-metallo. "Passare dall'idea alla produzione è piuttosto complesso in questo settore, perché quando si migliora un aspetto della tecnologia, se ne peggiorano inevitabilmente molti altri".

Le batterie del futuro

SolidEnergy Systems, società fondata da Hu, è solo una delle decine di startup che tra Stati Uniti, Cina e resto del mondo stanno cercando di "regalare" un nuovo futuro al mondo dei dispositivi ricaricabili. Un gran numero di società sono sempre più vicine a realizzare degli accumulatori in grado di mettere la parola fine al problema delle batterie scariche: sono più sicuri, affidabili, ecologici e, soprattutto, dotati di una maggior densità energetica (quindi capacità di accumulare energia a parità di spazio occupato). Batterie di questo genere avrebbero un costo di circa 100 dollari al kW/h, permettendo così di rendere energeticamente autonome le abitazioni (sarebbe sufficiente accumulare energia con pannelli solari e pale eoliche domestiche per alimentare casa anche di notte) e più leggere le auto elettriche. Al momento, però, sembra che la transizione verso batterie più efficienti sia lontana da venire. Come ammette Elon Musk, papà di Tesla, di Hyperloop e di SpaceX tra le altre, la tecnologia agli ioni di litio è ancora la più conveniente e all'orizzonte non c'è alcuna alternativa apparentemente in grado di spodestarla.

 

Le batterie agli ioni di litio nel fondo piatto di una Tesla

 

Questione di finanziamenti

L'altro grande problema riguarda i finanziamenti e i fondi a disposizione di chi fa ricerca nel campo delle batterie di nuova generazione. Per passare dalla fase di ricerca sviluppo a quello di produzione, infatti, sono necessari somme piuttosto ingenti (circa 500 milioni di dollari, secondo alcune stime) che consentano di realizzare delle linee di produzione in grado di assicurare economie di scala e, quindi, possibili guadagni. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, queste startup possono contare solo su poche decine di milioni di dollari (spesso e volentieri anche meno) rendendo così impossibile passare alla produzione e alla commercializzazione delle scoperte. Se si pensa che Tesla sta investendo 5 miliardi di dollari per costruire la sua fabbrica dove realizzare le nuove batterie al litio da montare a bordo delle sue auto elettriche, si capisce facilmente che la forbice tra gli ioni di litio e le altre tecnologie difficilmente potrà essere chiusa. Almeno nel breve periodo.

A cura di Cultur-e
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