Il termine Wi-Fi fa parte della vita degli utenti che navigano in Internet da ormai diversi anni: una parola definita dal gruppo che ha promosso e reso possibile l’adozione di un unico standard per la connettività senza fili.
Il Wi-Fi 6 rappresenta una tappa importante di un percorso iniziato nel 1999, che, anno dopo anno, ha portato allo sviluppo di standard e tecnologie differenti: a partire dagli 11 Mbit/s massimi del Wi-Fi 1, fino ad arrivare a picchi da oltre 9500 Mbit/s.
Le performance del Wi-Fi 6 sono diretta conseguenza di nuove caratteristiche strutturali: ad esempio la possibilità di utilizzare canali singolarmente associati a dispositivi specifici. Ma anche l’utilizzo ripensato delle antenne MIMO e, nel caso del Wi-Fi 6E, l’aggiunta di nuovi canali radio sullo spettro di frequenza dei 6 GHz.
Proprio con il Wi-Fi 6E la tecnologia raggiunge nuove vette di velocità, stabilità e capacità di gestire grossi flussi di dati. Ma, al tempo stesso, vanno segnalate delle limitazioni sia per quanto riguarda la distanza coperta, sia per quanto riguarda la possibilità di superare o aggirare ostacoli fisici.
Infine è importante ricordare che il Wi-Fi 6 e soprattutto il Wi-Fi 6E, essendo standard più recenti, potrebbero non integrarsi alla perfezione con router domestici. Allo stesso tempo, i device Wi-Fi 6 e Wi-Fi 6E sono generalmente retrocompatibili.
Evoluzione degli standard Wi-Fi
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La prima versione del protocollo dello standard IEEE 802 attorno a cui sarebbero state sviluppate le recenti tecnologie per reti locali senza fili è stata pubblicata addirittura nel 1997 e, circa due anni dopo, la Wi-Fi Alliance depositava il marchio commerciale omonimo.
Il primo Wi-Fi (oggi rinominato Wi-Fi 1) sfruttava la banda di frequenza a 2,4 GHz, per raggiungere una velocità oscillante tra un minimo di 1 e un massimo di 11 Mbit/s. Il successivo Wi-Fi 2 sfruttava invece la banda di frequenza a 5 GHz, per raggiungere una velocità minima/massima di 1,5/54 Mbit/s.
Dal 1999 sono state rilasciate nuove versioni del Wi-Fi sulla base di diversi standard IEEE, con prestazioni sempre superiori: dall’IEEE 802.11n e i 600 Mbit/s massimi del Wi-Fi 4 all’IEEE 802.11ac e i 6933 Mbit/s massimi del Wi-Fi 5.
Il Wi-Fi 6 è stato presentato nel 2019, si basa sullo standard IEEE 802.11ax, può raggiungere una velocità variabile tra un minimo di 600 e un massimo di 9608 Mbit/s e può sfruttare sia la banda di frequenza a 2,4 che quella a 5 GHZ.
Ma non solo, considerato che il Wi-Fi 6 può anche appoggiarsi sulle cosiddette bande ISM (Industrial, Scientific and Medical), che vanno da 1 a 6 GHz. Nel caso in cui la connessione di basi su banda a 6 GHz si utilizza la dicitura ufficiale Wi-Fi 6E CERTIFIED.
Come funziona il Wi-Fi 6
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Il Wi-Fi 6 ha segnato un notevole passo avanti dal punto di vista delle performance anche rispetto al precedente Wi-Fi 5. Una delle caratteristiche più distintive della nuova versione è la banda dati suddivisa in un numero maggiore di sotto-canali.
Questo presupposto fa sì che il singolo canale possa essere utilizzato in maniera esclusiva da un singolo dispositivo, in modo che si evitino interferenze o ingorghi. A ciò si aggiunge una gestione rinnovata delle cosiddette antenneMIMO (Multiple-In Multiple-Out), che diventano capaci di gestire sia i flussi di dati in ingresso che quelli in uscita nello stesso tempo.
Il risultato è un aumento significativo della velocità di connessione e della capacità di mantenere il livello di connettività alto e stabile, ma anche una diminuzione dei consumi energetici, che si traduce in una maggiore autonomia dei dispositivi collegati.
Dal punto di vista della velocità la crescita attestata è di circa il 40% rispetto allo standard precedente, con picchi da addirittura 2 gb al secondo, resi possibili dalla codifica e l’incapsulamento differente dei pacchetti di dati.
Il Wi-Fi garantisce performance stabili anche in caso in cui si connettano più dispositivi contemporaneamente da un unico access point, abbassando dunque la formazione dei cosiddetti “colli di bottiglia”, che generalmente limitano la velocità dei dispositivi.
Infine il consumo energetico ridotto, reso possibile dall’algoritmo target wake time, che riduce la quantità di corrente necessaria per il trasferimento del pacchetto dei dati grazie all’accensione mirata del chip Wi-Fi.
Pro e contro del Wi-Fi 6E
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Il Wi-Fi 6E può essere considerato una versione estesa dello standard semplice, che alza ulteriormente l’asticella delle prestazioni, aumentando sensibilmente il range su cui si muove.
Ad esempio vengono aggiunti 21 canali radio complessivi da 80 e 160 MHz (rispettivamente 14 e 7), all’interno della banda dei 6 GHz: una frequenza molto più elevata sia rispetto ai 2,4 che ai 5 GHz generalmente utilizzati dai router Wi-Fi.
Questa scelta migliora la velocità della connessione e la capacità della Wi-Fi di gestire grossi flussi di dati, considerato che le frequenze più alte sono in grado di trasportare più dati a una latenza minore.
Ma, al tempo stesso, sono in grado di percorrere distanze minori e hanno una capacità inferiore di superare ostacoli di sorta. Dunque il Wi-Fi 6E è potenzialmente più veloce, ma anche più limitato rispetto al Wi-Fi 6, soprattutto se si parla di distanze e di necessità di penetrare pareti.
Al momento del suo lancio, il Wi-Fi 6E utilizzava una fetta dello spettro senza licenza e quasi del tutto inutilizzata.
Non sorprende dunque che la sua diffusione abbia posto diverse problematiche normative, chiamando in causa le singole autorità preposte al controllo dello spettro elettromagnetico.
Infine bisogna sottolineare come il Wi-Fi 6E, soprattutto se paragonato alle versioni precedenti, sia ancora poco integrato con hardware e software esterni. Allo stesso tempo i dispositivi Wi-Fi 6E sono retrocompatibili: ciò vuol dire che possono essere acquistati e utilizzati anche con standard come il Wi-Fi 6 o il Wi-Fi 5.
Per saperne di più: Come si scrive, cosa si intende e come funziona il WiFi