A dir la verità, furono pochi quelli che si resero conto di quanto stava accadendo nei laboratori del CNR di Pisa e della portata rivoluzionaria di quel collegamento satellitare con gli Stati Uniti. Le attenzioni di molti, di tutti praticamente, erano rivolte a est verso Cernobyl, dove il 26 aprile era esploso il reattore della centrale nucleare. Eppure, a ben vedere, sono stati Stefano Trumpy, Luciano Lenzini e Antonio Blasco Bonito con i loro cavi, i loro protocolli, i loro computer e le loro parabole ad aver avuto un impatto maggiore sulla nostra vita rispetto ai tragici eventi di quei giorni in Ucraina.
Trumpy, allora direttore del CNUCE (Centro nazionale universitario di calcolo elettronico), Lenzini, a capo dell'infrastruttura informatica, e Blasco Bonito, sistemista esperto di protocolli di rete, sono stati i primi tre italiani a connettersi a Internet da nostro Paese. Di fatto, i tre papà dell'Internet italiano, i tre pionieri di una storia che compie oggi esattamente 30 anni. La prima connessione alla Rete dall'Italia, infatti, è avvenuta il 30 aprile 1986, dai laboratori informatici dell'Università di Pisa.
Un evento, come detto, passato quasi inosservato ma ampiamente rivalutato con il passare degli anni. Oggi la Rete e il web (ideato a cavallo tra la fine degli Anni '80 e l'inizio degli Anni '90 nei laboratori del CERN da Tim Berners-Lee) rivestono un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi: grazie a velocità d connessione sempre più elevate, gli internauti di tutto il mondo (italiani inclusi, ovviamente) possono vedere film in streaming e seguire eventi in diretta da un capo all'altro del mondo; possono scambiare messaggi e inviare foto in maniera istantanea; consultare le ultime notizie e restare sempre informati su quello che accade ai quattro angoli del globo. E per celebrare quel 30 aprile 1986 e tutte le novità che ha portato con sé che trenta anni dopo, il 30 aprile 2016, si celebra l'Italian Internet Day.
I papà dell'Internet italiano
Connettersi a Internet il 30 aprile 1986 non è stata un'operazione semplice come può sembrare oggi, a trenta anni di distanza. Prima di potersi collegare a quella che era stata Arpanet, i tre tecnici italiani hanno dovuto creare un'infrastruttura informatica e di rete in grado di rispondere ai requisiti stabiliti oltreoceano, hanno dovuto "combattere" una sorta di guerra con la burocrazia italiana e coordinare tutte le operazioni affinché fosse possibile trasmettere il segnale Internet attraverso la stazione satellitare del Fucino, in Abruzzo. Non è un caso, dunque, che il progetto per connettere l'Italia a Internet parta ben 6 anni prima, agli albori degli Anni '80 e segue una lunghissima trafila burocratica tra autorizzazioni e permessi.
Così come non è un caso che siano stati proprio Trumpy e Lenzini a portare avanti questo progetto. Nei primi Anni '70, i due ricercatori del CNR di Pisa hanno trascorso molti mesi negli Stati Uniti collaborando con la NASA e altri istituti di ricerca statunitensi (in quegli stessi anni Trumpy fa parte del team di scienziati che invierà Sirio, il primo satellite artificiale italiano, nello spazio). Nel corso delle loro ricerche oltreoceano, i due ricercatori del CNR entrano in contatto con Cerf e Kahn, due delle figure più importanti per lo sviluppo di Arpanet e la transizione verso Internet. Due conoscenze che risulteranno fondamentali nel momento in cui il CNR di Pisa decide di fare il grande balzo in avanti: dagli Stati Uniti arriva Butterfly, il router gateway (grande come un frigo) che renderà possibile connettersi con l'altro capo dell'oceano.
La prima connessione
Il cuore dell'Italian Internet Day è Via di Santa Maria in Via, nel centro storico di Pisa. Dai computer ospitati presso gli uffici del CNR parte la prima richiesta di pin verso uno dei nodi di Arpanet ospitati negli Stati Uniti: se ne occupa Antonio Blasco Bonito, il sistemista esperto di networking che in quei primi mesi del 1986 aveva lavorato alla configurazione del gateway e dell'intero sistema informatico del CNUCE. Gli altri due moschettieri dell'Internet italiano, in quei giorni, erano impegnati in altri progetti.
La richiesta di ping, dagli uffici pisani viaggia attraverso un cavo Sip (l'allora monopolista del settore telefonico) fino a raggiungere la stazione di Frascati dell'Italcable, la società che gestiva le chiamate internazionali. La tappa successiva è Fucino, in Abruzzo, dove il segnale viene spedito in orbita grazie a un'antenna di Telespazio verso il satellite Intelsat IV, che rimbalza la richiesta verso gli Stati Uniti. Qualche secondo dopo, i computer gestiti da Blasco Bonito ricevono finalmente risposta: la connessione era stata finalmente stabilita.
Dal 30 aprile 1986 all'Italian Internet Day
Da quel giorno a oggi, inevitabilmente, le cose molto cambiate. Quando Trumpy, Lenzini e Blasco Bonito stabiliscono la prima connessione a Internet la banda larga è un'idea lontana da venire e la velocità di connessione è di pochi kilobit al secondo, ma il nostro Paese è il quarto europeo a collegarsi ad Arpanet (dopo Inghilterra, Norvegia e Germania). Oggi l'Italia lavora per ricucire lo strappo che la divide dagli altri Paesi europei ed occidentali sul versante della velocità di connessione (come dimostrano i vari report Akamai): l'Italian Internet Day, insomma, serve a celebrare non solo un evento storico ma anche il tentativo di mettersi al pari con le altre potenze mondiali.