Che il mercato dell'Internet of Things sia uno dei più promettenti e interessanti del settore hi-tech è un fatto risaputo. Secondo diverse statistiche e analisi, da oggi al 2025 il numero dei device connessi è destinato a quadruplicare (o quasi), passando dagli attuali 20 miliardi a poco meno di 76 miliardi. Andamento analogo sul fronte economico, con gli introiti e profitti per le aziende produttrici destinati a crescere in maniera esponenziale.
L'unico ostacolo che potrebbe, in qualche modo, frenare la diffusione esponenziale dei dispositivi IoT è rappresentato dalla connettività. Le attuali tecnologie di connessione senza fili non sono in grado di supportare un quantitativo di traffico così elevato: il rischio che si corre è quello che le lampadine smart, gli elettrodomestici connessi e gli altri device IoT finiscano con il saturare la banda della rete domestica e impedirci così di navigare con smartphone e PC.
Ovviamente si è già tentato di correre ai ripari proponendo tecnologie e standard alternativi a quelli utilizzati oggi. L'Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE, l'ente indipendente che si occupa di sviluppare e certificare protocolli comunicativi wireless, tra i quali quelli dello standard Wi-Fi) ha pubblicato nella seconda metà del 2017 lo standard 802.11ax che, migliorando le specifiche dello 802.11ac, garantisce una maggior quantità di banda e più velocità nel trasferimento dati a corto raggio. Dall'altro lato, invece, lo sviluppo degli standard e delle tecnologie necessarie per la rete cellulare 5G potrebbe aprire spiragli per la connettività a medio e lungo raggio.
Gli esperimenti di ARM con IoT e 5G
Particolarmente attiva su questo fronte è ARM, azienda britannica che produce microchip e che, di fatto, ha il monopolio nel settore dei dispositivi mobili (gran parte dei produttori di SoC sfrutta brevetti e architetture progettate da ARM per realizzare i loro chip). Nei primi mesi del 2018, l'azienda britannica ha tolto i veli da Kigen, una piattaforma software che consentirebbe di dotare di moduli SIM virtuali tutti i dispositivi IoT del futuro.
Nello specifico, si tratta di una sorta di e-SIM progettata appositamente per il mondo dell'Internet of Things e capace di funzionare sulle bande di frequenza della rete cellulare 5G. Se i test in fase di conclusione dovessero dimostrare la fattibilità e l'efficienza pratica di Kigen, lo sviluppo del settore IoT potrebbe subire un'ulteriore accelerata: i possibili limiti legati all'ampiezza della banda e alla velocità di trasferimento dati sarebbero infatti superati in un solo colpo.
I vantaggi del 5G per l'Internet of Things
L'introduzione della connettività 5G porterebbe molti altri vantaggi al mondo dell'Internet delle Cose. Così come accade per la telefonia mobile, la connessione alla rete cellulare renderebbe direttamente tracciabile e identificabile ogni singolo oggetto connesso: dai trasporti a quello della smart home, sarà possibile individuare il "proprio" dispositivo tra tutti gli altri miliardi di device connessi. La rete 5G, inoltre, eliminerà problemi di compatibilità tra standard di comunicazione e dispositivi IoT: una volta a regime, Kigen permetterà a qualunque produttore di adottare un unico standard e facilitare così la configurazione dei nuovi device da parte degli utenti.
Grazie alla rete 5G, infine, si potranno risolvere molti dei problemi di sicurezza che affliggono l'Internet of Things. Come affermato da Chet Babla, uno dei vicepresidenti esecutivi della società britannica, i chip e le soluzioni software ideate da ARM rafforzeranno la crittografia e, quindi, il livello di sicurezza generale dei dispositivi connessi.
Come utilizzare il 5G nell'Internet delle cose
I possibili vantaggi derivanti dall'utilizzo del 5G avranno non pochi risvolti pratici nel mondo dell'IoT. L'univocità dei device connessi alla rete cellulare, come già accennato, permetterà di tracciarne funzionamento e spostamenti in maniera diretta. Si pensi, ad esempio, a una spedizione "smart" che potrà essere seguita in ogni suo singolo spostamento, metro dopo metro, dall'utente che attende la consegna. I dispositivi, inoltre, si connetteranno direttamente a Internet, bypassando il "filtro" del Wi-Fi: i device potranno essere raggiunti in qualunque situazione, anche se la rete senza fili di casa dovesse smettere improvvisamente di funzionare.