Se il 5G che è appena arrivato anche in Italia è caratterizzato dalla possibilità di mantenere connessi, senza perdere prestazioni, milioni di dispositivi dotati di connettività in spazi ridotti (cosa che permetterà, tra l'altro, il boom dell'Internet delle Cose), il 6G andrà anche oltre, applicando l'intelligenza artificiale alle connessioni cellulari.
Ne sono convinti due ricercatori della Jacobs University di Brema in Germania, Razvan-Andrei Stoica e Giuseppe Abreu, che hanno pubblicato uno studio dal titolo "6G: the Wireless Communications Network for Collaborative and AI Applications". Lo studio dei due ricercatori prende in considerazione i limiti tecnici del 5G ipotizzando tutti i suoi futuri colli di bottiglia. Di conseguenza, ipotizza anche il punto di partenza dal quale si dovrà iniziare a costruire la tecnologia che starà alla base del 6G.
Quello che emerge dallo studio è chiaro: il 5G permetterà l'interconnessione di talmente tanti oggetti, e uno scambio talmente tanto grande di dati, che per andare oltre ad esso sarà per forza necessario applicare robuste dosi di intelligenza artificiale affinché tutto funzioni correttamente. Per capire di cosa stiamo parlando, però, dobbiamo partire dal 5G. Proprio come hanno fatto Stoica e Abreu.
Intanto negli Stati Uniti è nata la Next G Alliance, un'iniziativa che vede riuniti i big dell'hi-tech del Nord America per gettare le basi di un mercato dinamico per l'innovazione delle future generazioni di tecnologia mobile. Tra loro spiccano nomi come Apple, Cisco, Google, Hewlett Packard Enterprise e Intel. Per capire di cosa stiamo parlando, però, dobbiamo partire dal 5G. Proprio come hanno fatto Stoica e Abreu.
I punti di forza del 5G (e i suoi limiti)
Rispetto al 4G il nuovo 5G offre due grandi vantaggi: una larghezza di banda molto più ampia e la possibilità di connettere molti più dispositivi ad una sola antenna. Se il 4G ha un limite reale di circa 28 Mbit al secondo, con il 5G si parte da 600 Mbits al secondo e si arriverà presto ben oltre il gigabit. Questo permetterà a molte utenze mobili di avere prestazioni pari a quelle dotate di connessione fissa. Ma non solo: se oggi il 4G arranca quando raggiunge il limite di 4.000 dispositivi connessi ad una sola stazione (pensate a cosa succede negli stadi, in occasione di eventi sportivi o concerti importanti), con il 5G si potranno connettere un milione di dispositivi per antenna. Limiti teorici, ovviamente, ma ben più alti di quelli del 4G. Infine, il 5G avrà una latenza di gran lunga più bassa del 4G riducendo di moltissimo il tempo di risposta, fattore importante soprattutto per i dispositivi guidati a distanza (come i droni), aprendo così le porte a innovazioni tecnologiche d'avanguardia come la chirurgia a distanza con connessione senza fili.
Se questi sono i pregi, il 5G avrà pure dei difetti e dei limiti. Che saranno paradossalmente derivanti dai pregi stessi: si dovrà trovare il modo di gestire in maniera efficiente una quantità enorme di dispositivi connessi e il traffico dati da essi generato. L'esempio classico è quello della guida autonoma di massa: quando tutte le auto si guideranno da sole, esse dovranno costantemente comunicare con la rete per inviare e ricevere dati relativi al tragitto. Dovranno anche ricevere dati (che viaggiano sulla stessa rete) da semafori intelligenti e segnaletica stradale, da altre auto a guida autonoma, dai dispositivi integrati nei mezzi non a guida autonoma, come le biciclette, e così via.
Ora, considerate che nella sola città di New York circolano ogni giorno 2,7 milioni di auto e un numero incalcolabile di biciclette, motorini, monopattini, pedoni. Vi è già venuto il mal di testa? Probabilmente verrà anche a chi dovrà fare in modo che la rete cellulare sopporti tutto questo traffico dati, garantendo latenze sufficientemente basse affinché tutti giri in sicurezza. Se la latenza della connessione dati di un'auto a guida autonoma sale troppo, infatti, i dati arrivano in ritardo e si rischia l'incidente. Anche mortale.
Come il 6G risolverà i limiti del 5G
Fino ad un certo punto la rete 5G riuscirà a sopportare questo carico: le varie innovazioni che deriveranno da questa tecnologia, infatti, non arriveranno tutte insieme da un giorno all'altro. Ma man mano che arriveranno, i limiti verranno a galla. A questo punto serviranno protocolli di gestione della rete più evoluti e, come pensano Stoica e Abreu, l'applicazione dell'AI alla rete. Secondo i due ricercatori sulla rete 6G viaggeranno "agenti intelligenti" (cioè, in estrema sintesi, algoritmi) in grado di collaborare tra loro su vasta scala per risolvere al volo complicate negoziazioni e trovare in tempo reale soluzioni a problemi complessi. Sempre tramite l'intelligenza artificiale, poi, le connessioni e il traffico dati verranno instradati e smistati tra i vari nodi della rete per limitare la congestione. "Le interazioni saranno necessarie in grandi quantità per risolvere grandi problemi distribuiti in cui connettività massiccia, grandi volumi di dati e latenza bassa ben oltre quelli offerti dalle reti 5G saranno essenziali", affermano Stoica e Abreu.
La nuova alleanza del 6G
La Next G Alliance è un'alleanza commerciale lanciata da ATIS che riunisce società private con l'obiettivo di promuovere la leadership globale del nord America nell'evoluzione del 5G e nello sviluppo iniziale del 6G. L'obiettivo è creare una roadmap di sviluppo che favorisca la creazione di un mercato dinamico per l'introduzione, adozione e commercializzazione della rete 6G, anche determinando le priorità nazionali che influenzeranno il finanziamento della ricerca nell'ambito.
Un futuro in cui il nord America vuole imporre la sua leadership commerciale, con l'aggiunta nel mese di novembre di altri 11 membri fondatori: Apple, Charter, Cisco, Google, Hewlett Packard Enterprise, Intel, Keysight Technologies, LG Electronics, Mavenir, MITRE e VMware. Prima di loro, tra le aziende che si sono unite alla Next G Alliance, spiccano i nomi di AT&T, Bell Canada, Ciena, Ericsson, Facebook, InterDigital, JMA Wireless, Microsoft, Nokia, Qualcomm Technologies Inc., Samsung, T-Mobile, TELUS, Telnyx, UScellular e Verizon.
Susan Miller, presidente e CEO di Atis, ha commentato: "I nostri membri fondatori rappresentano le principali parti interessate del settore che guidano l'innovazione nell'ecosistema mobile. Nell'ambito della Next G Alliance, dimostrano il loro impegno a stabilire il percorso per far avanzare la leadership della tecnologia mobile del Nord America nel futuro". La tecnologia mobile del futuro sarà quindi alla base del progresso di tutti i settori più importanti, come agricoltura, istruzione, sanità, produzione, aerospaziale, energia, trasporti, media e difesa. Si alza quindi l'attesa per le prospettive future del 5G e, successivamente, del 6G, che promettono di rivoluzionare il mondo in cui viviamo.