L’utilizzo dello schwa, rappresentata da una e rovesciata (ə), si è diffuso velocemente negli ultimi anni ed è legata alla necessità di adottare un linguaggio il più inclusivo possibile. Tutto ciò ha sollevato un dibattito tutt’ora in corso, che vede schierati da una parte coloro che sentono la necessità di introdurre nuovi modi per poter interagire in maniera inclusiva e, dall’altra, coloro che temono lo stravolgimento della lingua italiana scritta e mirano alla sua tutela.
Ciò avviene perché lo schwa non è un simbolo, una vocale, presente nella lingua italiana e, più in generale, in quelle europee. È un suono vocalico che viene utilizzato in alcune parti del mondo, che è presente in lingue come l’inglese e il francese, e una lettera che è presente nell’alfabeto fonetico internazionale (IPA), cioè quel sistema che permette di definire la corretta pronuncia di una parola scritta.
Seppur la sua diffusione è sempre più ampia, il suo significato, il modo in cui si usa e quando, tuttavia, potrebbe per alcuni ancora non apparire chiaro.
Schwa, cos’è, come si scrive e come si pronuncia
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Lo schwa, o scevà, è un simbolo riconosciuto dall’IPA. Un simbolo vocalico, per la precisione, che indica un suono ben preciso, conosciuto in molte parti del mondo e talvolta utilizzato in maniera inconsapevole. Non è presente nell’italiano, ma lo si può ritrovare in molte lingue straniere studiate e diffuse nel Paese, come l’inglese, e persino in qualche dialetto.
Lo schwa è rappresentato da una sorta di e capovolta, (ə). È un sostantivo di genere maschile, ma nella lingua parlata molti utilizzano il femminile, ossia la schwa. La sua pronuncia può non apparire facile. Se ci si riferisce al simbolo, la pronuncia è scevà.
Il suono indicato dallo schwa, invece, può apparire complicato per tutti coloro che parlano la lingua italiana, poiché hanno difficoltà ad immaginarlo data l’assenza di un tratto distintivo. È una vocale intermedia, un suono che si ottiene non muovendo la bocca, lasciandola al riposto, rilassata.
È il contrario di ciò che avviene per la pronuncia delle vocali (a - e - i - o - u), in cui è richiesto un movimento specifico della bocca, con un’apertura ben definita. Nella lingua inglese lo ritrova, ad esempio, nella parola about.
Schwa, come e perché si utilizza
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Ma cos’è che ha fatto diventare lo schwa, o la schwa, protagonista di un acceso dibattito? La necessità, avvertita da sempre più persone, di rendere la lingua italiana sempre più inclusiva.
L'utilizzo dello schwa nasce dalla necessità di rendere la lingua più inclusiva
L’italiano non prevede un genere neutro, ma solo quello maschile e quello femminile, in cui non tutti si riconoscono. Questa rigidità potrebbe causare una sensazione di disagio in chi non si identifica nel genere maschile e in quello femminile.
Inoltre, per i sostenitori dell’utilizzo delle schwa o di altre soluzioni alternative, la lingua italiana privilegia il genere maschile, che viene utilizzato anche per indicare i gruppi di persone, indipendentemente se al loro interno siano presenti uomini o donne. Il genere maschile viene, quindi, di fatto utilizzato come se fosse neutro.
Lo schwa, in conseguenza a queste considerazioni, sembrerebbe essere, per il suo aspetto grafico e per il suo suono, una valida alternativa più inclusiva, poiché si trova perfettamente a metà strada tra le due vocali che più frequentemente vengono utilizzate nel genere maschile e in quello femminile, rispettivamente la o e la a.
È una soluzione che, nel tempo, ha trovato sempre più sostenitori, non solo tra gli influencer, i linguisti e gli studiosi in genere, ma anche tra le aziende di vari settori, che hanno impiegato lo schwa nelle loro campagne di comunicazione, e tra le persone, che lo utilizzano quotidianamente, in particolar modo negli scambi di messaggi scritti, sui social network e su altre piattaforme web.
Schwa, le critiche al suo utilizzo
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Se sempre più persone hanno iniziato ad utilizzare quotidianamente lo Schwa, sia per le loro conversazioni private che per gli scambi pubblici, ma non manca una resistenza e una forte critica all’introduzione di questo cambiamento nella lingua italiana. Tra chi si oppone, al momento, sembrerebbe esserci anche l’Accademia della Crusca.
Tanti i sostenitori dell’utilizzo della schwa per un linguaggio più inclusivo, ma non manca chi si oppone alla sua introduzione
In un’indicazione alla Corte di Cassazione, ha dichiarato che l’utilizzo dello schwa e di altre opzioni, come gli asterischi, non è corretto. Le basi di questa decisione si possono ritrovare nella non presenza dello schwa nella lingua italiana, in particolar modo nella lingua parlata. L’Accademia ha, invece, incoraggiato l’utilizzo del femminile anche per quei nomi generalmente declinati al maschile, come ‘avvocato’ che può diventare ‘avvocata’ anche negli atti ufficiali e pubblici.
Chi si oppone all’utilizzo dello schwa afferma di voler tutelare, rispettare e conservare esattamente così com’è la lingue italiana.
Ci si trova di fronte a due posizioni nette e opposte, che sembrerebbero non poter trovare un punto d’incontro nel breve periodo. Tuttavia, nonostante le resistenze di una parte di popolazione, lo schwa in Italia è sempre più utilizzato.