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La regola delle "R" per una vita sostenibile

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La regola delle R permette di adottare uno stile di vita più sostenibile e rispettoso dell’ambiente: ecco quali sono le norme da seguire per non sbagliare

Sotenibilità | Fastweb Plus Shutterstock

I temi della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile sono diventati prioritari e ogni individuo o organizzazione attenta al futuro e al pianeta li tiene in considerazione quando si tratta di prendere delle decisioni importanti (e non solo). Avere una vita rispettosa dell’ambiente e della propria salute può sembrare difficile, ma è sufficiente rispettare alcune semplici norme e comportamenti per dare il proprio apporto positivo.

La regola delle R può essere un’importante linea guida per riuscire a minimizzare il proprio impatto sul pianeta. È semplice da seguire sia nella propria vita privata, nello svolgimento delle faccende quotidiane che nell’ambito lavorativo e professionale ed è facilmente memorizzabile

Ridurre, Riusa e Ricicla: le tre R da non dimenticare

riciclare

Shutterstock

Le R da memorizzare sono diverse, ma ce ne sono tre da non dimenticare mai. Si tratta di quelle che stanno per Ridurre, Riusare e Riciclare (o in inglese Reduce, Reuse e Recycle), che sono i tre cardini per una vita veramente sostenibile. 

Sono le tre azioni che qualsiasi individuo che vuole adottare uno stile di vita che abbia il minor impatto possibile sul pianeta deve adottare. Occorra ridurre la quantità di rifiuti che vengono quotidianamente generati. Ciò si può ottenere solo incrementando la propria consapevolezza come consumatori. Si deve acquistare solo ciò di cui si ha veramente bisogno, evitando gli sprechi.

È un’azione che non influisce solo sulla quantità di articoli acquistati quotidianamente o periodicamente, ma anche sulla scelta della tipologia di prodotti. È bene preferire quelli con imballaggi poco ingombranti o completamente assenti, che hanno una produzione sostenibile e attenta e che subiscono un minor numero di spostamenti.

L’usa e getta e il fast fashion non fanno parte di una vita sostenibile. Al contrario, si deve avere la tendenza ad utilizzare oggetti e vestiti finché sono funzionali e non usurati.

Prima di buttare qualsiasi cosa ci si deve chiedere se può essere trasformato in qualcosa di nuovo e di altrettanto utile

Quando si è costretti a gettare via un oggetto, delle stoffe o qualsiasi altro materiale, è bene riciclare. È un’azione che permette di ricorrere a materie di recupero per la produzione di nuovi prodotti e non alle materie prime, che spesso sono risorse non rinnovabili e ad esaurimento.

A casa, negli uffici e in qualsiasi altro ambiente è opportuno fare la raccolta differenziata, separando carta, plastica, umido, vetro, alluminio e altri materiali. In tutte le città del mondo si sta cercando di sensibilizzare la popolazione alle raccolte differenziate, rendendole obbligatorie e prevedendo delle sanzioni per chi non rispetta le regole.

Le 8 R della vita sostenibile

Le 8 R della sostenibilità

Shutterstock

Serge Latouche, economista, scienziato sociale e filosofo francese ed esperto di cooperazione e sviluppo, nel 2007 ha teorizzato nel suo saggio ‘Breve trattato sulla decrescita serena’ la regola delle 8 R, necessarie per diminuire drasticamente gli effetti negativi della crescita sul pianeta. 

L’obiettivo di Latouche è quello di arrivare ad una decrescita serena, senza eccessive conseguenze negative. Si mira ad un cambiamento della mentalità di ciascun individuo. Oltre alle 3 R già analizzate 8 R (ridurre, riciclare e riutilizzare), se ne aggiungono altre 5: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, rilocalizzare e ridistribuire.

Rivalutare significa ripensare ai valori che guidano la vita delle persone e modificarli, mettendo al primo posto l’altruismo, la cooperazione, la razionalità dei consumi e dando risalto al tempo libero e alla vita sociale.

Riconcettualizzare vuol dire interrogarsi con spirito critico su senso delle cose e sui concetti già conosciuti e interiorizzati. In questo modo di potrà avvertire in maniera più consapevole la mancanza e il bisogno, comprendere maggiormente la scarsità e l’abbondanza, la ricchezza e la povertà e tanto altro ancora.

Dopo la modifica dei valori che influenzano la vita delle persone, è necessario ristrutturare, ossia cambiare i sistemi economici e produttivi, di cambiare i modelli di consumo, il modo di rapportarsi e di adattarli alla nuova mentalità degli individui. 

Rilocalizzare significa preferire prodotti locali e a chilometro 0, che elimina tutti i costi relativi allo spostamento delle merci e gran parte dell’inquinamento prodotto. Le decisioni vanno prese su scala locale, in base ai bisogni locali.

È importante ridistribuire risorse, prodotti, benessere e ricchezza, per poter combattere le disuguaglianze del mondo, ridurre la povertà e le disuguaglianze. Tutti gli abitanti del pianeta devono avere un equo accesso alle risorse.

La regola delle R applicata nella vita quotidiana: esempi pratici

Orto in città

Shutterstock

Cambiare la mentalità a livello globale non è semplice e richiede tempo e pazienza. Ogni individuo può apportare dei piccoli cambiamenti nella propria vita, modificando in maniera impercettibile la propria quotidianità.

Innanzitutto, è bene preferire prodotti biologici e di stagione, di agricoltori possibilmente locali. Sulle etichette degli alimenti in commercio è sempre indicato il Paese d’origine. Ciò favorisce un acquisto consapevole, responsabile e un minor impatto ambientale. 

Evitare il più possibile gli sprechi di cibo. Non è solo una questione etica, ma buttando cibo si rendono inutili tutte le risorse utilizzate per produrle e per spostarle

È sempre più diffusa la pratica degli orti urbani. Chi ha un po’ di spazio a disposizione può piantare anche in casa nei vasi alcune tipologie di ortaggi. È consigliabile ridurre il consumo di carne, evitare di utilizzare prodotti confezionati in plastica preferendo il vetro, rinunciare ai sacchetti usa e getta a favore di involucri riutilizzabili e optare per prodotti per la pulizia naturali, a base di ingredienti come l’aceto bianco o il succo di limone.

A cura di Cultur-e
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