A partire dalla rivoluzione industriale il ciclo produttivo dell'economia è stato visto come qualcosa di lineare: una catena di montaggio dove il prodotto viene assemblato, arriva sul mercato e poi viene gettato quando inutilizzabile, diventando rifiuto. L'accumulo di rifiuti e degli scarti del sistema produttivo lineare negli anni si è tradotto in inquinamento, con un forte impatto sull'ambiente e sulla salute dell'uomo.
Introducendo il concetto di circolarità, cioè di ritorno a un punto di partenza, nel ciclo produttivo si arriva a un sistema di economia circolare, dove il rifiuto attraverso il riciclo trona a essere qualcosa che può essere re-impiegato e quindi utile. Un sistema produttivo circolare richiede una nuova idea di produzione che limiti al più possibile gli scarti e trovi un modo di riutilizzare i rifiuti, così da non essere solo più sostenibile in termini economici, ma anche di avere un impatto positivo sull'ambiente e sulla salute attraverso il riciclo.
Il primo passo da fare per muoversi verso un'economia di tipo circolare è quello di puntare all'utilizzo di fonti di energia rinnovabile, come ad esempio l'energia solare, eolica, geotermica, idroelettrica o a biomassa. Poi sarà necessario ripensare da zero il ciclo produttivo, considerando i rifiuti come materia prima grazie al riciclo, ma anche elaborando un nuovo sistema produttivo in modo che la progettazione e realizzazione dei prodotti sia disegnata pensando non solo allo scopo primario dell'oggetto, ma anche al suo riutilizzo.
L'economia circolare quindi non comporta solo un beneficio per l'ambiente, ma offre anche nuove opportunità di sviluppo e quindi di lavoro, attraverso la progettazione di tecniche di produzione ecosostenibili, che consentirebbero di ridurre sia i costi per l'acquisto di energia, utilizzando le rinnovabili, che quello delle materie prime.
Economica circolare: cos'è
Il riciclo è alla base dell'economia circolare. Il rifiuto che nell'era del sistema produttivo lineare era solo un oggetto da gettare via, come plastica che si accumula negli oceani e materiali che si disperdono nell'ambiente e lo inquinano, con il sistema produttivo circolare diventa una materia prima da riutilizzare anche nei successivi cicli produttivi. Il rifiuto diventa quindi una risorsa e l'intera economica circolare si basa sulla progettazione di sistemi produttivi realizzati per limitare gli sprechi.
Si abbandonano così tutti i principi dell'economia lineare, che prevede la massimizzazione dei profitti per la minimizzazione dei costi produttivi e lo sfruttamento delle risorse disponibili fino al loro esaurimento, per introdurre una trasformazione ecologica su tutte le fasi della produzione in un'ottica di risparmio di risorse, energie e scarti.
In questo tipo di visione dell'economia circolare, tutti hanno un ruolo: dai consumatori che dovranno smaltire i rifiuti in modo da consentirne il recupero attraverso il riciclo e la raccolta differenziata, a chi gestisce i rifiuti e ancora alle aziende, chiamate a svolgere un processo di innovazione e sviluppo tecnologico su cui investire e da cui poi trarre guadagno.
Economia circolare: i cinque criteri
I criteri che costituiscono i principi cardine dell'economia circolare sono cinque per la Ellen McArthur Foundation, associazione statunitense che sostiene la diffusione di questo tipo di sistema produttivo: l'ecoprogettazione, la modularità e versatilità del prodotto, l'utilizzo di energie rinnovabili, l'approccio ecosistemico e il recupero dei materiali.
L'ecoprogettazione implica il progettare fin dal primo momento i prodotti pensando a quale sarà il loro utilizzo a fine vita, quindi con caratteristiche che ne consentano lo smontaggio o la riparazione per consentirne il riutilizzo. Per questo motivo, diventa indispensabile che i prodotti siano modulari, versatili e adattabili agli usi futuri e al cambiamento delle condizioni esterne.
Per rispettare il principio della minimizzazione delle energie e dell'inquinamento, le fonti a cui affidarsi in questo nuovo sistema produttivo sono le energie rinnovabili come il solare, l'eolico, le biomasse e il geotermico, così da abbandonare un modello industriale e produttivo che dipende dalle fonti fossili e inquinanti.
L'ecomomia circolare richiede quindi un approccio ecosistemico, che cioè tenga conto delle relazioni di causa-effetto tra le diverse componenti dell'intero sistema produttivo e mantenga una visione globale del ciclo produttivo. Infine, si deve favorire il recupero dei materiali, così che le materie prime vergini possano essere sostituite con i rifiuti provenienti dalle filiere di recupero che ne devono conservare le qualità.
Economia circolare: i vantaggi
I vantaggi della transizione da un sistema di economia lineare a uno circolare sono numerosi, sia in termini di impatto ambientale che economico. Basare il sistema produttivo sul riutilizzo dei materiali e sul riciclo, utilizzando fonti di energia rinnovabile, consentirà di ridurre le emissioni di gas serra e tutte le problematiche legate alla gestione dei rifiuti e al loro abbandono nell'ambiente.
In termini economici, si avrà più sicurezza sulla disponibilità di materie prime, un impulso all'innovazione tecnologica nell'industria oltre che un incremento dell'occupazione, con la nascita di nuovi posti di lavoro e nuove figure professionali. Migliorare il ciclo produttivo basandolo su un contesto di sostenibilità, competitività e sviluppo avrà quindi anche un impatto positivo sulla società.
Economia circolare: la transizione è necessaria?
Con l'aumento della popolazione mondiale, l'inquinamento che avvelena il pianeta e le risorse che iniziano a scarseggiare, il modello di economia lineare mostra i suoi limiti a livello globale. Il bisogno di reperire materie prime ed energia crea poi dipendenza di Paesi nei confronti di altri e ha un impatto negativo sul clima.
Solo nell'Unione europea si producono oltre 2.5 miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno, che da scarti potrebbero diventare risorsa. Per questo motivo l'economia circolare è diventata uno degli obiettivi dell'UE, con la Commissione europea che a partire dal 2015 ha adottato un piano d'azione che definisce 54 misure per favorire e accelerare la transizione a questo tipo di sistema produttivo. Un piano recepito dall'Italia, che è tra le prime 5 economie UE che promuove l'utilizzo di energie rinnovabili e di sviluppo sostenibile.