Si parla sempre più di Intelligenza Artificiale e del ruolo dirompente che avrà sulle nostre vite, ma non si parla forse abbastanza di quanto questa rivoluzione possa essere utilizzata anche per combattere il cambiamento climatico e i suoi effetti.
A questo stanno lavorando da un po' vari organismi internazionali (UE, Unesco, Onu) e l’organizzazione AI for Planet (fondata da Startup Inside in collaborazione con Onu, Unesco e Boston Consulting Group) che ci aiuta già nel compito di delineare come l’AI può intervenire nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente agendo su mitigazione del rischio ambientale, resilienza e sostenibilità.
L’AI e gli analytics abilitati costituiscono uno strumento potente per valutare l’impatto delle attività umane sull’ambiente e per agire in maniera preventiva così da realizzare comportamenti “sostenibili by design”.
Ne sono convinti i leader mondiali di organizzazioni pubbliche e private che si occupano di sostenibilità che, in una survey della società di consulenza Boston Consulting Group di maggio 2022, dicono quasi nel 50% dei casi di aver intenzione di usare l’Intelligenza Artificiale per le sfide aziendali sul clima.
Ma andiamo nel dettaglio di cosa significa usare l’AI per mitigare l’effetto delle attività umane sull’ambiente e nell’adattarsi alle sfide del cambiamento climatico.
Pensiamo alle attività collegate alla supply chain: si stima che producano emissioni di gas serra circa 11,4 volte in più rispetto a quelle dei processi produttivi di un’azienda e quindi agire su un migliore coordinamento tra le varie fasi della supply chain, collaborando con partner e fornitori, può portare un contributo rilevante alla riduzione delle emissioni e degli sprechi.
Ma come?
Un esempio ci viene dal settore della moda: riuscendo a prevedere i tempi giusti per l’aggiornamento del catalogo e anticipando i gusti dei consumatori, attraverso il machine learning e gli algoritmi di previsione della domanda, si può gestire in maniera più efficiente la catena del valore e ridurre gli sprechi, facendo in modo che al consumatore finale arrivi il prodotto di proprio gusto quando ne ha bisogno.
Un altro esempio riguarda la possibilità di anticipare disastri ambientali e prevenire effetti dirompenti su attività e ambiente stesso.
La capacità di controllare un numero sempre maggiore di dati e informazioni real-time che vengono da sensori IoT e satelliti permette di cogliere i segnali di un potenziale rischio da disastro ambientale e prendere decisioni in anticipo per rimuovere o mitigarne l’impatto.
Si pensi a sensori in grado di segnalare in maniera preventiva l’innalzamento del livello del mare o delle acque di un fiume e prevedere quando possa esserci una piena, oppure alla gestione dell’acqua in agricoltura in maniera efficiente così da evitare i rischi associati a periodi di siccità.
L’adozione dell’AI apre alla possibilità di adottare soluzioni già in partenza pensate per essere sostenibili
aiutando a costruire quelli che sono i “fondamentali” per comportamenti sostenibili, ovvero usando l’AI nella comprensione e nell’elaborazione dei dati, raffinando i modelli previsionali di impatto sull’ambiente, così da poter simulare come un’attività può agire sull’ambiente e valutare come possa essere resa più efficiente riducendo l’impatto sull’ambiente.
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L’altro lato della medaglia nell’utilizzo dell’AI è che essa stessa rappresenta un’attività ad alto impatto sull’ambiente, dal momento che il suo funzionamento richiede un uso intensivo di energia elettrica, soprattutto per il funzionamento dei datacenter.
Chi sviluppa soluzioni di AI, quindi, deve essere in primo luogo impegnato ad applicare le regole per una mitigazione dell’impatto sull’ambiente, optando per soluzioni di gestione dei datacenter sempre più sostenibili e applicando le stesse regole di “sostenibilità by design” che si possono applicare a tutti gli altri processi produttivi.
La sfida dell’AI è appena iniziata e la sua applicazione agli obiettivi dell’agenda 2030 rappresenta un’opportunità da cogliere e sviluppare.