Bluma Zeigarnik è la psicologa e psichiatra lituana che per prima si accorse di questo comportamento. Mentre era in un café di Vienna, aveva infatti notato che i camerieri tendevano a dimenticare subito e completamente gli ordini che avevano portato a termine, mentre continuavano a ricordare tutti i dettagli degli ordini incompiuti. Dopo questa piccola osservazione la Dottoressa Zeigarnik ha avuto un’intuizione che l’ha portata ad iniziare una serie di esperimenti per avvalorare la sua tesi.
Gli esperimenti sull’effetto Zeigarnik
Questa tecnica è legata al self empowerment. Nei suoi esperimenti, Zeigarnik chiese ai partecipanti di completare una serie qualsiasi di azioni. Alcuni avevano 15 azioni assegnate, altri 18, fino ad un massimo di 22 compiti.
Le azioni e i compiti da svolgere comprendevano molti ambiti: alcune erano riconducibili ad attività tattili, altre coinvolgevano abilità mentali come, per esempio, completare un puzzle o risolvere un rebus; altre ancora erano attività puramente matematiche.
La Dottoressa Zeigarnik permise alla metà dei partecipanti di continuare il loro lavoro e completare le azioni che erano state loro richieste, mentre ha interrotto l’altra metà, richiamando i partecipanti e distogliendoli dalle loro sfide. Chiese poi al secondo gruppo di dedicarsi a qualcos’altro. Rimosse quindi gli oggetti che potevano ricordare i compiti che erano stati assegnati in precedenza. Dopo un’ora, chiese al secondo gruppo di partecipanti se si ricordassero le azioni che avevano interrotto e quelle che avevano portato a termine.
Da uno studio sui risultati dell’esperimento, si scoprì subito che i volontari mostravano una memoria molto più precisa delle attività che stavano facendo quando erano stati interrotti dalla Dottoressa.
Il nome della psicologa diede anche il nome a questo fenomeno, chiamato da allora appunto effetto Zeigarnik.
Secondo questo effetto, tutte le azioni che non vengono terminate fanno scaturire nell’uomo una sensazione fastidiosa, chiamata fastidio mnemonico, come una mosca nella testa che porta l’essere umano a ricominciare l’azione per portarla a termine.
È lo stesso procedimento mentale che porta le persone a non procrastinare le cose da fare, per non essere costretti a ‘pensarci troppo’.
La nostra mente tende a voler vedere le cose compiute; quindi, tende a ribellarsi ad un’azione lasciata incompiuta per pigrizia, mancanza di tempo o per qualsiasi altro impedimento. Se si lascia qualcosa in sospeso, rimane nella testa una sorta di reminder che non va via fino a quando non si conclude l’azione iniziata. Rimane lì a consumare le nostre energie e risorse cognitive.
Ma cosa c’entra l’effetto Zeigarnik con il timemanagement? Anche se sottovalutato, questo effetto è un comportamento del nostro cervello molto importante che può aiutare chi tende a procrastinare le cose da fare o chi ha bisogno di gestire meglio il proprio tempo.
Secondo questo principio, il modo migliore di non procrastinare è iniziare l’attività da svolgere.
Come negli esperimenti della Dott.ssa Zeigarnik, infatti, una volta iniziata un’attività, l’individuo sarà portato a terminarla prima di passare ad altro.
Time management ed effetto Zeigarnik
In un’era digitale come quella in cui viviamo, ci si può trovare spesso tra miriadi di urgenze e impegni che non si riesce a conciliare con le attività che bisognerebbe invece portare a termine.
Il time management aiuta a gestire in maniera strategica il tempo. Bisogna prima di tutto fermarsi e capire quali sono le reali priorità o urgenze: queste saranno le azioni che si andranno a completare per prime. E quando si parla di completamento di un’azione, si fa riferimento appunto all’effetto Zeigarnik, che aiuta l’uomo a portarla a termine. Una volta stabilite le priorità del momento, non bisogna far altro che iniziare le attività in ordine di importanza.
Una volta iniziata la prima, l’effetto Zeigarnik porterà l’individuo a completarla del tutto prima di passare ad un’altra azione.
Il timemanagement insegna all’uomo che non può fermare né controllare il tempo, ma può gestire, limitare o riorganizzare le attività con cui decide di occuparlo. L’individuo non deve quindi cercare di gestire il tempo, ma sé stesso. Non bisogna cercare di fare più cose possibili, ma le cose che riescono a far raggiungere un determinato obiettivo. Il timemanagement insegna così metodi per gestire strategicamente il tempo, insegnando come riorganizzare le attività in modo più proficuo.
L’effetto Zeigarnik e le serie TV
Non solo organizzazione del lavoro: l’effetto Zeigarnik spiega anche i comportamenti umani nella sfera sociale. Per esempio, il successo di Netflix e, più in generale, delle serie tv.
Molto spesso nella sceneggiatura dei telefilm, la puntata si ferma proprio su un momento catartico, dove sta per succedere qualcosa di molto grosso.
Questo espediente prende il nome di cliffhanger, e significa letteralmente ‘aggrappato alla scogliera’. È la sensazione che gli sceneggiatori vogliono dare agli spettatori quando guardano quella determinata scena.
Bloccando la puntata, e quindi la narrazione, in quel preciso istante, porta gli individui a volerne sapere di più, e anche subito. Entra qui in gioco l’effetto Zeigarnik: lo spettatore continuerà a ripensare alla scena, ricordarla nella propria memoria piena di dettagli, e sarà portato a guardare immediatamente la puntata successiva per sapere come va a finire.
Se si fa riferimento alle serie tv, dovrà aspettare il giorno o la settimana successiva; ma, se invece si parla di Netflix, il binge-watching è dietro l’angolo. Un comportamento che poco aiuta col timemanagement.
Per saperne di più: Che cos'è il self empowerment