La capacità di problem solving è una dote estremamente utile, sia nelle situazioni di vita quotidiane che in ambito lavorativo.
Saper risolvere i problemi, fornendo soluzioni creative e idee originali che tengano conto del contesto in cui si è immersi rende un dipendente prezioso per ogni azienda, soprattutto quando ricopre posizioni di responsabilità.
Saper risolvere i problemi rientra tra le soft skills più ricercate da recruiter ed esperti di risorse umane.
Proprio come tutte le competenze trasversali, è una dote che si sviluppa o per predisposizione personale o nel tempo, grazie ad esperienze di vita, background culturale e le attività svolte, come fare sport, viaggiare in solitaria e, in particolar modo, fare volontariato.
Ci sono anche alcuni metodi pensati ad hoc, applicabili per facilitare la risoluzione dei problemi, come l’elaborazione di mappe mentali e la tecnica dei sei cappelli di Edward De Bono.
Quest’ultima permette di osservare i problemi da più angolazioni fino ad arrivare all’individuazione della migliore soluzione possibile.
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1. La tecnica dei 6 cappelli: un esempio di problem solving
La tecnica dei sei cappelli è stata inventata da Edward De Bono, medico, filosofo, psicologo, scrittore ed esperto di pensiero creativo e laterale, che ha presentato nel suo libro ‘Sei Cappelli per Pensare’, pubblicato nel 1985.
Lo scopo della tecnica è quello di arrivare ad individuare una serie di soluzioni utili ed innovative per affrontare situazioni nuove e inaspettate.
Si tratta di un sistema basato sul pensiero laterale, un concetto elaborato dallo stesso De Bono, ossia su un modo di ragionare che non segue una direzione logico deduttiva ma il normale flusso casuale del pensiero. La tecnica dei sei cappelli, in particolare, considera i pensieri come rette parallele che non si incontrano mai. Ogni pensiero preso in analisi rimane così separato dagli altri ed è possibile concentrarsi sui singoli aspetti.
La tecnica elaborata da De Bono consiste nell’analizzare le situazioni e i problemi da sei prospettive diverse che permettono, poi, di arrivare ad una conclusione ideale. È un metodo che favorisce anche l’elaborazione di nuove idee creative.
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2. In cosa consiste la tecnica dei sei cappelli per pensare
La tecnica dei 6 cappelli per pensare è un sistema che permette di analizzare ogni situazione in maniera ordinata, cogliendo ogni aspetto dei problemi e facendo ricorso ad un modo di pensare fuori dagli schemi. È un metodo per evitare confusione e prendere decisioni in maniera lucida e coerente, che può essere utilizzato sia individualmente sia in gruppo.
Metaforicamente, bisogna indossare 6 cappelli di colore diverso e, ognuno di loro, costringe ad assumere un ruolo e un determinato modo di pensare. Il primo è quello bianco della razionalità, che spinge ad analizzare solo i fatti non opinabili, mettendo da parte le opinioni o elementi di cui non si ha certezza.
Quando si ragiona in questo modo devono essere presi in considerazione solo dati concreti e oggettivi e, qualora non fossero disponibili, bisogna tenere conto del grado di probabilità che ciò che si sta analizzando corrisponda veramente alla realtà.
Il secondo cappell oè quello rosso delle emozioni. Dopo aver valutato la situazione dal punto di vista razionale, è arrivato il momento di lasciar fluire i propri sentimenti, come la rabbia, l’antipatia e la simpatia. Le sensazioni possono essere un tassello chiave per prendere le decisioni, ma vanno lasciate ben distinte dai fatti oggettivi.
Il cappello nero, quello della negatività, spinge a visualizzare gli aspetti che potrebbero non funzionare in futuro o che, comunque, non sono favorevoli o positivi. Vanno considerati rischi, possibili errori e tutto ciò che potrebbe andare male adottando una determinata soluzione.
Il quarto cappello è quello giallo della positività. A questo punto si possono analizzare tutte le opportunità e gli aspetti che sono considerati un vantaggio, sempre però rimanendo ancorati alla realtà e alla logica. In questa fase, possono essere valutate tutte le soluzioni già utilizzate in passato per lo stesso tipo di problema.
Si passa, poi, al cappello verde della creatività. È il momento di andare oltre ciò a cui si è abituati, cercando risposte alternative e cercando soluzioni innovative che tengano conto dei vincoli, dei limiti e delle opportunità fino a questo momento individuate.
Infine, si indossa il cappello blu del controllo. Analizzato il problema sotto ogni singolo aspetto e trovare soluzioni creative e adatte al contesto, bisogna organizzarsi per poter raggiungere l’obiettivo che ci si è prefissati. Si fa un riassunto dei pensieri fatti nelle fasi precedenti e si giunge a delle conclusioni.
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3. Risolvere i problemi con il Pensiero Verticale
La tecnica dei sei cappelli si basa sul pensiero laterale, che opera al di fuori della sola ragione, si fonda sulla creatività e su un approccio di tipo probabilistico. È ciò che permette di trovare sempre soluzioni e idee nuove e fuori dagli schemi. È tipico di chi è disposto ad esplorare e a provare nuovi percorsi mai sperimentati prima.
Per risolvere i problemi si può, però, utilizzare anche il pensiero verticale, che si basa invece sulla logica e sul ragionamento. È un processo mentale orientato al risultato e alla ricerca della soluzione migliore. Tiene fortemente conto dell’esperienza passata e, per questo, tende a utilizzare modelli e percorsi già conosciuti e testati, la cui efficacia è dimostrata dai risultati.
Il pensiero verticale è il tipico modo di ragionare che si apprende durante il percorso scolastico e di formazione. Secondo Edward De Bono, però, ha un forte limite: tende a ostacolare l’invenzione e la creatività.
Pertanto, è fortemente auspicabile anche lo sviluppo del pensiero verticale fin dall’età scolare, per poterlo poi padroneggiare e sfruttare in modo proficuo nella vita quotidiana e lavorativa.
Per saperne di più: Cosa sono le soft skills