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I moderni filosofi digitali: chi sono e cosa fanno

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La filosofia digitale è una branca contemporanea della filosofia che affronta questioni tradizionali con un nuovo approccio: scopriamone gli esponenti

Moderni filofosi digitali Shutterstock

La realtà è in continuo divenire e nuovi fenomeni influenzano la vita delle persone, dell’universo, le relazioni, il sociale e possono determinare delle crisi da affrontare o opportunità da cogliere. La filosofia, che è una disciplina che analizza e si pone domande sul mondo e sull’essere umano, non può che modificarsi nel corso del tempo e tenere in considerazione i cambiamenti a cui assistiamo. 

Vengono elaborate nuove teorie e nascono filoni di pensiero che hanno come obiettivo quello di rispondere a tre grandi domande: che cos’è la vita? Cosa sono la coscienza, il pensiero e la memoria? E come funziona l’universo?

La filosofia digitale è una branca piuttosto recente della filosofia, che prevede uno studio della realtà attraverso l’integrazione di diverse discipline come la fisica, la matematica e la metafisica e la rivisitazione e reinterpretazione di alcuni principi filosofici elaborati nel passato. Mette in risalto un momento importante per la società: l’invenzione del computer, che, nel tempo, ha cambiato totalmente l’approccio alla vita delle persone e la loro mentalità.

Con la filosofia digitale si affrontano problemi classici sotto nuovi punti di vista, si analizzano nuove questioni sollevate dalla realtà contemporanea e si riprende l’attività di filosofi del passato, come Kant, Cartesio, Hobbes, Darwin, Hume e tanti altri pilastri della storia della filosofia. 

I contenuti di questo nuovo filone sono relativi principalmente al settore dell’innovazione e delle tecnologie, in particolar modo quelle dell’informazione. È un mondo colmo di idee e di teorie, che sono state sviluppate da moderni filosofi digitali.

La filosofia digitale: che cos’è e quando ha avuto origine

Filosofi digitali computer

Shutterstock

La nascita della filosofia digitale non è riconducibile ad una data esatta e non viene associata ad uno studioso in particolare. Il suo sviluppo è legato ad una serie di eventi e al contributo di diverse personalità, provenienti da ambiti disciplinari differenti. Tra questi vi si ritrovano:

  • La pubblicazione, nel 1943, di ‘A Logical Calculus of Ideas Immanent in Nervous Activity’ da parte di Warren Mc Culloch e di Walter Pitts, rispettivamente neuropsichiatra e matematico;
  • La nascita della teoria dell’informazione nel 1948;
  • L’esordio della cibernetica nel 1946;
  • La pubblicazione di Cybernetics: Or Control and Communication in the Animal and the Machine di Wiener;
  • Il ‘Calculating Space’ di Konrad Zuse, in cui viene elaborata la teoria che vede l’universo come un enorme computer;
  • La prima conferenza sulla fisica computazionale, tenutasi nel 1981 nel Centro Congressi del Massachusetts Institute of Technology, in cui per la prima volta viene utilizzato il termine ‘filosofia digitale’.
Alla conferenza del 1981 parteciparono personalità autorevoli, come Richard Feynman, John Archibald Wheeler, Rolf Landauer e tanti altri.

Secondo la filosofia del digitale, che, almeno inizialmente, ha una forte connotazione tecnico-scientifica, l’universo sarebbe come un grande computer. A fondamento della realtà ci sarebbe l’informazione o il bit, che è l’archè, la sostanza primordiale dalla quale derivano tutte le cose.

Stando ai principi della filosofia del digitale, l’evoluzione della realtà è dovuta ad un processo computazionale: tutto computa, tutto deriva dalla computazione e tutto può diventare un dispositivo che computa. La computazione può descrivere ogni cosa.

I moderni filosofi digitali: chi sono

Filosofi digitali studi

Shutterstock

Gli studiosi che, negli ultimi decenni, si sono avvicinati alla filosofia del digitale sono numerosi. Ognuno di loro ha portato un approccio innovativo, caratterizzato dall’ambito di appartenenza professionale. Vi sono umanisti, scienziati, psicologi, matematici o fisici, che hanno elaborato teorie e ipotesi.

Tra gli esponenti più importanti vi è, senza ombra di dubbio, Edward Fredkin, fisico statunitense che ha coniato per primo il termine ‘filosofia digitale’, utilizzato e diffuso nella conferenza sulla fisica e la computazione del 1981 in Massachusetts.

Nel 2002, Friedkin pubblica l’opera ‘Introduction to Digital Philosophy’ in cui stabilisce che le grandezze presenti in natura sono finite, rappresentabili attraverso quantità intere e che corrispondono a configurazioni di bit. La loro evoluzione è determinata da processi computazionali e, asserisce lo studioso, l’elemento costitutivo della realtà materiale è l’informazione.

Altro esponente della filosofia digitale è Gregory Chaitin, matematico ed informatico, interessato in particolar modo al computer, visto da lui non solo come macchina fisica per effettuare calcoli, ma inteso come concetto filosofico e matematico.

Il computer, secondo Gregory Chaitin, è un concetto filosofico poiché conferisce nuovi significati a termini come ‘comprendere’ e ‘conoscere’. Si conosce e comprende qualcosa solo se si è in grado di programmarla.

Per Gregory Chaiting la programmazione assume un ruolo importante, perché il suo linguaggio è l’unico che può descrivere la realtà. Le leggi della natura e l’universo sono, per lo studioso, rappresentati come stringhe di bit.

Stephen Wolfram, fisico e matematico britannico, ha fornito importanti contributi alla filosofia del digitale. L’obiettivo che si è posto lo studioso è quello di comprendere come faccia la natura a produrre, senza apparente difficoltà, realtà estremamente complesse. Per comprenderlo bisogna utilizzare una nuova scienza e un nuovo codice, quello binario e non più quello matematico. Le sue teorie offrono un’alternativa a quelle darwiniane dell’evoluzione.

Anche per Wolfram, che è anche il fondatore di Wolfram Research Inc. e uno dei principali ispiratori e sviluppatori del software Mathematica, il mondo è uno e la realtà viene determinata dalla legge della computazione.

Per saperne di più: Cos'è la filosofia del digitale

A cura di Cultur-e
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