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Formazione, coaching e leadership: suggerimenti dall’antichità

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Scopri come modelli storici, dalla falange greca a Cesare, ispirano soft skills, teamwork e leadership efficaci, con lezioni attuali per il mondo moderno

Socrate età classica clu / DigitalVision Vectors Getty Images

In Breve (TL;DR)

  • Insegnamenti classici per la leadership moderna: modelli antichi come la falange greca e figure storiche come Cesare offrono strategie di coesione, responsabilità e motivazione applicabili oggi.
  • Soft skills e lavoro di squadra: l'importanza della formazione per sviluppare competenze chiave, come il lavoro di gruppo e la comunicazione, è evidenziata attraverso esempi storici.
  • Valori senza tempo: la connessione tra valori umanistici e abilità pratiche dimostra come le lezioni del passato possano guidare il presente e il futuro.

Nel nostro tempo, che rientra in senso ampio nell’Antropocene, ancora immerso nella “modernità liquida” o in quella “gassosa”, con i suoi molti interrogativi di sviluppo e di traiettorie geopolitiche, culturali ed “umane”, convivono aspirazioni a modernità nuove, in molti casi suggerite e in molti altri già in essere sul piano tecnologico e del mondo produttivo. 

In questo contesto, mentre si continua a “costruire la nave” trovandosi già “in corso di navigazione” verso “un mondo nuovo”, a buon diritto perdura, e anzi si approfondisce sempre più, il bisogno di ricercare spunti di riflessione per molti aspetti della vita dai molti ambiti che ce ne possano offrire, e senz’altro anche, sempre, si accresce l’esigenza di formazione per la crescita personale, professionale, e di sviluppo di abilità e di hard e soft skills nel contesto lavorativo e relazionale

In particolare, nell’ambito delle soft skills, oggi riconosciute anche come power skills, letteralmente “competenze potenti”, sono molti gli indirizzi di formazione ed i percorsi che si possono intraprendere.

Basta una rapida consultazione del Web per rendersene conto, e trovarsi davanti a numerosi metodi percorribili.
Alcuni tra questi, come il coaching ed il counseling, propongono in vari casi itinerari formativi che riportano in luce tra gli altri anche punti di vista passati, che, a nominarli senza entrare nel merito, potrebbero apparire fuori contesto rispetto all’attuale modernità, ma che ad un’analisi più accurata rivelano la loro natura di “classici”, e svelano anche un poco la natura di ciò che è autenticamente “classico”.
E meritano un loro spazio in un mondo dove insieme alla tecnica, alla logica di funzionamento e di organizzazione ci si chiede come trovare dietro ad esse allo stesso modo, e di più, risposte, punti di vista e di ispirazione umanistici, o più semplicemente umani.

Ed il mondo classico, come punto di ispirazione, non sfugge, anzi viene spesso ricercato e valorizzato quando si trattano i temi della leadership, delle dinamiche di gruppo, della comunicazione efficace, per fare solo degli esempi.   

E’ tutt’altro che infrequente pensare ai “grandi della storia” come a dei possibili, concreti esempi a cui ispirarsi in numerosi e differenti contesti: Cesare, Alessandro Magno e molti altri condottieri e politici dell’antichità per la leadership efficace e carismatica, per la creazione di schemi e strategie vittoriose, termini senz’altro riduttivi considerando le loro imprese quasi incredibili, ma rese reali da queste figure capaci di attraversare il tempo. Cicerone per la retorica ed in ultima analisi per la comunicazione, Socrate e dietro a lui Platone per l’arte della dialettica, gli eserciti e i generali della Grecia antica per la capacità unica ed il potere di creare gruppi vincenti, nel senso letterale ed estremo dell’espressione.

 

duncan1890 / Getty Images

Partendo dalla Grecia antica, un modello di gruppo particolarmente -e necessariamente- compatto, che dà un esempio molto concreto di coesione e lavoro di squadra, e non qualsiasi, ma dei più difficili che si ricordino e che si possano immaginare, è quello che adottavano in battaglia le città-stato.  
Gli opliti, che erano i soldati di fanteria pesante, armati di scudo, corazza, schinieri, elmo, lancia e spada, si disponevano sul campo di battaglia in un compatto schieramento frontale, molto potente all’attacco ed anche molto saldo come baluardo di difesa. Marciavano in formazione allineata e ciascun oplita copriva con il proprio scudo il fianco sinistro del compagno. La forza di questo schieramento, la famosa falange oplitica, era nell’avanzata inarrestabile di una schiera compatta che formava un muro difficilmente penetrabile di scudi e di lance.

Occorre notare che lo scontro oplitico, come sostiene lo storico della filosofia ed antropologo francese Jean-Pierre Vernant in “Problèmes de la guerre en Grèce ancienne” (Paris 1968), prevedeva che le città in conflitto non cercassero tanto di annientare l’avversario o di distruggere il suo esercito, ma di fargli riconoscere, nel corso di una prova regolata come un torneo, la superiorità della loro forza, cosa che avveniva quando una falange rimaneva padrona del terreno, avendo rotto la linea di schieramento di quella, sua avversaria, che la stava affrontando.

 

duncan1890 / Getty Images

Gli uomini della falange dovevano quindi tutti esprimere grande e pari coraggio, lealtà e valore, perché non procedere con lo stesso passo avrebbe comportato aprire varchi nel muro di scudi e nelle file, e determinare il rischio di gravi perdite, e di potenziali, rovinose sconfitte.

In questo schema, espressione precisa della comunità della polis greca, il valore individuale non deve più manifestarsi attraverso il combattimento singolare che era stato proprio dell’eroe omerico, ma invece nel quadro della manovra d’insieme, della coesione del gruppo, tenendo il passo e, con grande coraggio, non lasciando, nel pieno della battaglia, il proprio posto, ma sforzandosi strenuamente di mantenere un controllo costante su di sé per non rischiare di pregiudicare l’ordine generale della formazione e le possibilità di vittoria, come ricorda lo stesso Vernant in “Le origini del pensiero greco” (Roma 1976).

Procedere dunque tutti al passo, avanzare insieme, rappresentava la maggiore possibilità concreta per gli schieramenti e le città stesse, anche proprio nella situazione di maggiore pericolo, come quella della battaglia. Un principio che emergeva dal pensiero, dallo stile di vita e dalle convinzioni ed ideali condivisi, dove la collettività, ed i progetti ed obiettivi che quelle collettività esprimevano, si legavano strettamente all’impegno coordinato di tutti e di ciascuno, nel proprio ruolo e nella propria appartenenza comunitaria.

Altri esempi parlano di modelli di leadership efficace ed illuminata, in grado di attraversare le epoche e di proporre spunti di ispirazione molto attuali e centrali.
Nei suoi resoconti delle campagne militari contri i Galli, cioè nei Commentarii de bello Gallico (II, 20), nella parte in cui parla dei compiti dell’imperator, Cesare dice, senz’altro con la consapevolezza che quanto sostiene non possa che essere apprezzato e condiviso, che uno dei grandi vantaggi, che “aiutano molto” quando si deve capitanare campagne complesse e rischiose, è che i propri uomini conoscano già, e con una certa per così dire “disinvoltura”, “padronanza di sé”, cosa devono fare, e che siano in grado di essere autonomi nelle varie azioni, per via dell’esperienza ed abilità da loro acquisite in situazioni simili.

Nastasic  / Getty Images

Il presupposto di ciò è dunque un precedente, costante allenamento ed esercizio, raggiunti affidando dei compiti e dando delle occasioni per fare proprie, progressivamente, delle abilità fondamentali, al punto da dominarle e padroneggiarle nel “momento del bisogno”, nelle azioni concrete, tanto più, quanto più importante e cruciale è l’obiettivo, come nei casi a cui appunto si riferisce Cesare.  

Ed ancora, un altro brano della stessa opera, (II, 25) descrive Cesare che seguendo da lontano con grande attenzione un’azione molto rischiosa e che si stava “mettendo male”, decide di entrare “di volata” in prima persona, facendosi lanciare uno scudo e raggiungendo in picchiata la prima linea, dove prima di buttarsi nella mischia insieme ai suoi, li chiama per nome e li incita per risollevarli, uno per uno, facendo poi insieme a loro cambiare il corso delle cose. 
Intervento e presenza diretta in situazioni critiche da parte di Cesare, facendo da esempio, e dando motivazione, sulla base di una conoscenza effettiva e personale di tutti e di ciascuno dei suoi uomini, chiamandoli appunto per nome.

Spunti e suggerimenti molto attuali, che hanno la garanzia di aver dimostrato in altri tempi -che hanno fatto anche la nostra storia- la loro indiscutibile efficacia, e il loro ancoraggio con valori, convinzioni e visioni che hanno determinato, e che parlano ancora grandemente con il nostro mondo.  

Scritto da:
Lucia Loredana Canino
Business Analysis Professional
Alla ricerca di spunti e tracce di qualcosa di buono, e dello sguardo per poterli vedere.
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