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Cos'è il Design Thinking e a cosa serve

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Il Design Thinking è un approccio al problem solving e allo sviluppo di progetti che favorisce l’innovazione e la soddisfazione dei clienti: i dettagli

project menager design thinking shutterstock

Ci sono diverse strategie e metodologie che si possono adottare nel project management. Lo sviluppo di progetti, soprattutto quelli più complessi, richiede grande attenzione e la capacità di saper rispondere ai problemi con soluzioni efficaci, innovative e creative. Il Design Thinking è un modello che permette di raggiungere ottimi risultati, coinvolgendo l’intero team di lavoro, i clienti e tutti gli stakeholder.

La coesione della squadra di lavoro è un elemento fondamentale del Design Thinking. È grazie alla collaborazione e alla piena fiducia nelle conoscenze e competenze di ogni singolo componente, che si può ottenere il massimo della creatività da tutte le risorse. 

È un modello progettuale che si sta diffondendo sempre di più nelle aziende, che hanno capito la necessità di cambiare approccio e di rinnovarsi costantemente per rispondere alle nuove esigenze dei clienti e restare competitivi sul mercato di riferimento.

Design Thinking: cos’è e in cosa consiste

project management team

Shutterstock

Il Design Thinking è un modello progettuale codificato dall’Università di Stanford negli anni 2000. Viene adottato dalle realtà che preferiscono un approccio orientato all’ascolto, alla collaborazione tra tutti i membri del team, alla tolleranza degli errori e del fallimento, percepito come momento di crescita e di apprendimento.

I vantaggi che se ne possono ricavare sono tanti. È un modello che consente di prendere decisioni cruciali e talvolta difficili limitando i rischi e i pericoli. L’attenzione al cliente, agli stakeholder e a chiunque abbia interessi nel progetto è elevata. Ciò porta ad una maggiore soddisfazione di tutti gli attori in campo.

Il design thinking è un approccio ai progetti che riduce i costi e crea un ambiente di lavoro dinamico, reattivo e proattivo.

Tale approccio si può applicare in diverse tipologie di progetti e in tutti i settori. Si può adottare per risolvere i problemi più disparati, per organizzare le attività, per innovare, ideare e creare nuovi prodotti e servizi da offrire ad una clientela sempre più esigente.

Viene utilizzato nell’ideazione e nell’avvio di nuove startup, per modificare i processi aziendali più antichi e obsoleti rendendoli moderni e altamente innovativi, per creare nuove soluzioni per i consumatori più attenti. 

Design Thinking: principi e strumenti

project management

Shutterstock

L’obiettivo del design Thinking è quello di trovare soluzioni innovative. Queste possono essere individuate seguendo tre principi: della desiderabilità, della fattibilità e della redditività. I bisogni e le richieste del cliente vengono posti al centro dell’attenzione. Si cerca di ragionare come le persone a cui è destinato il servizio e il prodotto.

I progetti devono essere fattibili, basati su analisi approfondite e raccolte di dati. Vengono studiati i comportamenti di acquisto e di consumo del pubblico target. La soluzione migliore che viene individuata è quella più sostenibile da parte dell’organizzazione, che crea maggior profitto in rapporto alle risorse investite.

Per avvicinarsi al cliente e comprendere cosa pensa, i suoi gusti, le sue abitudini e i suoi bisogni, possono essere utilizzati strumenti etnografici, tecniche per incrementare l’empatia, studiare l’ambiente in cui vivono e statistiche.

Negli ambienti di lavoro in cui è adottato il modello del design thinking si cerca di stimolare la creatività. Vengono fatti, ad esempio, frequenti sessioni di brainstorming e viene incentivata la creazione di mappe mentali.

La sperimentazione continua è fondamentale. Laddove possibile, vengono creati e utilizzati dei prototipi, effettuati test, fatte simulazioni e delle prove prima di lanciare ufficialmente nuovi prodotti e servizi sul mercato. 

Design Thinking: tutte le fasi

Project manager e team

Shutterstock

Il Design Thinking prevede circa cinque fasi di lavoro, seppur viene lasciata estrema libertà ai team di lavoro che possono individuare la metodologia che più trovano favorevole al raggiungimento degli obiettivi che l’azienda si è posta.

Il design thinking prevede l’identificazione del problema, l’analisi del contesto, lo studio e la ricerca delle opportunità, l’ideazione e, infine, la realizzazione.

Nella prima fase, quella dell’empatia, il team lavora di concerto per identificare in maniera chiara e specifica il problema da risolvere o l’obiettivo da raggiungere. Si cerca di empatizzare con tutti gli utenti e gli stakeholder. 

Nella fase della definizione, viene fatto un attento studio del contesto, sia interno che esterno all’azienda. Vengono individuati in maniera specifica i problemi degli utenti, possibili soluzioni, le opportunità che possono essere colte e tutti gli attori che hanno interessi nel progetto o che potrebbero subirne le conseguenze.

Nella fase dell’ideazione vengono generate le idee attraverso brainstorming, riunioni e confronti. Ogni possibile soluzione viene analizzata in maniera approfondita, mettendo in dubbio ogni assunzione. Successivamente, vengono selezionate quelle ritenute migliori.

La quarta fase, quella della validazione, prevede la realizzazione di prototipi e l’effettuazione di test per verificare la fattibilità delle soluzioni individuate e per accertarsi che i rischi connessi siano della minore entità possibile. 

Nella quinta e ultima fase si realizza il prodotto e il servizio ideato. Il Design Thinking non prevede un processo sempre lineare. I team di lavoro possono ritornare sulle varie fasi più volte e in ogni momento in cui ne percepiscono la necessità. Ciò permette un costante miglioramento del progetto, delle soluzioni individuate ai problemi e della loro esecuzione.

Per saperne di più: Chi è e che ruolo ha il Project Manager

A cura di Cultur-e
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