Quasi mezzo miliardo di views in un paio di mesi per un trend TikTok che per molti è “la forma d’arte della Gen Z”. Stiamo parlando del #corecore, uno stile di video editing che lavora per giustapposizioni nostalgiche di clip sconnesse l’una dall’altra (meme, segmenti di notizie, interviste a celebrità, scene di film), con melodie malinconiche e cupe in sottofondo.
I video con l'hashtag #corecore sono collage di clip fuori contesto stipati in 20 secondi su qualche variante di lo-fi emotivamente eccitante. Core è diventato uno strano sinonimo di estetica, ma per capirlo è necessario analizzare come la Gen Z ha modellato il termine.
Infatti, non sono solo bravi a creare neologismi ma anche a caricare termini vecchi con significati nuovi. Estetica su Tiktok vuol dire anche stato d’animo, sottocultura, angoli di Internet che condividono interessi, stile di vita, riassumendo tutto, la stessa estetica.
Cosa significa e com’è nato corecore
Il suffisso -core sta a indicare il succo o il fulcro di una questione. La ripetizione corecore è un’ulteriore riduzione all’osso. Risale a generi musicali della vecchia scuola come l'hardcore, che indica l’essenza di qualcosa, ma da allora è stato usato come un punto di riferimento per l'estetica di Internet sempre più di nicchia.
Così come nel mondo del giornalismo si utilizzano suffissi che nascono per un argomento per decine di altri (come tangentopoli, parentopoli, rimborsopoli e poi watergate, e così via), sui social si usa il suffisso -core per categorizzare tutto quello che ha a che fare con qualcosa: cluttercore, goblincore, weirdcore.
L’idea è nata per prendere in giro questo modo di fare, tipico dei Boomer e poco sopportato dalla Gen Z: è il succo del succo, un contenuto parodia nato per essere virale sfruttando altri contenuti virali.
Le prime tracce del corecore risalgono al 2020 su Tumblr. Due anni dopo l’esplosione su TikTok, con l’incredibile effetto moltiplicatore della piattaforma social della cinese ByteDance. Da novembre 2022 l’hashtag ha raccolto oltre 465 milioni di visualizzazioni (un paio di milioni per #corecoreita) e i primi video in cui è stato usato hanno totalizzato da soli oltre 10-11 milioni di views.
Come sono costruiti i video #corecore
I corecore sono video brevi di 20-30 secondi composti da clip che arrivano da altrove, cioè da spezzoni di film, interviste, videogame o della vita qualsiasi di una persona qualsiasi, montate insieme e accompagnate da una musica triste e malinconica.
Contano tantissimo sul potere comunicativo della melodia, che più delle immagini suscita emozioni, coinvolge, provoca una variazione nello stato d’animo. E qui la musica è tutt’altro che allegra: spesso suscita fastidio, in modo stranamente confortante.
Una forma di protesta in parte inconsapevole per raccontare un disagio opprimente e la Gen Z lo fa utilizzando quelle strategie visive che negli anni '80 sono state proprio il cardine della videoarte.
In origine, si riferivano al cambiamento sociale, alle preoccupazioni globali e all'eccessiva saturazione dei media. Poi hanno preso un’inclinazione differente e oggi c’è chi cerca di veicolare messaggi su determinate tematiche, per esempio il sessismo, altre vogliono catturare la natura disconnessa degli esseri umani. Non mancano le derive del genere che si traducono in video senza senso, per il gusto di dare forma allo “strano”.