Al giorno d’oggi dietro un motore di ricerca c’è (almeno) un algoritmo: si pensi ad esempio all’algoritmo di Google. O meglio ai molteplici algoritmi che permettono al motore di ricerca più famoso al mondo di scansionare, indicizzare e classificare milioni di pagine web.
Per comprendere come funziona un motore di ricerca è sicuramente utile conoscere un po’ meglio la parola algoritmo: il suo significato e le sue possibili applicazioni.
Ma anche farsi trovare pronti di fronte a eventuali aggiornamenti degli algoritmi. Operazioni che potrebbero avere un impatto pesante sulla SERP e, di conseguenza, sulle strategie SEO.
Cos’è e a cosa serve un algoritmo
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Prima di entrare nel merito dell’algoritmo di Google e del funzionamento di un motore di ricerca, è sicuramente utile fare un piccolo passo indietro. Partendo ad esempio da una definizione univoca della parola algoritmo.
Il termine algoritmo ha un significato specifico, a prescindere dal fatto che venga utilizzato in ambito matematico piuttosto che informatico. Di base un algoritmo non è niente altro che una sequenza di istruzioni, che un essere umano fornisce a una macchina per ottenere un risultato.
Le istruzioni degli algoritmi sono pensate per risolvere quesiti specifici, o in alternativa per eseguire calcoli più o meno complessi. Per essere corretti e funzionali, gli algoritmi devono inoltre essere: finiti, deterministici, non ambigui e generali.
Un algoritmo è un insieme di istruzioni che permettono di eseguire calcoli e rispondere a quesiti
Questo vuol dire che l’algoritmo deve avere un inizio e una fine e che, se replicato nel tempo, deve riprodurre esattamente lo stesso risultato. Allo stesso modo non deve lasciare adito a interpretazioni diverse e deve poter essere applicato ai diversi problemi che riguardano la classe o l’espressione matematica di origine.
Detto questo esistono migliaia di possibili applicazioni di algoritmo: ad esempio le formule matematiche prevedono algoritmi. Così come i codici di programmazione.
Ma, da un certo punto di vista, persino le ricette sono un algoritmo: si tratta infatti di istruzioni che permettono di eseguire attività e risolvere problemi. E che rispettano i criteri di finitezza, determinismo, non ambiguità e generalità.
Cosa fa un algoritmo in un motore di ricerca
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Gli utenti privi di competenze informatiche avanzate, spesso parlano di algoritmo Google. Una dicitura scorretta, o per lo meno limitata, considerato che ogni motore di ricerca utilizza diversi algoritmi.
In linea di principio i motori di ricerca eseguono tre macro-categorie di operazioni: la scansione, l’indicizzazione e la classificazione. Questi tre filoni di attività permettono di esplorare i contenuti del web, catalogarli all’interno di database e ordinarli in base alle parole chiave inserite dagli utenti.
Volendo riassumere e semplificare la questione, si potrebbe dire che i motori di ricerca utilizzano algoritmi diversi in base al tipo di operazione che devono eseguire. Ma non è detto che l’uso di un algoritmo sia necessariamente vincolato a una particolare categoria di operazioni.
Google non utilizza un solo algoritmo. Ne usa differenti e spesso li usa in maniera trasversale
Il caso di Google è esemplificativo in tal senso. Il motore di ricerca più usato e famoso del mondo ricorre ad almeno due algoritmi che vengono utilizzati sia in fase di scansione e indicizzazione che in base di classificazione.
Il primo è PageRank e permette di stabilire il livello di importanza di una pagina web in base a criteri specifici: ad esempio il numero e la qualità di link in entrata e in uscita. Il secondo è Panda e viene utilizzato per contrassegnare pagine web di bassa qualità, se non addirittura potenzialmente pericolose.
Entrambi gli algoritmi fanno parte dei cosiddetti sistemi di ranking della Ricerca Google: un insieme composto da centinaia di fattori diversi, che contribuiscono alla creazione della SERP: la pagina contenente i risultati che vengono visualizzati a seguito dell’inserimento di parole chiave nel motore di ricerca.
Ma esistono tantissime altre tipologie di algoritmo: ad esempio quelle che si soffermano sull’analisi della query. O quelle che abilitano la ricerca per immagini.
Procedure e istruzioni utilizzate per raggiungere lo stesso obiettivo di fondo: migliorare la precisione e l’attendibilità del motore di ricerca, migliorando così anche l’esperienza d’uso dell’utente.
Come utilizzare gli algoritmi di un motore di ricerca
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Chiunque si occupi di SEO sa quanto sia importante conoscere il più possibile il funzionamento degli algoritmi di un motore di ricerca. O per lo meno avere a mente le regole che orientano la SERP. Anche perché i motori di ricerca spesso tengono ben nascoste le formule attorno a cui organizzano il loro funzionamento.
C’è poi un altro elemento da considerare: nessun algoritmo rimane uguale a sé stesso per sempre. Questo vale per un algoritmo di Google, così come per un algoritmo di un qualsiasi altro motore di ricerca.
Le diverse formule e istruzioni vengono costantemente aggiornate, se non addirittura ripensate. Una sfida in più per gli esperti di SEO, che devono stare al passo con le continue evoluzioni tecnologiche del settore.
Al tempo stesso non è detto che l’aggiornamento di un algoritmo abbia ripercussioni concrete su scansione, indicizzazione e classificazione delle pagine web.
L’aggiornamento degli algoritmi a volte chiede un ripensamento delle strategie SEO
I cosiddetti broad core update lo fanno quasi sempre. Si tratta di aggiornamenti principali, che vengono eseguiti per migliorare i criteri di ranking. E che non vengono eseguiti più di tre o quattro volte l’anno.
Al contrario gli aggiornamenti specifici e gli aggiornamenti minori: interventi molto più frequenti (a volte addirittura quotidiani) che permettono di risolvere problematiche mirate.
Detto ciò, esistono comunque dei principi di base da seguire per ottenere buoni risultati in ottica SEO, a prescindere dal singolo aggiornamento.
Il primo è impegnarsi quotidianamente a scrivere contenuti di qualità: senza mai copiare contenuti di altre pagine e anzi cercando sempre di aggiungere qualcosa di inedito.
Il secondo è monitorare le proprie performance con continuità: sfruttare a pieno tutti gli analytics disponibili. E reagire in maniera adeguata qualora emergano risultati al di sotto delle aspettative.
Per saperne di più: Cos’è e cosa si intende per digital marketing