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Vigamus, Terra Promessa dei videogamer

Apre i battenti Vigamus, museo del videogame di Roma. E meta dei pellegrinaggi dei videogamer di tutta Italia. Perché il videogioco è un'arte che va preservata e tramandata

L'interno del museo

 

Una sorta di Eden, di terra promessa per tutti i videogamers italiani e non solo. Vigamus è il Museo del Videogame di Roma e ha aperto i battenti nell’ottobre 2012. Un’apertura in grande stile, con tanti personaggi del mondo dei videogiochi, che ha richiamato nella Capitale migliaia e migliaia di visitatori. Come fossero pellegrini diretti alla Mecca, si sono messi religiosamente in fila attendendo il turno per vedere le loro “reliquie” preferite: Commodore 64, Nintendo GameBoy, PlayStation e tutti i coin op (i vecchi videogiochi da sala giochi, per intendersi) che hanno fatto la storia. Compreso Space invaders, in versione originale e arrivato direttamente dal Giappone.

 

 

 

Vigamus è il risultato della collaborazione dell’AIOMI (Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive) con alcune istituzioni pubbliche, tra le quali il comune di Roma, Zètema e l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. “La missione di VIGAMUS – si legge all’interno del sito internet del museo - è fare cultura e rendere il videogioco accessibile a tutti, con una particolare attenzione a chi si avvicina per la prima volta a questo emozionante universo. Vigamus fungerà anche da polo d’attrazione per gli studi e la preservazione del videogioco, rendendo disponibile un archivio consultabile a tutti coloro che vogliono approfondire l’argomento, per studio o curiosità”. Gli ideatori e creatori del museo del videogame, infatti, ritengono che il videogame, al pari della pittura, della fotografia e del cinema, sia una forma d’arte e per questo debba essere preservata e tramandata ai posteri.

Il museo si estende su una superficie di 1.000 metri quadri circa e ospita l’esposizione permanente gamezero. All’interno di gamezero, i visitatori potranno ripercorrere passo passo le tappe fondamentali della storia del videogaming, a partire dai primi esperimenti del campo – come Tennis for Two, il primo prototipo di videogioco - sino ad arrivare ai più moderni giochi tridimensionali. La storia dei videogiochi sarà raccontata attraverso 63 pannelli illustrati in italiano e in inglese, pareti giganti dedicate alle vecchie glorie del retrogaming, oltre 150 pezzi originali in esposizione tra console e giochi d'epoca. Ma non finisce qui, perché un’intera area del museo è dedicata alla “pratica”. I visitatori più “in là con gli anni” potranno fare un balzo indietro nel tempo, riscoprendo la gioia di giocare con quei videogiochi che hanno segnato un’epoca e, probabilmente, anche la loro infanzia, mentre i più “piccolini” potranno scoprire quali erano i videogiochi dei loro genitori e, magari, accorgersi che sono più divertenti e interessanti di molti “blockbuster” dei nostri giorni. Periodicamente, infine, l’area conferenza del Vigamus ospiterà eventi ad hoc. Ad esempio, lo scorso 18 novembre era ospite del museo Michael Tomczyk, la mente geniale dietro il successo di VIC-20. Meglio noto a tutti come Commodore. Domenica 25 novembre, invece,  è stato il turno di Cambiogioco, piccolo mercatino del baratto.

Siete curiosi? Non dovete far altro che fare tappa a Roma, in via Sabotino 4.

 

23 novembre 2012

A cura di Cultur-e
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