In principio c'era Google Buzz. Poi Google Wave. Infine venne Google+. E potrebbe ben presto fare la fine dei suoi due predecessori. La vita per il social network di Google non è mai stata troppo semplice: nonostante i tentativi della casa madre, gli utenti di Big G non sono mai stati grandissimi amanti della piattaforma social made in Mountain View. Il tasso di utilizzo di Google+ si è mantenuto sempre al di sotto delle aspettative e, ora, il suo stesso futuro sembra essere in pericolo.
L'addio di Vic Gundotra
Come un fulmine a ciel sereno, Vic Gundotra ha annunciato la sua intenzione di abbandonare Google, dimettendosi da ogni carica e ruolo. Un nome che, ai non addetti ai lavori, dirà poco. Ma Vic Gundotra, ingengere indiano trapiantato da anni nella Silicon Valley, è una delle facce più conosciute e rappresentative di Big G. E, non da ultimo,papà di Google+, rimasto ora orfano del suo ideatore e sviluppatore principale. “Oggi – si legge nel post di Gundotra su Google+ - annuncio il mo addio a Google dopo oltre 8 anni. Son ostato molto fortunato a poter lavorare all'interno di Google. Non credo che, in tutto il mondo, esista un altro gruppo di persone dotate di talento e passione come quelle che ho incontrato in questi anni. Ma ora – continua Gundotra – è tempo per un altro viaggio, per un'altra avventura”.
L'addio, arrivato piuttosto improvvisamente, getta più di qualche ombra sul futuro del social network di Google. Gundotra, uno dei vicepresidenti esecutivi della società di Mountain View, aveva sempre difeso con le unghie e con i denti la sua creatura. Oggi, invece, il suo destino sembra piuttosto a rischio.
Spina sociale
Con gli anni, Google+ era divenuto uno dei servizi centrali nell'offerta di Google. Molte funzionalità inizialmente introdotte nel social network erano state via via esportate anche negli altri servizi – come gli hangout in Android e le videoconferenze in diretta su YouTube. Gli utenti erano stati, in qualche maniera, forzati a utilizzare la piattaforma sociale di Google, andando così a rimpolpare le fila degli iscritti del social network.
Ora, stando alle solite voci ben informate, si potrebbe assistere al percorso inverso: molti dei servizi racchiusi nel “contenitore” Google+ potrebbero essere spacchettati e diretti verso altre strutture operative.
Diaspora
Secondo il portale informativo TechCrunch – che cita alcune fonti interne a Google – in questi giorni il team di sviluppo di Google+ sarebbe oggetto di un massiccio trasloco di professionalità e strutture. Più che un trasferimento, però, sembra una vera e propria diaspora. Gli oltre 1.000 dipendenti che sinora hanno lavorato allo sviluppo e alla crescita del social network di Big G sono stati divisi in vari gruppi operativi e indirizzati verso altri progetti. Gli ingegneri che sino ad oggi si sono occupati di hangout, ad esempio, sembrano destinati a confluire nel team di sviluppo di Android. E la stessa sorte dovrebbe toccare agli sviluppatori che hanno realizzato la web app fotografica di Google+. Al momento non è ancora dato sapere che fine faranno gli altri impiegati, anche se molti immaginano che Larry Page li indirizzi verso lo sviluppo di applicazioni mobile e altre attività legate al mondo di Android.
Pare che l'unica certezza, al momento, sia che Googleè + un morto che cammina. Svuotato di funzioni e competenze, la piattaforma sociale creata nelle segrete stanze di Mountain View potrebbe ben presto chiudere definitivamente i battenti.
Opportunità da non mancare
L'eventuale dipartita di Google+, però, potrebbe aprire interessanti prospettive di sviluppo per Google. L'integrazione del team photo all'interno dell'organico Android, ad esempio, potrebbe dare un impulso tutto nuovo allo sviluppo dell'applicazione fotografica integrata nel sistema operativo del robottino verde. Inutile negare, infatti, che la sezione fotografica era tra le più interessanti e innovative del social network di Big G: gli utenti Android sarebbero certamente soddisfatti di un'eventuale integrazione tra i due servizi. Allo stesso modo, Google potrebbe approfittare per cambiare radicalmente il proprio approccio al mondo social. Come sta dimostrando Facebook, è molto più utile concentrarsi sullo sviluppo di un microcosmo di diverse applicazioni strettamente legate tra di loro piuttosto che provare a sviluppare un unico prodotto dal destino sempre in bilico.
27 aprile 2014