Un chip semiconduttore fatto quasi interamente di cellulosa per combattere le milioni di tonnellate di spazzatura che ogni anno sono prodotte. A idearlo i ricercatori dell'università del Wisconsin, insieme al dipartimento dell'agricoltura Usa. In un documento, pubblicato sulla rivista Nature, si dimostra la possibilità di sostituire il substrato di un chip con nanofibrille di cellulosa (CNF, cellulose nanofibril), un materiale flessibile e biodegradabile ricavato dal legno.
La crescita degli apparati tecnologici nella vita di miliardi di persone crea infatti un problema di spazzatura elettronica. La ricerca di materiali biodegradabili utili anche nell’ambito elettronico potrebbe essere di fondamentale importanza per il futuro. “La maggior parte del materiale in un chip è di supporto. Usiamo meno di un paio di micrometri per tutto il resto”, ha affermato il professore Zhenqiang “Jack” Ma, a capo del team di ricerca. “Ora i chip sono così sicuri che si può metterli in un bosco e i funghi li degraderanno”. “Se si prende un grande albero e lo si taglia fino ad arrivare alla singola fibra, si arriva al prodotto più diffuso che è la carta. La dimensione della fibra è nell’ordine dei micron”, ha aggiunto Zhiyong Cai, del dipartimento dell'Agricoltura. “Cosa succederebbe se potessimo scomporla ulteriormente arrivando alla nanoscala? A quel livello potete rendere questo materiale una carta basata su nanofibrille di cellulosa molto resistente e trasparente”. Per arrivare al risultato i ricercatori hanno superato sia l’ostacolo della dilatazione termica sia quello della perfezione della superficie. Entrambi impedivano di usare materiali derivati dal legno in elettronica.
Il team è al lavoro su questo progetto da oltre dieci anni. Ora i ricercatori, prima di poterlo commercializzare, hanno bisogno di dimostrare che le prestazioni del CNF sono alla pari con quelle di materiali altamente tossici con cui sono costruiti gli attuali chip.
28 maggio 2015