I nomi sono più che famosi: Apple, Microsoft, Google e altri. I cognomi dei loro fondatori altrettanto. Si dichiarano progressiste, filantrope e rispettose dell’ambiente, ma, secondo il New York Times, non è tutto oro quel che luccica. Basta spulciare le prime puntate dell’inchiesta pubblicata dal quotidiano della Grande Mela per avere un’idea: le principali aziende di informatica della West Coastconsumerebbero in un anno 30 miliardi di watt di elettricità a livello mondiale per trasferire dati a milioni di utenti.Una cifra non proprio irrisoria, se si pensa che corrisponde a quella prodotta da 30 centrali nucleari nello stesso periodo.
Il giornale, in collaborazione con la società McKinsey, ha analizzato per un anno l’attività dei big della Rete osservando come, di tutta l’energia prodotta, solo una quota variabile tra il 6 e il 12% serve ad alimentare la capacità di calcolo, mentre il resto viene disperso in vari modi. Tra le cause dell’enorme spreco di elettricità il passaggio di informazioni tra serverspesso molto distanti l’uno dall’altro (ad esempio, quando si cercano informazioni) e il sovradimensionamento dei data center, alimentati da motori diesel, molto inquinanti.
I personaggi e le aziende chiamate in causa dal quotidiano newyorkese sono immediatamente passate al contrattacco: in fondo l’energia bruciata dalle aziende digitali è solo l’1,3% di quella consumata a livello mondiale, afferma il professore di Stanford Jonathan Koomey, bersagliato dal New York Times.
Il popolo della Rete non ha, poi, risparmiato critiche al quotidiano, accusato di voler a tutti i costi difendere la propria leadership a scapito delle imprese della Internet economy, “colpevoli”, tra le altre cose, di avergli sottratto lettori e business.
L’inchiesta va avanti e il braccio di ferro non sembra destinato a finire qui: motivazioni più o meno nobili a parte, il merito del New York Times è senza dubbio quello di aver svelato anche il secondo lato della medaglia, mostrando come spesso dietro pubblicità e rivoluzioni tecnologiche ci sia anche altro.
28 settembre 2012