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Testare prodotti in fase di sviluppo pagando

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Mettere alla prova l’ultimo ritrovato tecnologico in modo completamente gratuito? Assolutamente no: per provare bisogna pagare: ecco di cosa si tratta

beta test

La nuova frontiera dei beta test? Pagare per poter provare in anteprima i prodotti in fase di sviluppo. Per avere l’opportunità di sperimentare le nuove proposte in fatto di tecnologia, è possibile accedere ai programmi messi a punto dai maggiori produttori elargendo una somma variabile, solitamente più bassa rispetto a quella finale. Finisce, o quantomeno scema, l’era dei prodotti inviati gratuitamente per essere testati dai nuovi clienti e che, spesso, trovano proprio nelle recensioni anticipate una loro ragione d’essere. Spinti dal passaparola, con una cassa di risonanza ancora più ampia grazie al rete, gli oggetti del desiderio di appassionati ed esperti bisogna accaparrarseli a suon di inviti e di accessi prioritari. Ecco come funziona.

Test di prodotti a pagamento: come fare

beta testPrima di tutto, è importante riuscire a rientrare in particolari gruppi di utenti per i quali i produttori o le compagnie riservano degli inviti speciali; solo coloro che ne posseggono uno possono avere l’opportunità di mettere le proprie curiose mani sulle proposte in vendita. Per i pochi fortunati, inoltre, è riservato un ulteriore vantaggio: un costo “speciale” di cui poter approfittare. Ciò, ovviamente, prevede anche qualche rischio: si tratta di versioni che possono presentare ancora delle imperfezioni, qualche difetto da mettere a punto attraverso le segnalazioni degli acquirenti stessi. Per questo il prezzo si presenta leggermente più basso: non è tutt’oro quel che riluce.

Test di prodotti a pagamento: i più noti

beta test astro robot amazonUna delle compagnie che ha fatto propria tale approccio strategico è il colosso dello shopping online, Amazon. A conti fatti sono molti i lanci, seppur con sorti alterne, che finora hanno fatto parte delle edizioni “giorno 1”, nome che è stato assegnato dall’azienda guidata da Jeff Bezos a tutto ciò passato in maniera preliminare tra le maglie del progetto inaugurato nel 2019 prima di finire sugli scaffali dell’enorme magazzino digitale. Molteplici sono gli oggetti che finora hanno beneficiato di tale soluzione ma altrettanti si annoverano tra quelli che, dopo il lancio, sono lentamente finiti nel dimenticatoio per i più svariati motivi. 

Se smart glasses come gli Echo Frames, equipaggiati con Alexa, si sono evoluti fino a un secondo modello, altri prodotti sono scomparsi in pochi mesi.

È il caso di Echo Loop. Indossabile afferente alla categoria dei device legati allo smart assistant proprietario fece il suo debutto a settembre 2019, sparendo poi nell’arco di poco più di un anno a Novembre 2020, con buona pace degli utenti che avevano deciso di approfittare dell’offerta della prima ora a 130 dollari. È della seconda metà del 2021, invece, una delle realizzazioni più ambiziose - e più care - offerte ai partecipanti. Si tratta di Astro, il robot con le capacità di una telecamera intelligente e un sistema di movimento a ruote integrato in grado di seguire il suo proprietario. Tra le opzioni di punta dell’azienda statunitense, è stato riservato ai suoi clienti più affezionati e disposti a pagare fior di quattrini per poter provare il nuovo dispositivo.

Quanto costa provare Astro prima del grande pubblico? La modica cifra di 1000 dollari, 450 in meno rispetto a quella finale.

Superata la selezione di Amazon per poter rientrare nella ristretta cerchia dei papabili per l’ambito invito, con cosa si sono ritrovati ad avere a che fare gli utilizzatori? Non un prodotto “completo” al 100, con funzionalità ancora non al top ma la possibilità (e una risposta a costo zero per l’azienda) di inviare un feedback alla casa madre per correggere il tiro in corso d’opera. Se il gioco vale la candela sono gli utilizzatori stessi a deciderlo. Infatti, se da una parte si può vantare un device di ultimissima generazione - per dovere di cronaca già ampiamente testato dal team di sviluppo interno in perfetta linea con il concetto di beta test - non è del tutto azzerata la possibilità di ritrovarsi con un prototipo evoluto ma non ancora perfettamente pronto per la vendita. Un bell’azzardo, vista la somma necessaria per portarsi a casa uno degli esemplari riservati a pochi eletti.

Non si tratta, però, del primissimo esempio di questo tipo: per 1500 dollari Google permetteva di sperimentare i suoi Google Glass.

Era il 2013 e fu così ampio il clamore generato prima della vendita generalista che masse di attivisti e addirittura il Congresso degli Stati Uniti ebbero diversi dubbi su eventuali implicazioni in fatto di privacy sull’uso dei dispositivi. Come si suol dire, tanto rumore per nulla. La fama che li anticipò non durò a lungo una volta conclusa la sessione di lancio; Mountain View, successivamente, decise di trasformare gli occhiali da prodotti per la vendita al dettaglio a ritrovato destinato a usi specifici, come quelli nel campo delle costruzioni, della medicina e altre branche specializzate. Un valido precedente da cui trarre un grande insegnamento.

Test di prodotti: cosa ci ricorda?

beta test kickstarterSe a molti tale linea può ricordare quella di altre realtà note come Kickstarter o Indiegogo, un’analisi più attenta lascia però trasparire le differenze con quanto accade con Amazon e simili. Prima di tutto, le risorse impiegate: è impensabile paragonare gli investimenti di piccole aziende, spesso startup al primo progetto di rilievo, con quelle a disposizione di una solida espressione del mondo del commercio elettronico. Similmente, la forza lavoro impiegata - dalla progettazione alle fasi preliminari di test - è completamente diversa.

Nonostante il rischio di ritrovarsi con un oggetto dalla vita breve e con qualche imperfezione dal punto di vista software o hardware, il supporto fornito nel corso del tempo da Amazon - così come da altri grandi attori del panorama - difficilmente può essere equiparato a quello messo a disposizione da entità più limitate. Quale sia l’opzione migliore, però, resta sempre a discrezione dell’utente finale. Affidarsi a “mani più esperte” o lanciarsi in sfide avvincenti senza paura di correre qualche rischio in più è una decisione dell’acquirente: niente di giusto o sbagliato ma un po’ di sano brivido davanti alle novità che la tecnologia è in grado di offrire.

A cura di Cultur-e
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