Wi-Fi, AI, Linux, modem, hacker… La stragrande maggioranza degli utenti crede di conoscere queste e tante altre parole tecniche, ma probabilmente le cose non stanno esattamente così.
Spesso infatti capita che i termini settoriali che entrano nel linguaggio comune vengano distorti in maniera più o meno significativa. E il risultato è che moltissime persone iniziano a utilizzarli in maniera inesatta.
Per fare un esempio concreto di questo rischio è possibile tirare in ballo la parola“iPad”, che per tanti è diventata una specie di sinonimo della parola “tablet”. In questo caso l’errore sta nell’attribuire un significato più ampio a un termine più specifico: come succede quando si parla di Kleenex o di Scottex, dimenticando che si tratta di brand specifici e non di prodotti di consumo generici.
In altri casi invece la confusione attorno ai termini tecnici è tale da generare veri e propri errori. Nei capoversi a seguire una piccola guida a parole equivoche, utile per imparare qualcosa di nuovo ed evitare di fare brutte figure.
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1. Acronimi che utilizziamo male: Wi-Fi e AI
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Un primo termine tecnico approcciato in maniera non propriamente corretta dalla maggior parte degli utenti è Wi-Fi. L’acronimo sta per Wireless Fidelity e fa riferimento a un protocollo di trasmissione dei dati senza fili.
I dispositivi utilizzano reti wireless per connettersi a Internet. Più precisamente utilizzano reti wireless per connettersi a dei gateway, che a loro volta abilitano l’accesso al web. O in alternativa ad altri dispositivi che condividono la stessa rete.
Il Wi-Fi è una tecnologia che aggiorna e, in certi casi, sostituisce la connessione tradizionale via cavo di rete. Eppure molti utenti parlano del Wi-Fi come se fosse una connessione a tutti gli effetti.
Si pensi in tal senso a tutti coloro che si interrogano su un Wi-Fi “lento” o più in generale poco performante. In effetti questa dicitura raramente è corretta. Si può parlare di Wi-Fi effettivamente lento, soltanto nel caso in cui un dispositivo non sia in grado di sostenere aggiornamenti tecnologici specifici.
Si pensi in tal senso a un router incapace di supportare il Wi-Fi 7 e che, di conseguenza, limita la sua velocità di connessione. In tutti gli altri casi, parlare di Wi-Fi lento è fuorviante, se non addirittura errato.
Un altro acronimo che merita una riflessione a parte è AI, ovvero Artificial Intelligence. L’intelligenza artificiale è uno degli argomenti più caldi e dibattuti del mondo contemporaneo. E proprio questo successo genera decine di utilizzi sballati del termine.
Si pensi in tal senso a tutti i casi in cui si parla di sistemi o processi controllati dall’AI. Ma anche a quando si minaccia di computer pronti a sostituire l’essere umano in uno o più campi professionali.
Per fortuna l’intelligenza artificiale, o AI, non è così pericolosa come sembra. E al tempo stesso non è un’esclusiva degli anni ’20 del Nuovo Millennio. Basti considerare che parla di AI da quasi un secolo, con le prime teorizzazioni di Alan Turing risalenti addirittura agli anni ’50 del Novecento.
Importante poi distinguere cosa sia effettivamente intelligenza artificiale e cosa no. Ad esempio, l’esplosione di ChatGPT ha portato a una confusione di termini, che porta molte persone a parlare di AI quando dovrebbero invece parlare di modelli linguistici piuttosto che di strumenti generativi.
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2. Software e hardware di cui sappiamo poco: da Linux al modem
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Un caso eclatante di termine tecnico su cui c’è molta confusione è Linux: un nome utilizzato da migliaia di utenti per fare riferimento a un sistema operativo. E che però non è del tutto corretto.
Secondo diversi addetti ai lavori il nome corretto del sistema operativo è GNU/Linux. Si tratta infatti di un software composto da due elementi: da una parte il programma gratuito GNU, dall’altra il kernelLinux.
Tra l’altro la prima idea del sistema operativo che sarebbe poi divenuto Linux, si chiamava proprio GNU. Poi però il progetto si arenò e, dopo circa dieci anni di lavori, venne implementato il kernel Linux.
Il software GNU è ancora oggi una componente essenziale di Linux. Ma anche di altri sistemi operativi derivativi, come ad esempio Ubuntu o Debian. Esistono però anche software basati esclusivamente sul kernel Linux e che non utilizzano il codice di GNU: è il caso ad esempio di Android.
Volendo passare da software ad hardware con nomi non del tutto corretti, è possibile citare il modem: un modulatore e demodulatore che si occupa di convertire il segnale analogico in segnale digitale. E di convertire il segnale digitale in analogico.
Il termine “modem” è molto noto e molto utilizzato, ma non tutti lo conoscono fino in fondo. E soprattutto non conoscono bene la differenza tra modem e router. Un tema reso ancora più complesso dal fatto che ormai router e modem sono spesso combinati all’interno di un unico dispositivo.
Questa confusione genera frasi spesso scorrette legate alla necessità di reimpostare il modem o il router. È dunque utile chiarire che ripristinare il modem comporta l’interruzione della connessione Internet e la successiva riconnessione alla rete globale.
Al contrario il ripristino del router agisce sulla rete locale. Più precisamente disconnette le reti cablate e le reti Wi-Fi. Ma non ha nessun genere di conseguenza sulla connessione Internet.
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3. Altri termini tecnici che utilizziamo male
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Un termine tecnico generico che spesso si presta a interpretazioni scorrette è “memoria”. Soprattutto nel momento in cui la memoria di un dispositivo viene confusa con la sua capacità di archiviazione.
La memoria di un computer ha piuttosto a che fare con la RAM. Più precisamente con i banchi ad accesso rapido che permettono di scambiare dati dentro e fuori in tempi velocissimi.
Ma anche con la VRAM: una memoria ad accesso rapido che si lega esclusivamente alle operazioni grafiche. Non a caso la “V” di “VRAM” sta proprio a indicare il termine “video”.
In altro termine generico di cui spesso si fraintende il significato è “hacker”. Secondo una certa cultura pop, gli hacker sono pericolosi malviventi che sfruttano le loro competenze per penetrare e attaccare sistemi informatici.
In realtà gli hacker non sono necessariamente malintenzionati. Anzi, spesso vengono convocati proprio dai sistemisti per individuare falle e apportare modifiche preventive di sicurezza.
Il termine più corretto per indicare i cybercriminali è “cracker”, o in alternativa “hacker black hat”. In questo caso si tratta effettivamente di esperti di programmazione intenzionati a piratare o danneggiare sistemi esterni.