Droidi antropomorfi, metà uomo e metà robot: sarà questo il nostro futuro disegnato dalla tecnologia? Come profetizzato in film sullo stile di Robocop, gli uomini saranno sostituiti da umanoidi semi-immortali e semi-indistruttibili, realizzati assemblando parti umane a parti meccaniche? Forse. Nel frattempo, nel campo della robotica si registrano quasi quotidianamente nuove scoperte e anche i sistemi di lettura delle onde cerebrali progrediscono a spron battuto. Nella sede di Berkeley dell’Università della California, ad esempio, un team di ricercatori ha realizzato un elettroencefalografo portatile ed economico (costa circa 100 dollari ed è composto da un solo elettrodo), capace di identificare una persona, con un tasso di precisione del 99%, analizzando solamente le sue onde cerebrali. Una sorta di impronta digitale cerebrale, che potrebbe rivoluzionare il sistema di accesso ai nostri account virtuali. Come? Sfruttando la sola forza del pensiero.
Password mentale, password sicura
Gli esperimenti condotti nei laboratori dell’Università statunitense dimostrano che ben presto le chiavi di accesso alle diverse piattaforme tecnologiche potranno essere rimpiazzate dalle nostre onde cerebrali. Quando il margine d’errore di 1% fatto registrare sinora verrà ulteriormente assottigliato, questa tecnologia potrà finalmente trovare applicazione pratica ed essere commercializzata. Non si perderà più tempo, ad esempio, a creare password sicure e non si impazzirà più nel tentativo di ricordarle. Basterà pensare alla nostra canzone preferita, ai nomi dei nostri migliori amici o dell’animale domestico della nostra infanzia affinché gli elettrodi dell’elettroencefalografo possano captare le nostre onde cerebrali, identificarci e darci la possibilità di accedere ai nostri dispositivi informatici – non solo computer o laptop, ma anche smartphone e tablet – con la sola forza del pensiero.
Protesi futuristiche
Ma la forza del pensiero potrà essere utilizzata anche per controllare protesi ultra avanzate. Nuovi sistemi di controllo, basati sull’analisi della corteccia motoria, permettono a pazienti paralizzati o senza uno o più arti di controllare braccia meccaniche e gambe robotiche. Un esperimento del genere è stato portato avanti da alcuni ricercatori statunitensi. Braingate è un insieme di elettrodi impiantati all’interno del cervello grazie ai quali è possibile controllare arti meccanici con assoluta naturalezza. In questo modo, persone a cui sono stati amputate le braccia o le gambe potranno tornare a camminare (o ad afferrare oggetti) nel giro di qualche tempo. Il primo passo verso il fantascientifico futuro prospettato dal progetto Russia 2045?
Guida mentale
Lo sfruttamento a pieno – o quasi – delle nostre capacità cognitive e cerebrali, però, potrebbe avere effetti benefici anche sulla sicurezza stradare. Il Berlin Institute of Technology sta infatti studiando e testando dei sistemi di frenata basati sull’emissione di particolari onde cerebrali da parte del guidatore. All’interno dell’università tedesca, grazie all’utilizzo di un avanzatissimo simulatore di guida, si stanno portando avanti degli esperimenti per valutare i tempi di reazione necessari a frenare un veicolo. La media finora registrata è di 240 millisecondi, di cui 20 necessari a inviare l’impulso per muovere la gamba e 130 per muovere il nostro arto. Nel caso in cui si riuscisse a eliminare questo “tempo morto”, moltissime persone potrebbero evitare un incide e avere salva la vita. A una velocità di circa 120 Km/h, ad esempio, una frenata anticipata di 130 ms permetterebbero al mezzo di fermarsi 6 o 7 metri prima.
Per questo gli studiosi tedeschi stanno mettendo a punto un sistema per l’attivazione del sistema frenante grazie alla forza del pensiero. Secondo il team di ricerca che vi sta lavorando la soluzione non è molto lontana dall’essere trovata, ma per la commercializzazione del sistema e della nuova tecnologia si dovranno attendere ancora molti anni.
5 giugno 2013