Il mercato dell’audio digitale è in fermento da diversi anni a questa parte. Il numero degli ascoltatori di piattaforme di streaming musicale è in aumento costante e lo stesso discorso vale per gli appassionati di podcast e audiolibri.
Per orientarsi con consapevolezza in questo mare magnum occorre innanzitutto conoscere alcuni fondamentali dell’audio digitalizzato. Questo vuol dire saper distinguere tra un formato e l’altro, ma anche approcciarsi a concetti quali compressione, campionamento e bitrate.
Dopodiché è sicuramente utile conoscere per lo meno gli elementi caratteristici delle principali realtà attualmente online. A partire da quelle principalmente dedicate allo streaming di brani e playlist, come ad esempio Spotify, Apple Music, Amazon Music e YouTube Music.
A queste si aggiungono Tidal e Qobuz, che si distinguono per scelte piuttosto radicali in termini di qualità del file audio e di catalogo musicale. Infine spazio a Bandcamp e Soundcloud: due piattaforme che non si limitano allo streaming, ma propongono una propria filosofia di promozione e distribuzione di un brano musicale.
Un discorso a parte poi lo meritano podcast e audiolibri: due prodotti che da una parte rientrano ogni giorno di più nelle scelte strategiche dei servizi di cui sopra. Dall’altra però esistono realtà espressamente dedicate alle trasmissioni e alle letture audio: si pensi in tal senso ad Amazon Audible e ad Apple Podcast, ma anche a Spreaker, Storytel e Google Play Libri.
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0. Formati audio, codec, bitrate e frequenze di campionamento
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Quando si parla di musica digitale la questione del formato audio è di importanza fondamentale. Lo stesso brano, esportato in formati diversi, può portare a esperienze di ascolto diametralmente opposte.
Oggi esistono tantissimi formati audio sul mercato, ma gli elementi principali da tenere in considerazione per un ascolto consapevole sono molti meno. Ad esempio è necessario imparare a distinguere tra formati audio con e senza compressione.
La compressione è una pratica che elimina le parti ridondanti di un file. Il risultato è comunque intellegibile e spesso molto simile all’originale. Ma quando si parla di audio si perdono comunque qualità, profondità e spazialità del suono.
Per questo si parla di formati audio lossless: formati che non vengono compressi o che ricevono una compressione talmente minima da non compromettere la qualità dell’audio originale. I formati lossless più famosi e utilizzati sono WAV, AIFF, FLAC, ALAC e APE.
I formati lossy sono invece quelli con una compressione che finisce comunque per sacrificare la qualità del suono. Tra i principali formati lossy si trovano MP3, AAC e WMA.
I formati audio si dividono tra lossless e lossy. I primi garantiscono un ascolto paragonabile a quello di un CD, i secondi invece prevedono una compressione più elevata
Un altro termine tirato in ballo quando si parla di file audio digitali è “codec”. Il codec non è un formato, ma è un software (o in certi casi un dispositivo) che si occupa della decodifica di segnale. Nello specifico molti codec si occupano di comprimere o decomprimere i dati di lettura, agendo direttamente sia sui formati lossless che sui formati lossy.
Allo stesso modo è importante interpretare correttamente il cosiddetto bitrate: la velocità di trasmissione che permette di individuare quanti dati digitali possono venire trasferiti in un intervallo di tempo predeterminato. Quando si ascolta un brano con bitrate a 256 kbps, significa che il file trasmette 256 kilobit per secondo. In linea di principio, più è alto il bitrate, più è qualitativo l’ascolto.
Infine è utile soffermarsi un momento sui concetti di campionamento e frequenza di campionamento. Il campionamento (o sampling) è l’atto di catturare un segnale analogico per convertirlo in informazione digitale.
Il campionamento viene rappresentato in base a unità temporali. La frequenza di campionamento (o sample rate) viene espressa in kHz e indica il numero di volte che un segnale viene campionato per secondo. Ad esempio, una frequenza a 44 kHz indica che il segnale sta venendo campionato 40.000 volte ogni secondo.
Per approfondimento: Principali piattaforme di streaming musicale
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1. Spotify
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Spotify è una public company svedese che propone un servizio di streaming on demand musicale. Il catalogo di Spotify è composto da più di 80 milioni di canzoni e 4 milioni di podcast, con un upload costante da circa 60 mila nuove tracce al giorno.
Le opzioni di qualità audio partono dai 24 kbps dell’HE-AACv2, fino ad arrivare ai 128 o 256 kbps dell’AAC e ai 96, 160 o 320 kbps dell’Ogg/Vorbis. A ciò si aggiunge la possibilità di riprodurre File locali (come ad esempio MP3, MP4 o M4A) utilizzando sia la versione desktop che quella mobile.
Il servizio è stato lanciato nell’ottobre del 2008 e nel terzo trimestre del 2022 ha raggiunto l’incredibile cifra di 456 milioni di utenti attivi. Un dato di per sé impressionante, che tra l’altro attesta una crescita di circa il 20% rispetto all’annata precedente.
Spotify prevede due tipologie di utenza: una gratuita (Free) e una a pagamento (Premium). L’utente Free può ascoltare musica illimitata da desktop, ma con l’obbligo di ascoltare inserzioni pubblicitarie e possibilità ridotte di passare da un brano a un altro.
L’utente Premium ha invece la possibilità di ascoltare musica senza interruzioni pubblicitarie e di scegliere brani a proprio piacimento. Inoltre può usufruire di uno streaming qualitativamente superiore (fino a 320 kbps) e può utilizzare l’app mobile Spotify senza limiti.
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2. Tidal
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Tidal è un servizio streaming di musica e podcast, ma anche di video. È stato lanciato nel 2014 dalla società norvegese Aspiro, venendo però poi acquisito dalla Project Panther Bidco Ltd del rapper Jay-Z.
Tidal è presente in oltre 50 paesi del mondo e offre un archivio da circa 60 milioni di brani musicali, a cui si aggiungono circa 250.000 video. Un elemento distintivo di Tidal è l’impegno dichiarato di versare agli artisti la percentuale di royalties più alta del mercato.
Il servizio di Tidal è disponibile attraverso la sottoscrizione di due diversi abbonamenti a pagamento: Tidal Premium e Tidal HiFi. I piani si differenziano soprattutto in base alla qualità dell’audio disponibile.
Il piano Tidal Premium propone all’utente la cosiddetta qualità lossy con tipo di file FLAC. Il piano Tidal HiFi garantisce invece un audio basato su FLAC - MQA: un formato considerato senza perdita di dati, paragonabile in tutto e per tutto alla qualità di un CD.
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3. Apple Music
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Apple Music è il servizio di streaming video e musicale realizzato da Apple. È stato distribuito nel giugno del 2015 attraverso l’aggiornamento iOS 8.4, raggiungendo contemporaneamente circa 100 paesi nel mondo.
Nel 2022 Apple Music ha superato i 79 milioni di utenti abbonati, andando a coprire una fetta di mercato corrispondente a circa il 15%. Il suo archivio ha recentemente raggiunto i 100 milioni di brani, a cui si aggiungono più di 30 mila playlist.
I contenuti audio possono essere ascoltati in streaming, ma possono anche essere scaricati per essere ascoltati offline. L’interfaccia di Apple Music varia in base all’aggiornamento iOS, iPadOS o macOS a disposizione dell’utente.
Lo stesso discorso vale per i servizi disponibili. Tra i più interessanti, l’ascolto con qualità senza perdita di dati e audio spaziale. L’audio lossless prevede l’utilizzo del codec ALAC, mentre la tecnologia surround utilizzata è il DolbyAtmos: entrambe le funzioni non incidono sul prezzo dell’abbonamento.
In linea generale, Apple Music converte tutti i file musicali caricati in formato AAC. Detto ciò il sistema supporta anche i file HE-AAC (o MPEG-4 AAC). Infine l’utente può scegliere altre opzioni di codifica disponibili: dall’AIFF all’Apple Lossless; dall’MP3 al WAV.
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4. Amazon Music
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Amazon Music (ex Amazon MP3) è il servizio streaming Amazon ed è stato lanciato a partire dal settembre del 2007. Prevede due tipologie di abbonamento: la prima è gratuita e si chiama Music Prime. La seconda è a pagamento e si chiama Music Unlimited.
Amazon Music Prime offre l’accesso a un catalogo musicale limitato, che contiene sia brani che podcast. È disponibile per tutti gli iscritti ad Amazon Prime e dunque può venire utilizzato da un totale di oltre 150 milioni di utenti.
Amazon Music Unlimited è stato lanciato nel 2016 sotto forma di abbonamento autonomo, eccezion fatta per alcuni paesi del mondo: ad esempio in India anche nel 2022 il servizio è stato reso disponibile senza costi aggiuntivi agli iscritti ad Amazon Prime.
I vantaggi del piano Amazon Music Unlimited rispetto ad Amazon Music Prime non riguardano soltanto l’offerta disponibile, che comunque passa da alcune migliaia a circa 100 milioni dibrani.
L’abbonamento a pagamento permette anche di ascoltare contenuti audio a qualità decisamente superiore: a partire dall’HD fino ad arrivare, ove possibile, all’Ultra HD. Amazon Music Unlimited offre inoltre l’audio spaziale in Dolby Atmos e 360 Reality Audio, a patto che si utilizzino dispositivi di diffusione compatibili.
Nel caso in cui un brano venga scaricato dall’app, il file su dispositivo è in formato MP3. Nel caso in cui l’utente scarichi un album o una playlist, i diversi brani verranno compressi all’interno di un file ZIP.
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5. YouTube Music
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YouTube Music è il servizio di streaming musicale realizzato da YouTube ed è stato presentato nel novembre del 2015. Si tratta di un’interfaccia pensata appositamente per muoversi in un catalogo di video musicali.
La qualità audio disponibile su YouTube Music prevede tre diverse opzioni caratterizzate dallo stesso codec di compressione AAC. Quella con minor consumo di dati prevede un bitrate a 48 kbps. Quella intermedia (la predefinita) prevede un bitrate a 128 kbps. Infine l’opzione con massima qualità prevede un bitrate a 256 kbps.
YouTube Music prevede due diversi piani di abbonamento, che nel 2022 hanno raggiunto circa 80 milioni di utenti iscritti in tutto il mondo. Il piano base YouTube Music è gratuito e richiede la semplice iscrizione alla piattaforma.
Per accedere a funzioni superiori bisogna iscriversi a YouTube Premium: un servizio che migliora la fruizione generale di YouTube: ad esempio elimina la pubblicità dalle riproduzioni e permette di accedere a tutti i contenuti originali YouTube Originals.
L’abbonamento a YouTube Premium ha ripercussioni dirette anche sull’utilizzo di YouTube Music: una su tutte la possibilità di ascoltare soltanto l’audio dei video musicali disponibili, riproducendoli in background.
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6. Deezer
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Deezer è stato lanciato sul mercato da un conglomerato di multinazionali: da una parte le francesi Orange SA e Idinvest Partners, dall’altra l’americana Access Industries. Quest’ultima è anche l’azienda madre della major Warner Music Group.
Deezer è una piattaforma di streaming disponibile in oltre 180 paesi del mondo, che vanta 20 milioni di utenti, tra cui circa 6 che usufruiscono di un abbonamento a pagamento. Anche questo servizio infatti prevede un piano free e uno premium.
Il piano Deezer Free mette a disposizione dell’utente l’intero catalogo della piattaforma: un pacchetto che conta oltre 90 milioni di brani, migliaia di podcast e una selezione di playlist e mix.
Il piano Deezer Premium aggiunge la possibilità di usufruire di tutti i contenuti di cui sopra senza interruzioni pubblicitarie. Ma anche la libera scelta e il libero skip da un brano all’altro, l’ascolto offline e un suono HiFi.
Il formato prediletto dalla piattaforma è lo FLAC. L’utente può accedere a una esclusiva HiFi Room, che promette un ascolto in qualità lossless da CD.
Non a caso Deezer ha stretto una partnership con diversi produttori di impianti per l’alta fedeltà e auricolari di fascia alta: da LG a Sony, da Yamaha a Bang & Olufsen.
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7. Qobuz
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Qobuz è una piattaforma di musica in streaming francese: è stata lanciata in patria nel 2007 ed è arrivata in Italia verso la fine del 2017. Il suo servizio non prevede piani free, ma può essere testato per un periodo di prova gratuita.
Il catalogo di Qobuz conta più di 40 milioni di brani e si caratterizza per una particolare predilezione verso il cosiddetto back catalogue. Questo vuol dire che al suo interno è possibile trovare rarità, lati B, ripubblicazioni. Ma anche generi spesso dimenticati dai suoi principali competitor: si pensi in tal senso al jazz, come alla musica classica e a quella elettronica.
Un altro fiore all’occhiello di Qobuz è la qualità sonora elevata. Il formato minimo disponibile è un FLAC Open-Source a 16Bit/44.1 kHz, che garantisce un audio molto superiore rispetto alla compressione tipica di un MP3.
A ciò si aggiunge una selezione di più di un milione di brani in altissima definizione in formato FLAC 24 Bit/192 kHZ. In questi casi si parla qualità Hi-Res, assolutamente paragonabile a quella di un CD.
Il livello dell’audio resta eccezionale anche nel caso in cui l’utente decida di scaricare un brano per ascoltarlo offline. Qobuz propone formati senza compressione come WAV e AIFF, ma anche formati con compressione senza perdita di dati: FLAC, ALAC e WMA Lossless.
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8. Bandcamp
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Bandcamp è stato fondato nel 2008 e da tanti punti di vista assomiglia a una piattaforma di streaming musicale. Eppure offre un servizio decisamente diverso rispetto a Spotify, Tidal, Apple Music e simili.
Bandcamp nasce infatti per permettere ai musicisti indipendenti di distribuire le loro opere in rete. Gli artisti possono poi decidere di permettere l’ascolto gratuito del proprio materiale, o se al contrario richiedere un compenso. Possono addirittura indicare il prezzo che preferiscono per il singolo album o la singola canzone.
Bandcamp è un servizio di promozione, distribuzione e vendita che sfrutta Internet per consentire ai suoi utenti di far conoscere la loro musica.
Lo streaming è soltanto una delle modalità di fruizione disponibili: l’utente può benissimo scaricare i brani presenti e, in certi casi, può usare la piattaforma per acquistare merchandising fisico di varia natura.
Non a caso l’amministratore delegato Ethan Diamond ha più volte definito la sua creatura come una via di mezzo tra un’etichetta discografica, un negozio di dischi e una community musicale.
A questo si aggiungono occasioni in cui la piattaforma viene utilizzata perraccogliere fondi per cause che non hanno niente a che vedere con la musica. Ad esempio negli ultimi anni Bandcamp ha promosso iniziative di beneficenza per combattere la pandemia da Covid-19 e per sostenere il movimento Black Lives Matters.
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9. Soundcloud
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Anche Soundcloud non è una semplice piattaforma di streaming musicale. Piuttosto è un servizio che ha a che fare col music sharing in senso più ampio.
È stata fondata nel 2007 dagli svedesi Alexander Ljung ed Eric Wahlforss e, in poco più di dieci anni, si è affermata come un vero e proprio colosso internazionale. Oggi Soundcloud conta più di 175 milioni di utenti mensili, distribuiti in tutto il mondo.
L’ascolto di musica su Soundcloud è assolutamente gratuito e illimitato. Al contrario per potere usufruire a pieno dei servizi relativi a caricamento e distribuzione, bisogna sottoscrivere un abbonamento a pagamento.
Gli utenti iscritti a Soundcloud possono caricare la propria musica e sincronizzarla con account esterni: ad esempio quelli di social network come Facebook e Twitter o di piattaforme come YouTube.
Tra le altre possibilità fornite da Soundcloud, la possibilità di creare dei widget per siti web, blog e applicazioni. Ma anche un API che permette l’upload e il download di brani direttamente dallo smartphone.
I file supportati sono molteplici: da AIFF a WAVE, da FLAC ad ALAC, da OGG a MP3. I limiti imposti hanno a che fare con le dimensioni e la durata massima del singolo brano e corrispondono rispettivamente a 4 GB e tre ore.
Un altro elemento significativo riguarda il numero massimo di 100 download per brano caricato. Per ovviare a queste limitazioni bisogna passare al piano Pro Unlimited.
Con Soundcloud Pro Unlimited non esistono limiti di download e vengono estesi anche i limiti tecnici di peso e durata del singolo brano: questi ultimi arrivano rispettivamente a 6 GB e 6 ore e 45 minuti.
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10. Piattaforme per podcast e audiolibri
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Podcast e audiolibri rappresentano due tra i prodotti sonori più apprezzati di questo momento storico. I podcast sono una specie di evoluzione digitale delle trasmissioni radio: possono venire fruiti in streaming, ma anche scaricati e ascoltati offline.
Gli audiolibri sono delle registrazioni eseguite da speaker o attori professionisti, che vengono assoldati per leggere uno o più libri. In certi casi la lettura non viene effettuata da un essere umano, ma da un motore di sintesi vocale.
Alcune delle piattaforme di streaming descritte nei capoversi precedenti offrono spazio anche a podcast e audiolibri. Al tempo stesso esistono luoghi virtuali pensati appositamente per la loro diffusione.
Per quanto riguarda i podcast, tra i canali più apprezzati in assoluto si trovano Spreaker, RedCircle e Buzzsprout: piattaforme che permettono sia l’ascolto che l’upload di materiale. A questi si aggiunge la piattaforma Podcast realizzata da Apple e disponibile su tutti i suoi device.
Il mercato degli audiolibri è appena meno ricco in questo momento storico, ma vanta comunque diverse realtà dedicate, come ad esempio Google Play Libri.
Infine è impossibile non citare Storytel e Audible: due realtà dedicate espressamente tanti ai podcast quanto agli audiolibri. Storytel è nata a Stoccolma, è presente in 25 paesi e vanta un catalogo di circa 400.000 titoli.
Audible è il servizio Amazon per appassionati di podcast e audiolibri. Può essere testato gratuitamente, ma poi prevede un abbonamento mensile.