È vero. Le premesse (e le promesse) erano ben altre: a inizio del secondo decennio del XXI secolo ZTE puntava direttamente alla leadership mondiale del mercato degli smartphone, provando a insidiare i vari Nokia, Samsung ed Apple. Oggi, a oltre cinque anni di distanza, le sue ambizioni sono state un po' ridimensionate, ma ciò non vuol dire che il produttore cinese abbia rinunciato al suo sogno: dopo qualche anno un po' sottotono, ZTE sembra aver recuperato "l'abbrivio" grazie a ottime performance sul mercato domestico. Ora si punta al mercato statunitense e, complice il lancio del marchio Nubia, a rafforzare la posizione su quello europeo.
Un successo frutto anche del lavoro dei laboratori di ricerca e sviluppo ZTE, in grado di sfornare centinaia di brevetti ogni anno. In questo modo il produttore cinese è in grado di sviluppare dispositivi mobili all'avanguardia e caratterizzati da un ottimo rapporto qualità/prezzo. Insomma, la previsione di diventare terzo produttore mondiale di smartphone potrebbe non esser stata così avventata.
ZTE, comunque, non è solo smarphone e dispositivi mobili. Anzi: il core busines dell'azienda cinese sta nella produzione di apparati per le telecomunicazioni (dispositivi per scambio di dati wireless, fibra ottica e altri mezzi di trasmissione ottica delle informazioni e altro), mentre una fetta considerevole dei proventi arriva anche dallo sviluppo di software di vario genere.
I primi passi di ZTE
ZTE nasce nel 1985 a Shenzhen (Cina) con il nome di Zhongxing Semiconductor Co. su iniziativa di un gruppo di imprenditori locali coordinati dal ministero della Ricerca Aerospaziale cinese. Nei suoi primi anni di vita, dunque, la società cinese si occupa di realizzare chip, processori e altri semiconduttori per le aziende aerospaziali cinesi e non solo. Il primo cambiamento sostanziale si ha nel marzo 1993, con cambio di nome e ragione societaria: quella che era Zhongxing Semiconductor diventa Zhongxing New Telecommunications Equipment Co., mentre il business si focalizza maggiormente sul mercato privato (la proprietà resta comunque tra le mani del Governo cinese).
La svolta decisiva, però, arriva solo qualche anno più tardi. Nel 1997, in seguito alla quotazione in Borsa a Shenzhen, nasce ufficialmente ZTE Corporation: il ministero Aerospaziale fa un passo indietro e il controllo societario è affidato a investitori privati. Nel 2004 una seconda quotazione (questa volta presso la Borsa di Hong Kong) permette a ZTE di ottenere denaro a sufficienza per intraprendere un ambizioso piano di sviluppo internazionale.
Fuori dalla Cina
Fino alla fine del XX secolo, ZTE è rimasta (più o meno) confinata all'interno del mercato cinese: è con le quotazioni in Borsa e il ricambio del gruppo dirigente che il gigante cinese decide di affacciarsi anche sul mercato internazionale. Grazie alla liquidità ottenuta con la cessione dei pacchetti azionari sul mercato di Shenzhen prima e Hong Kong dopo, ZTE può investire ancora più denaro nel settore Ricerca e Sviluppo e può finalmente pensare all'espansione nei mercati dei Paesi occidentali.
Il primo accordo in tal senso arriva nel 2006 con la canadese Telus: il produttore cinese si impegna a sviluppare vari dispositivi mobili che saranno poi venduti agli utenti del Paese nord americano. Accordi analoghi arrivano nei mesi successivi con i britannici di Vodafone, gli spagnoli di Telefonica e gli astraliani di Telstra. Nel giro di qualche mese ZTE diventa un fattore di grande rilievo all'interno del mercato mondiale degli smartphone, potendo contare su una rete di distribuzione internazionale che raggiunge ben 140 Paesi in tutti i continenti.
Come affermato dagli stessi dirigenti, però, la strategia commerciale odierna di ZTE può essere racchiusa nell'acronimo ACW: America, China, Worldwide. Prima il Nord America, poi la Cina e infine il mondo, insomma. E dire, però, che è quello europeo il mercato nel quale il produttore cinese ha maggior forza: in Germania, Francia, Regno Unito e Spagna è nelle primissime posizioni tra i venditori di smartphone, con fette di mercato in rapida crescita.
A raffreddare un po' gli animi verso il mercato statunitense, però, ci pensa la sanzione rimediata nel primo trimestre 2017 e che ha un po' affossato il bilancio ZTE. L'azienda cinese, infatti, è stata riconosciuta colpevole di aver vendute tecnologie per la telecomunicazione mobile al governo nordcoreano nonostante l'embargo delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti ed è stata costretta a staccare un assegno da 1 miliardo di dollari (o poco meno) per pagare la relativa sanzione. Insomma, non esattamente come un divieto di sosta.
Primato della ricerca
Grazie a una politica commerciale molto aggressiva, ZTE conquista velocemente fette di mercato nei Paesi occidentali, diventando ben presto il quarto produttore mondiale di smartphone. Il merito del successo, come detto, va attribuito anche al dipartimento di ricerca e sviluppo: grazie alle continue novità in arrivo dai laboratori, infatti, ZTE riesce a creare dispositivi innovativi a basso prezzo. Nel 2011, ad esempio, il colosso cinese è il primo a mettere in commercio uno smartphone dotato di chip GPS e chip GLONASS (il sistema di rilevamento satellitare sviluppato dalla Russia) per una geolocalizzazione più precisa e veloce.
Secondo i dati rilasciati dalla stessa azienda, il colosso cinese investe il 10% dei propri proventi al settore Ricerca e sviluppo, riuscendo così a "produrre" brevetti a ritmo elevato. Le ultime statistiche parlano chiaro: ZTE ha circa 50 mila brevetti registrati, di cui il 90% legati a invenzioni effettivamente realizzate. Per due anni consecutivi (2011 e 2012), ZTE è stata l'azienda che ha presentato il maggior numero di richieste di brevetti in tutto il mondo.
(aggiornato il 30 marzo 2017)