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SocialRadar, l'app per scoprire chi è intorno a te

Unendo le informazioni geolocalizzate di vari social network, è in grado di dire se attorno ci sono amici, conoscenti o sconosciuti. Ecco come funziona

SocialRadar

I social network collezionano un'infinità di dati sugli iscritti. Da quelli apparentemente poco rilevanti (hotel nei quali si è soggiornato, città visitate, cibi preferiti, squadra del cuore, ecc.) a elementi di un certo peso (nome, cognome, data e luogo di nascita, stato sentimentale, ecc.), i database dei vari Facebook, Twitter, Google+, LinkedIn, Instagram e Foursquare sono delle vere e proprie miniere di informazioni. Non da ultimo, contengono anche i dati di localizzazione geografica degli utenti.

Grazie alle app per smartphone e tablet, le reti sociali sono in grado di ricevere notizie sempre aggiornate sulla posizione degli iscritti. Dai check in nei locali o nelle località turistiche alle foto con geotag, le possibili fonti di informazione sono molteplici. Nessuno, però, è mai riuscito ad unire fattivamente tutte queste fonti e offrire agli utenti un unico “prodotto integrato”.

Cosa è SocialRadar

Già negli anni passati più di qualche sviluppatore si era avventurato nella creazione di app che potessero sfruttare i dati di localizzazione geografica dei vari social e unirli in un unico prodotto. Esperimenti, però, falliti nella gran parte dei casi: l'integrazione non era mai perfetta e gli utenti fuggivano dopo una prova piuttosto sommaria. SocialRadar, app per iPhone ideata da Michael Chasen, promette di avere successo dove tutti gli altri hanno già fallito.

 

 

SocialRadar fornisce informazioni in tempo reale sulla posizione degli amici e dei follower dei vari social che ci sono intorno. Collegandosi agli account Facebook, Twitter, Instagram, Google+ e Foursquare, è in grado di ricavarne dati sulla posizione e sulle ultime attività svolte. Successivamente, la piattaforma social ideata da Chasen rielabora i dati in modo da poter localizzare ognuno degli amici o follower su una mappa digitale. Non solo: SocialRadar sarà in grado di dire all'utente il tipo di relazione che lo lega ad ogni contatto, il modo in cui hanno interagito nel recente passato e cosa stiano facendo i vari contatti in quel preciso istante.

Come nasce SocialRadar

SocialRadar nasce mentre Chasen era ancora a capo di Blackboard, portale di e-learning. “Per il mio lavoro ho passato moltissimo tempo tra campus e facoltà universitarie. Queste mie 'frequentazioni' mi hanno permesso di conoscere quelli che sarebbero diventati dei fenomeni di massa prima della loro consacrazione. È accaduto così, ad esempio, con Facebook ad Harvard”.

 

 

Ma la frequentazione di ambienti universitari permise a Chasen anche di capire quali potessero essere i trend del futuro. Arriva così l'idea per un'app che unisca i dati di localizzazione provenienti dalle varie piattaforme social. “Molti studenti erano soliti condividere la loro posizione come qualunque altra informazione social. A quel punto ho realizzato che tutti gli smartphone del mondo, diversi miliardi, fossero utilizzati anche come segnalatori di posizione e che tutte queste informazioni fossero disponibili sul cloud. Nessuno, però, era in grado di sfruttarle”.

Come funziona SocialRadar

L'applicazione di Chasen si basa sulla premessa che gli utenti, sfruttando le informazioni dei vari social network, possano entrare in un bar, un ristorante o qualsiasi altro locale e conoscere in anticipo chi troveranno dentro, se siano amici, amici di amici, follower o accerchiati e cosa hanno fatto recentemente.

 

 

Quando la si usa, nella schermata principale verranno mostrate le persone più vicine e il tipo di relazione che ci lega a loro. Restringendo il campo di ricerca si avranno maggiori informazioni sui contatti, scoprendo anche cosa abbiano fatto ultimamente e cosa stiano facendo in quell'istante. Sia il raggio di “ricerca”, sia le opzioni di visualizzazione – pubblico, solo per gli amici, anonimo, invisibile – potranno essere impostati dalla schermata principale.

Lungo termine

Il progetto SocialRadar, comunque, non è di quelli a breve termine. Gli stessi ideatori, infatti, prevedono che l'app non sfonderà prima di 3-5 anni. Un appuntamento che Michal Chasen e gli altri non intendono affatto perdere. “Entro cinque anni – spiega lo stesso CEO di SocialRadar – 5 miliardi e 600 milioni di persone possiederanno almeno uno smartphone e quasi 4 miliardi saranno quelle dotate di un profilo social. Coniugando questi due elementi potremo cambiare in maniera positiva e fondamentale il modo in cui le persone si incontrano e interagiscono”.

 

 

In questo Chasen vede una stretta similarità tra la sua ultima creatura e Google Maps. Secondo il CEO di SocialRadar nessuno, prima dell'avvento delle mappe digitali del gigante di Mountain View, aveva mai sentito la necessità di portare con sé una cartina geografica o un atlante. Il servizio di cartografia di Google ha creato una sorta di bisogno indotto, e altrettanto spera di fare Chasen con il suo SocialRadar: stimolare gli utenti dei social network affinché sentano la necessità di conoscere esattamente dove siano i loro amici.

Allarme privacy

SocialRadar, come era semplice immaginare, non è affatto esente da problematiche connesse con la privacy degli utenti. Più di qualcuno, infatti, ha storto il naso per possibili intromissioni dell'app nella vita privata degli utenti. Preoccupazioni, secondo Michael Chasen, prive di qualsiasi fondamento. La sua ultima creatura, infatti, avrà accesso solo a dati resi già pubblici dall'utente e la privacy, con la protezione dei dati personali, è stato uno dei primi problemi affrontati nel momento in cui si è iniziato a progettare SocialRadar. “In molti – continua il CEO e fondatore di SocialRadar – stanno parlando dei problemi di privacy connessi con l'applicazione, ma sbagliano obiettivo. Il vero problema non è la condivisione dei dati, quanto il loro controllo. La caratteristica principale richiesta dagli utenti della nostra app è avere il controllo sui loro dati. Ed è quello che abbiamo dato loro”.

 

13 aprile 2014

A cura di Cultur-e
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