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Social games, tutti i rischi che si possono correre

Vero e proprio fenomeno di costume mondiale, i giochi legati alle piattaforme social hanno non pochi lati oscuri. Ecco i peggiori

Bambino che gioca con lo smartphone

Farmville ha fatto un po' l'apripista, mostrando al mondo intero le potenzialità di un settore che, a cavallo tra 2009 e 2010 iniziava appena a svilupparsi. Nonostante non potesse contare su una grafica accattivante, il videogioco sviluppato da Zynga è stato capace di attirare le attenzioni di milioni di giocatori in tutto il mondo e generare, con il suo modello di business, milioni e milioni di profitti finiti direttamente nelle casse della sua casa sviluppatrice. Negli anni a seguire sono arrivati i vari Ruzzle, Candy Crush Saga (e i suoi "fratelli"), Clash Royale e Clash of Clans, ma il modello (economico e videoludico) era più o meno lo stesso.

Facendo leva sul gran numero di utenti iscritti ai social network – Facebook in primis – le software house hanno iniziato sviluppare titoli che potessero essere giocati da browser o smartphone e fossero capaci di diventare virali nel giro di poco tempo. Nascono così i social game, caratterizzati da una grafica non sempre esaltante – anzi, molto spesso cartoonizzata – ma da un elevato livello di interazione e giocabilità e forte "capacità" virale. Un successo senza pari, che ha permesso a diverse software house di crescere velocemente, tanto da arrivare presto alla quotazione in borsa.

Come ci insegna il proverbio, però, non è tutto oro quello che luccica. Anche i social game, infatti, nascondono i loro lati oscuri e possono essere addirittura dannosi per chi, in qualche maniera, ne abusa. Tra acquisti in-app a volte troppo semplici e trappole tese da adulti interessati ad adescare minori, i vari titoli presenti online possono diventare anche un incubo dal quale è difficile risvegliarsi.

Il rischio degli acquisti in-app

L'allarme arriva direttamente dall'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, secondo la quale alcune applicazioni sembrano essere state sviluppate appositamente per "incastrare" i più giovani – preadolescenti, in particolare – e forzarli a giocare per ore e ore, senza sosta. Applicazioni, tra le quali figurano anche alcune delle più celebri come Clash of Clans e Clash Royale, capaci di creare dipendenza e "costringere" il player a scelte tutt'altro che semplici (vista, soprattutto, l'età media dei giocatori). Livello dopo livello, infatti, le sfide diventano sempre più complesse, tanto da sembrare impossibili da risolvere. A questo punto si hanno due possibili strade da seguire: abbandonare tutto oppure acquistare pacchetti "evolutivi" che permettono di sbloccare superpoteri o armi speciali. Un circolo vizioso che, in alcuni casi, spinge i più giovani a rubare i soldi in casa o addirittura a gonfiare in maniera incredibile i conti corrente dei genitori con accrediti giornalieri.

 

Clash of Clans

 

E non sempre le possibili misure di sicurezza riescono a fermare la voglia di acquisto compulsivo. A inizio 2017 una bambina in età prescolare è riuscita a spendere ben 250 dollari statunitensi acquistando pacchetti speciali all'interno di una non meglio specificata app dallo smartphone della mamma. Il tutto nonostante gli acquisti dovessero essere autorizzati con il TouchID dell'iPhone. La bambina, infatti, si è dimostrata molto più furba dei sistemi di sicurezza dello smartphone e ha "utilizzato" le dita della mamma che nel frattempo dormiva sul divano. Insomma, prima di lasciare lo smartphone o il tablet tra le mani dei bambini, accertatevi che non abbiano modo di autorizzare i pagamenti per gli acquisti in app: potreste risvegliarvi (è proprio il caso di dire) con una bolletta piuttosto pesante.

Pericolo pedofilia

Telefono Azzurro, invece, fa suonare un altro campanello d'allarme legato ai social games. Sfruttando le funzionalità di Facebook e altre reti sociali, i vari giochi permettono agli utenti di chattare tra di loro. Un canale comunicativo "pregiato" che sembra essere utilizzato da pedofili e adescatori vari in cerca di giovani "vittime".

 

Non lasciate giocare da soli i vostri bambini

 

"La piattaforma del gioco – spiega la dottoressa Simona Maurino, psicologa e consulente Telefono Azzurro – è divenuta un luogo dove gli adescatori insidiano i minori. Un fenomeno non solo italiano: confrontandoci con i colleghi stranieri, abbiamo scoperto che ciò sta accadendo in molti Paesi europei". Di casi da raccontare ce ne sarebbero decine, spiega la consulente della Onlus italiana, ma sono ancora pochi quelli che hanno la forza e il coraggio di confidarsi con genitori e terapisti e spiegare loro la tragedia che stanno vivendo.

A cura di Cultur-e
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