Il 2021 si è aperto con una enorme polemica a livello globale contro WhatsApp e la sua nuova privacy policy. Annunciata già a fine 2020, la nuova policy doveva entrare in vigore l'8 febbraio ma è stata posticipata di tre mesi dopo le pesantissime critiche. Un vero e proprio polverone, in gran parte ingiustificato: tra la vecchia e la nuova policy, infatti, non cambia poi molto e in Europa non cambia assolutamente niente grazie alla normativa GDPR.
Tuttavia, il famoso messaggio mostrato agli utenti da WhatsApp ha generato il panico tra gli utenti. In Italia il Garante della Privacy ha criticato fortemente il messaggio in cui WhatsApp annuncia l'arrivo dei nuovi termini del servizio, ritenendolo troppo vago: gli utenti, leggendolo, non possono capire di cosa si tratta. Il nostro Garante Privacy ha persino chiesto l'intervento della Edpb, la European Data Protection Board cioè il Comitato europeo per la protezione dei dati.
In India a WhatsApp è andata anche peggio: nel subcontinente, dove l'app conta ben 400 milioni di utenti, a lamentarsi è stato il Ministro della Tecnologia in persona. Lo ha fatto con una email, nella quale quasi ha minacciato il Gruppo Facebook di prendere seri provvedimenti. A non piacere al Ministro è stato il fatto che la privacy degli utenti europei è più tutelata rispetto a quella degli indiani.
Tutto questo ha spinto milioni di utenti verso altre app di messaggistica, almeno per provarle. Due le mete principali della grande fuga degli utenti da WhatsApp: Telegram, che ha così raggiunto i 500 milioni di utenti, e Signal, che ha raggiunto i 50 milioni di utenti. Ma quali sono le reali differenze tra WhatsApp, Telegram e Signal in fatto di privacy e sicurezza?
Privacy e sicurezza non sono la stessa cosa
Prima di proseguire è necessario puntualizzare che privacy e sicurezza sono due temi separati. La privacy ha a che fare con i dati dell'utente raccolti dalla piattaforma di messaggistica e da come vengono usati per eventuali scopi commerciali. La sicurezza ha a che fare su come vengono gestiti questi dati e sulla crittografia applicata alle chat.
Tutte e tre le app, WhatsApp, Telegram e Signal, applicano una crittografia end-to-end alle chat degli utenti. Ma con delle differenze tra l'una e l'altra: WhatsApp e Signal usano entrambe il protocollo Signal, mentre Telegram usa MTProto (e non di default: l'utente la deve attivare dalle impostazioni e non può farlo nelle chat di gruppo).
Non tutte le app si sono dimostrate nel tempo in grado di tutelare i dati raccolti, con Telegram che ha fatto le figure peggiori con almeno due grossi "data breach" in seguito ai quali sono stati rivelati al pubblico i dati di quasi 60 milioni di utenti.
Per quanto riguarda la privacy, cioè cosa sa di noi l'app e come usa i dati raccolti, le differenze tra le tre app sono invece abissali. E, purtroppo è vero, WhatsApp è quella che si fa meno i fatti suoi.
Privacy: WhatsApp contro Telegram e Signal
La quantità di dati raccolti da WhatsApp è enorme, la lista è quasi impossibile da fare. In linea di massima, e andando per macrocategorie di dati, WhatsApp raccoglie questi dati sull'utente:
- ID del dispositivo
- ID utente
- Dati pubblicitari
- Cronologia degli acquisti
- Posizione approssimativa
- Numero di telefono
- Indirizzo email
- Lista dei contatti
- Interazione con la piattaforma
- Dati di arresto anomalo
- Dati sulle prestazioni
- Altri dati diagnostici
- Informazioni sui pagamenti
- Informazioni per il Servizio Clienti
- Altri contenuti dell'utente
Dentro ognuna di queste categorie c'è molto altro e solo un'altra app raccoglie più dati di WhatsApp: è la "sorella" Facebook Messenger.
Telegram è al secondo posto: non raccoglie pochissimi dati come afferma, ma neanche così tanti:
- ID utente
- Lista dei contatti
- Numero di telefono
- Indirizzo IP
- Nome dell'utente
Singal, in confronto alle altre due app, è incredibilmente rispettosa della privacy: l'unico dato raccolto è il numero di telefono, che viene usato come ID per identificare l'utente sulla piattaforma.