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Come evitare di essere tracciati dai segnali ultrasonici

Molti siti web potrebbero tracciarci senza che ce ne accorgiamo minimamente. Basta utilizzare segnali ultrasonici e due dispositivi dotati di "buone orecchie"

Segnali ultrasonici in ascolto

Il Web di oggi è in gran parte gratuito, ma ormai sappiamo tutti benissimo che il rovescio della medaglia è una colossale raccolta di dati sul nostro comportamento e i nostri gusti, finalizzata a profilarci nel minimo dettaglio, per poi, nel migliore dei casi, somministrarci pubblicità di prodotti che, almeno in teoria, dovrebbero rappresentare esattamente ciò che cerchiamo, nel momento in cui lo cerchiamo e al prezzo che siamo disposti a pagare.

Tutta la tecnologia che usiamo ogni giorno è studiata per raccogliere dati: la cronologia dei browser registra i siti che visitiamo, il GPS e il modem dello smartphone registrano dove siamo, le app che abbiamo installato accedono ai nostri dati personali. Ma, forse, tutto ciò potrebbe non essere neanche la cosa più preoccupante perché c'è un'altra tecnologia che mette seriamente a rischio la nostra privacy: si chiama "ultrasonic cross-device tracking" e quasi nessuno la conosce. Ma conoscerla è anche il modo migliore per difendersi.

Tracciamento dati ultrasuoni

Cosa è il tracking ultrasonico e come funziona

L'ultrasonic cross-device tracking, tradotto in italiano con un più semplice "tracciamento ultrasonico molti-dispositivo", non è altro che un sistema di tracciamento della nostra posizione e di altri nostri dati personali tramite ultrasuoni. Cioè suoni che l'orecchio umano non può sentire. Ma il microfono del nostro smartphone o del nostro PC sì, ed è su questo che si basa il meccanismo che mette a rischio la nostra privacy.

Senza che noi ce ne possiamo accorgere, infatti, due dispositivi elettronici possono comunicare tra loro e scambiarsi informazioni tramite ultrasuoni. Tra queste informazioni c'è di tutto, non solo la nostra presenza in un posto. Per fare un esempio: un segnale ultrasonico potrebbe essere emesso da un sito Web, uno spot pubblicitario o una app per smartphone. Anche se noi non lo sentiamo, tale segnale a ultrasuoni potrebbe inviare messaggi a una app installata sul nostro cellulare che, di conseguenza, potrebbe registrare il fatto che noi stiamo visitando quel particolare sito, vedendo quello specifico spot o siamo vicini a qualcuno che possiede quella certa app che ha emesso quel suono.

Audio ultrasuoni smartphonr

Dal punto di vista del marketing è ottimo, dal punto di vista della nostra privacy molto meno. Mettiamo il caso che stiamo ascoltando uno spot alla radio. In teoria è impossibile per chi ha pagato per lo spot sapere esattamente chi lo ha ascoltato. In pratica no, perché se lo spot contiene un segnale a ultrasuoni che viene registrato da una delle app installate sul nostro onnipresente smart device, e tale app ha un accordo di condivisione dei nostri dati con chi ha trasmesso lo spot, allora il cerchio si chiude: anche tecnologie vecchissime come la radio possono essere usate per tracciare il nostro comportamento.

Oppure tracciare la nostra posizione senza accedere al GPS o ai dati sulla rete mobile: basta che l'app registri tutti i posti in cui ha captato degli ultrasuoni. Alcuni ricercatori dell'University College London hanno mostrato con un video, già nel gennaio 2017, come sia estremamente semplice usare questa tecnologia per "deanonimizzare" completamente un utente tramite un sito apparentemente innocuo e uno smartphone.

Come difendersi dal tracking a ultrasuoni

Affinché il tracking ultrasonico tra dispositivi funzioni sono necessarie soltanto due cose: un dispositivo che emette gli ultrasuoni e uno che li riceve. Chiaro e semplice. Altrettanto chiaro è il fatto che per ricevere gli ultrasuoni una applicazione deve avere l'accesso al nostro microfono e tenerlo attivo in attesa del segnale. Ecco che, ancora una volta, diventa fondamentale gestire finemente i permessi che concediamo alle app sui nostri dispositivi.

Il primo passo per difendersi dal tracking a ultrasuoni, quindi, è non concedere alle app l'uso del microfono. Inoltre, alcuni ricercatori della Università di Santa Barbara in California, insieme ai colleghi di Londra già citati, hanno messo a punto una estensione per il browser Chrome e una patch per Android che definiscono sound firewall. Si tratta di un vero e proprio filtro che blocca gli ultrasuoni e, di conseguenza, il tracking e la raccolta dati. Se non avete intenzione di rinunciare alle app che chiedono l'accesso al microfono, quindi, sarebbe bene almeno usare questo metodo. Potete scaricare la patch e l'estensione a questo indirizzo: https://ubeacsec.org/

A cura di Cultur-e
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