La rivista statunitense Forbes lo piazza al 91esimo posto nella graduatoria degli uomini più ricchi al mondo, con un patrimonio personale di poco superiore agli 11 miliardi di dollari. Niente male per il prototipo perfetto del self-made man, ovvero dell’uomo che si è fatto da sé. Partito come giornalista di strada in una testata gloriosa come il Daily Mail, è divenuto il tycoon più ricco e influente al mondo, con un impero mediatico che va dall’Australia, sua terra d’origine, fino agli Stati Uniti, passando per Asia e Europa, Italia compresa. La vita di Rupert Murdoch, arzillo multimiliardario australiano, è stata piuttosto avventurosa anche a livello personale, come raccontano i suoi tre matrimoni (l’ultimo celebrato nel 1999 con una donna di 39 anni più giovane) e i sei figli. In un certo senso, tuttavia, Murdoch era figlio d’arte: suo padre era un piccolo editore, ma i quotidiani che ereditò appena 23enne potevano essere considerati tutto tranne che una potenza mediatica.
Keith Rupert Murdoch nacque a Melbourne (Australia) nel 1931 da Sir Keith Murdoch, celebre reporter di guerra e successivamente proprietario di alcuni quotidiani regionali australiani, ed Elisabeth Greene. Dopo essersi diplomato presso il Geelong Grammar, uno degli istituti superiori più prestigiosi d’Australia, nel 1949 si trasferì in Inghilterra, dove seguì le lezioni presso il Worcester College dell’ Università di Oxford. Qui aveva iniziato l’apprendistato da giornalista nelle fila del Daily Mail, storica testata britannica, con l’obiettivo di seguire le orme paterne. Nel 1952, però, fu costretto a rientrare precipitosamente nel Paese natio: l’improvvisa morte del padre, infatti, costrinse il giovane Rupert a mettere da parte gli studi (conseguì ugualmente la laurea nel 1953) per occuparsi degli affari di famiglia. Divenne così proprietario della News Limited, azienda di famiglia cui facevano capo diverse testate locali australiane.
Ma la situazione finanziaria del gruppo era piuttosto precaria, cosicché Rupert dovette mettere in pratica alcuni trucchetti che aveva appreso durante il suo lavoro presso il Daily Mail. Prima di tutto, il giovane Murdoch riuscì a rilanciare le sorti dell’Adelaide News, il main asset della News Limited, che nel giro di qualche mese divenne una delle testate più importanti del Paese dei canguri. Murdoch rivoluzionò il concetto di tabloid prima in Australia e poi nel mondo, focalizzando le sue testate su notizie sportive e di gossip e dedicando particolare attenzione alla titolazione degli articoli.
Nel giro di pochi anni Murdoch mise in piedi una politica di espansione che riguardò dapprima l’Australia e successivamente il Regno Unito. Nel 1964 diede vita al The Australian, primo quotidiano nazionale. Nel 1969 fece il suo ingresso nel mercato britannico acquistando il settimanale News of the World e, poco dopo, il quotidiano The Sun (ad inizio anni ’80 acquisì il controllo anche del Times e del Sunday Times). Nel 1974 si trasferì negli Stati Uniti e celebrò il trasloco acquistando il New York Post, il più celebre e antico quotidiano della Grande Mela. Nel 1979 fondò la News Corporation, holding che detiene tuttora il controllo della News Limited e di tutto il pacchetto di quotidiani, settimanali e canali televisivi che il magnate australiano ha acquistato nel corso della sua vita.
Ma la campagna acquisti negli States non era affatto finita. Dopo aver primeggiato nel settore della carta stampata, Murdoch voleva fare il proprio ingresso nel mondo televisivo. Nel 1984 acquisì, per 250 milioni di dollari, la 20th Century Fox; l’anno successivo ottenne la cittadinanza statunitense e poté finalmente diventare proprietario anche di canali televisivi. Nel 1986 fondò la Fox Broadcasting Company dopo aver acquisito il controllo delle stazioni televisive della Metromedia. Nel 1989 estese i propri interessi televisivi al Regno Unito, dove lanciò la televisione satellitare Sky Television; l’anno successivo nacque il gruppo BSkyB grazie alla fusione con i rivali di BSB.
Gli anni ’90 non iniziarono sotto i migliori auspici: News Corp. accusava debiti per 7 miliardi di dollari a causa dei pesanti investimenti nel settore televisivo e Murdoch fu costretto a cedere gran parte delle testate statunitensi acquistate qualche anno prima. Il magnate, ormai statunitense d’adozione, tenne duro e continuò la sua politica di espansione, lanciando canali televisivi satellitari in Australia, Asia ed Europa Continentale.
Nel 2003 fece il suo ingresso nel mercato italiano, rilevando le quote di Stream e Tele+ e stabilisce un monopolio de fact (con il placet dell’Unione Europea) sul mercato televisivo satellitare in Italia. In 10 anni di attività, Sky conta poco meno di 5 milioni di abbonati (4.83 milioni a fine 2012), con oltre 100 canali tematici e 40 canali Premium, con un totale di 60 canali in alta definizione.
Nel 2007 acquistò il gruppo editoriale Dow Jones e con esso alcune delle testate economiche più famose e lette al mondo come il Wall Street Journal.
Tra il 2011 e il 2012, insieme al figlio James restano invischiati nello scandalo delle intercettazioni telefoniche. I giornalisti del News of the World, con il consenso del vicedirettore del giornale, ascoltavano illegalmente le conversazioni di attori, giocatori, cantanti e altri personaggi pubblici britannici per offrire ai lettori scoop quotidiani. Rupert e James Murdoch vennero ripetutamente ascoltati da varie commissioni d’inchiesta parlamentari inglesi come persone informate dei fatti e, al termine dell’indagine, decisero di chiudere il News of the World, la cui opinione tra i lettori era ormai totalmente deteriorata.
29 marzo 2013