Nell’ultimo anno, le piattaforme di streaming hanno visto un'esplosione di brani, costituiti da sibili, ronzii, fruscii e varietà di statico radiofonico, nonché registrazioni di precipitazioni, onde del mare e falò scoppiettanti. Il rumore bianco, in inglese white noise, è un suono caratterizzato da assenza di periodicità nel tempo e ampiezza costante sullo spettro di frequenze udibili, emesso da fonti naturali o artificiali, per mascherare rumori incostanti (sound masking) come del traffico o di una porta sbattuta.
Una radiazione elettromagnetica di simile spettro nella banda della luce visibile apparirebbe all'occhio umano come luce bianca. Anche il rumore di phon, aspirapolvere, ventilatore e di un aereo in volo è un rumore bianco. Un potenziale di numeri e royalties che è ormai impossibile non notare, visto che i rumori bianchi stanno generando introiti e streams pazzeschi.
Rumori bianchi e conseguenze sulla musica
Non esistono prove scientifiche che sostengono che questi tappeti sonori aiutino a rilassarsi, prendere sonno, concentrarsi nello studio e nel lavoro, ma è nato un business che ha aumentato la richiesta di musica con la stessa funzione.
La musica ambient ha una storia di genere d’avanguardia e sperimentazione, ma negli ultimi anni è stata caratterizzata da produzioni dozzinali pensate per sfruttare commercialmente gli algoritmi delle piattaforme di streaming.
La produzione di rumori bianchi somiglia a un brusio, ricavato da elettrodomestici, dal vento o da un mix di vari rumori montati e confezionati abilmente in un loop che continua ad andare in sottofondo.
Anche su piattaforme digitalicome Spotify e YouTube, molti canali si sono specializzati nella pubblicazione di lunghi video o trasmissioni in diretta di rumore bianco o altri suoni rilassanti. Esempio di successo è “White Noise Black Screen | Sleep, Study, Focus | 10 Hours”, una traccia di rumore bianco di 10 ore accompagnata da una schermata nera.
Case discografiche e aziende tecnologiche si sono accorte del potenziale guadagno: Apple sta includendo il rumore di fondo nel sistema operativo Mac e influencer TikTok hanno promosso rumore rosa e marrone per aiutare gli studenti a concentrarsi.
White Noise spopolano grazie a SEO e IA
In un’era di incertezza e malessere costante, l’imperativo new age di riconciliarsi con se stessi, per ridurre l’ansia e aiutare la concentrazione, è entrato nella cultura mainstream. La ricerca su Google di suoni volti al relax e per conciliare il sonno, spesso minato dalla pandemic fatigue, ha cambiato le necessità in fatto di sound surrounding.
Un po’ come con la musica Lo-Fi che ha avuto un successo crescente con la pandemia. Da genere con suoni di scarsa qualità audio, si è poi sovrapposto a “downtempo” o “chillwave”, musica elettronica e hip hop dai ritmi lenti e rilassanti, melodie gradevoli e ripetitive.
La musica ambient assolve a una funzione precisa, migliorare la produttività, e al di là dei meriti musicali, si diffonde grazie alle possibilità di amplificazione degli algoritmi delle piattaforme.
La SEO (Search Engine Optimization) compensa l’assenza del <nome artista> creandone uno che richiama alle ricerche di questi suoni. Lo stesso vale per i titoli delle tracce a cui viene assegnato il termine “loopable“ a dimostrazione che chi fruisce di questi prodotti ricerca il loop, e non si affida a quello della piattaforma. Lo sfruttamento dei rumori bianchi nello streaming va dritto al mondo delle royalties e dei diritti e illumina un settore sotto traccia come quello dell’intelligenza artificiale applicata alla musica.