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Robi robot, l'androide italiano che ha fatto innamorare il Giappone

Alto poco più di 30 centimetri e pesante un chilogrammo, è stato progettato dal designer giapponese Tomotaka Takahashi

Robi robot

In Giappone è diventato un divo nel giro di poche settimane e, ormai da un anno a questa parte, fa bella mostra di sé nelle abitazioni dell'Impero del Sol Levante. In Italia, invece, lo conoscono in pochi: un peccato, considerando che Robi robot è stato distribuito nel Paese nipponico dall'italianissima De Agostini.

Cervello giapponese, anima italiana

Robi è stato fortemente voluto dalla casa editrice piemontese, alla ricerca di un progetto innovativo per affermarsi definitivamente anche sul mercato nipponico. Da qui la richiesta di un robot androide componibile al laboratorio ROBO-GARAGE del designer (nonché professore universitario) Tomotaka Takahashi.

 

 

Nel giro di poche settimane Takahashi riesce a disegnare e progettare un piccolo robot composto da poco più di 200 pezzi e dalle sembianze simili a quelle di Astro Boy, piccolo robottino umanoide protagonista dell'omonima serie di manga (i fumetti giapponesi) degli anni '50. Quando il piccolo androide viene presentato nel quartier generale dell'azienda italiana, riesce a strappare un sorriso a tutti i presenti. Sarà, forse, per la sua forma che ricorda quella di un cucciolo; o, forse, perché tutti capiscono immediatamente le potenzialità di quell'esserino.

Tecnologia pocket

Alto poco meno di 35 centimetri e pesante un chilogrammo circa, Robi Robot è un vero e proprio concentrato di tecnologia. Dotato di un'avanzatissima intelligenza artificiale, l'androide uscito dai ROBO-GARAGE è dotato di un sensore di riconoscimento vocale sviluppato da Ratron. Grazie a questo dispositivo, Robi è in grado di riconoscere oltre 200 parole giapponesi (ma si dice stia frequentando un corso accelerato di italiano), così da poter intrattenere brevi conversazioni con il suo padrone in carne ed ossa.

 

Robi robot in movimento

 

Grazie ad una complessa struttura anatomica, Robi robot può stare in piedi, camminare, ballare, saltare e molto altro ancora. Dotato di 20 giunture indipendenti controllate da altrettanti servomotori (tra cui due a controllo di testa e busto), il robottino della De Agostini è in grado di calciare la palla, di girare autonomamente per casa e aiutare nelle faccende domestiche. Grazie al sensore a raggi infrarossi presente al centro della fronte, Robi robot potrà essere utilizzato anche al posto del telecomando per accendere e spegnere il televisore, cambiare canale, aumentare o diminuire il volume. Non è richiesta, infine, alcuna conoscenza dei linguaggi di programmazione: Robi potrà interagire immediatamente con le persone senza bisogno, rispondendo alle loro domande o ordini in pochi secondi.

 

 

Robi robot non è, comunque, un “insensibile” ammasso di chip e transistor. La piccola creatura di Takahashi è infatti in grado di esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni come fosse una persona in carne ed ossa. Grazie ai suoi occhioni espressivi, Robi robot riuscirà a far capire al proprio compagno di avventure quando è arrabbiato, quando è felice o quando è triste. Come un cucciolo, insomma, in cerca di cura e compagnia.

Pezzo dopo pezzo

Nella migliore delle tradizioni della casa editrice piemontese, Robi Robot è stato distribuito nelle edicole in 70 diverse uscite corredate da dispense e istruzioni per il montaggio. Ciò non ha scoraggiato gli appassionati di elettronica e robotica e ben 50mila giapponesi hanno finito con il comprare tutti i volumi della collezione. La spesa complessiva è stata di circa 1.500 euro, ma stando alle reazioni dei consumatori nipponici, ne è valsa davvero la pena.

 

 

Dallo scorso 18 gennaio è partita la pubblicazione e la distribuzione dei fascicoli anche in Italia. Il primo è acquistabile in edicola al prezzo di 7,99 euro, mentre le successive pubblicazioni saranno disponibili settimanalmente al prezzo di 19,99 euro. Inoltre, sarà possibile acquistare i vari fascicoli anche su Amazon: il primo fascicolo è già disponibile per essere acquistato, mentre è possibile prenotare i primi cinque fascicoli.

Gemello spaziale

Dallo stesso laboratorio di ricerca arriva un altro robot, molto simile a Robi ma capace di smuovere maggiormente l'opinione pubblica. Si chiama Kirobo, anche lui è incredibilmente somigliante ad Astro Boy ed è stato progettato per un compito molto particolare: interagire verbalmente con gli astronauti e gli scienziati della Stazione Spaziale Internazionale.

 

 

Lanciato in orbita la scorsa estate, Kirobo ha iniziato la sua missione a metà agosto, quando è riuscito a dire le sue prime parole... spaziali. Nei prossimi mesi la missione entrerà nel vivo e Kirobo collaborerà con l'astronauta giapponese Koichi Wakata.

 

4 dicembre 2013 (aggiornato il 20 gennaio 2014)

A cura di Cultur-e
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