In un mondo in cui la corsa all'ultimo modello di telefonino è una questione non di sostanza ma, fondamentalmente, di stile, può esistere uno smartphone etico e sostenibile? È un dubbio amletico che in molti si sono posti, cercando di trovare una soluzione a una questione dai tantissimi risvolti, sia dal punto di vista ambientale che di funzionalità.
Smartphone etico e sostenibile, cos'è Fairphone e come funziona
Negli ultimi anni, a provare a dare una risposta è stata Fairphone, un'impresa sociale con sede in Olanda specializzata nella realizzazione di smartphone su un modello completamente etico e sostenibile. Addirittura, nella confezione viene fornito un cacciavite, in modo da mettere a disposizione dell'utente tutti gli strumenti necessari per provvedere in totale autonomia alla riparazione del dispositivo in caso di problemi riscontrati durante l'utilizzo. Si tratta di un dispositivo modulare, che - secondo la definizione dell'azienda stessa - "si prende cura delle persone e del pianeta".
Alle caratteristiche tecniche non mancano quelle più apprezzate in telefoni di fascia più alta, hanno un design grintoso e, non meno importante, sono modulari e con un punteggio di riparabilità che il famoso sito web dedicato alle riparazioni di smartphone attesa a un tondo 10/10. Il Fairphone 3 Plus, l'ultimo modello e il più performante dell'intera gamma prodotta, ha un prezzo di 469 euro. Sembra dunque un telefono perfetto, dalle capacità al pari di smartphone dai nomi più blasonati, ecosostenibile e perfettamente riparabile. Ma quanto è veramente sostenibile un progetto di questo tipo, rispetto ai suoi competitor?
Smartphone etico e sostenibile, cosa si fa per la natura?
Sebbene il confronto sia piuttosto complesso, su molti fronti, anche Apple ha compiuto grandi passi nel campo della sostenibilità e dell'impatto sull'ambiente nella produzione dei suoi smartphone. Attualmente, Cupertino ha scelto per il suo iPhone 12 una confezione con quantità di plastica ridotta al minimo indispensabile, completamente realizzata in cartone riciclabile.
Anche gli accessori sono diventati superflui: meno materiale richiesto per la realizzazione di alimentatori e auricolari si traducono, ovviamente, in un impatto ambientale minore. Si tratta di certo di un grande passo ma solo di un piccolo balzello in avanti, soprattutto se si pensa alla quantità di materiale tossico che viene introdotto nell'ambiente per la produzione di un intero smartphone.
Per la sola estrazione degli elementi utilizzati per la creazione del core di un telefonino, vengono scavate miniere dove gli operai lavorano in condizioni estremamente precarie, con fuoriuscite che avvelenano la flora e la fauna locale, oltre ai minatori stessi che trascorrono intere giornate nei meandri di luoghi insalubri.
Smartphone etico e sostenibile, l'anidride carbonica e il riciclo dei vecchi telefoni
E non parliamo poi delle emissioni di anidride carbonica. L'ultimo rapporto dello European Environmental Bureau, risalente al 2019, ha sottolineato come i dispositivi elettronici siano responsabili ogni anno del rilascio di 14 tonnellate di emissioni dannose.
Basterebbe allungare il ciclo di vita dei device per ridurne il quantitativo, eppure ogni anno vengono lanciati innumerevoli nuovi modelli di smartphone con altrettanti danni nei confronti della natura. Nuovi smartphone, poi, significano anche vecchi telefoni da destinare al riciclo. O, meglio ancora, da riutilizzare.
Ma quanti sono i vecchi telefoni che vengono riciclati? Pochi, rispetto alla cifra totale, senza contare che molti potrebbero essere ancora utilizzati poiché funzionanti o aggiornabili con una spesa realmente limitata, esigua rispetto al prezzo pagato in fase di acquisto.
Smartphone etico e sostenibile, quanto vale davvero un Fairphone
Certo, l'idea di uno smartphone completamente riparabile fa venire l'acquolina in bocca. Basta prendere in considerazione la batteria, elemento che in origine poteva essere sostituita aprendo lo sportellino posteriore e acquistandone una nuova. Nel tempo, poi, è diventato necessario avere qualche competenza di elettronica, con viti da svitare e connettori da rimuovere. Ora, invece, ciò non è più possibile: la batteria è integrata, lo smartphone non può essere aperto e, una volta completato il suo ciclo vitale, è necessario ricorrere all'assistenza o, peggio, al cambio del device.
Ovviamente, tale provvedimento ha influito molto sul design. Chi non ricorda i primi telefoni con dimensioni ingombranti e pesi da piccoli mattoni da costruzione. Ora, i nuovi smartphone sono slim, super sottili e leggeri come una piuma, anche grazie a una batteria perfettamente modellata nello spazio disponibile. Ma a che prezzo?
Per un Fairphone, cambiare la batteria è un gioco: basta un cacciavite Torx per svitare alcune viti e scambiare la batteria con una nuova. E lo stesso vale per tutto il resto, dalla fotocamera al modulo audio. Tutto è sostituibile, tutto è intercambiabile. E tutto occupa uno spazio maggiore, con un design più massiccio e decisamente meno armonico rispetto ai nuovi telefoni, nonostante gli schermi sempre più grandi che vengono montati per concedere agli utenti la possibilità di fare del proprio smartphone un piccolo computer o uno schermo tv in miniatura, adatto per la visione di film e serie tv anche in movimento.
Smartphone etico e sostenibile, a cosa siamo disposti a rinunciare?
Se il design, dunque, può essere un'eccezione sono le caratteristiche tecniche a fare davvero la differenza. Secondo la recensione di The Verge, Fairphone 3 Plus non è proprio il top di gamma che ci si aspetta, nonostante il valore etico e sostenibile di tutta l'operazione dell'azienda olandese.
A partire dal display LCD da 1080p piuttosto scuro, colori poco vivaci e un altoparlante non particolarmente performante, fino al core composto da un processore Snapdragon 632 e 4 GB di RAM, si tratta di dati che per i più esperti indicano un device già datato in partenza e non particolarmente adatto a gestire una mole di informazioni al pari dei dispositivi competitor appartenenti alla stessa fascia di prezzo. Niente, dunque, che possa giustificare il prezzo anche se contenuto.
Qual è dunque il punto d'incontro tra la nostra necessità di dispositivi all'ultimo grido e la responsabilità di salvaguardare l'ambiente che ci circonda? Quali sono i passi che possono essere compiuti dalle grandi aziende e quali dagli acquirenti, attraverso le proprie azioni? Di strada ce n'è ancora da compiere, almeno fin quando non saremo in grado di trovare un punto in comune su cui costruire lo smartphone del futuro.