Si apre un nuovo terreno di sfida nel confronto/scontro tra l'Unione Europea e i big dell’hi-tech mondiale. Questa volta le due parti tornano a incrociare i guantoni su temi delicati, legati alla protezione della privacy e dei dati personali degli internauti. Dal 2012, infatti, l’UE sta tentando di riformare la legge comunitaria che regola il trattamento dei dati personali, rafforzando la privacy online. La legge dovrebbe entrare in vigore nel 2014 e in questi mesi il dibattito è entrato nella fase calda. Facebook e Google, tramite i loro gruppi di pressione all’interno del Parlamento Europeo, stanno tentando di far tornare il Libe (Comitato Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni) sui suoi passi.
Quali sono i motivi che hanno spinto le due società californiane a entrare in lotta con l’Unione? Semplice: Google e Facebook sono sempre state molto sensibili alle tematiche connesse con la privacy su Internet e capaci di muoversi tra le pieghe delle varie leggi e regolamenti per riuscire a trarre profitto dalla cessione e dall’utilizzo dei dati personali degli utenti registrati. La nuova legge comunitaria è molto più stringente e garantisce agli internauti, ad esempio, il cosiddetto diritto all’oblio, strettamente connesso al concetto di proprietà dei dati (data ownership) introdotto per la prima volta nella legislazione continentale con il progetto di riforma. Se questo principio legislativo dovesse passare, le grandi società dell’hi-tech non potrebbero più utilizzare la pubblicità tracciante, basata dei gusti dei singoli utenti perché questi ultimi potrebbero richiedere, in qualsiasi momento, la distruzione dei loro dati in possesso delle grandi corporation. La legge, inoltre, prevede anche un inasprimento delle sanzioni in caso di violazione della privacy online: le sanzioni pecuniarie passerebbero dal massimale attuale di 600.000 euro a una multa del 2% sui profitti lordi dell’ultimo anno. Google, ad esempio, se fosse trovata colpevole di aver infranto la legge sul trattamento dei dati personali potrebbe arrivare a pagare anche 1 miliardo di euro.
In Italia, invece, la privacy su Internet è regolata dal Decreto legislativo 196 del 30 giugno 2003, entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2004. Il cosiddetto Testo unico sulla privacy introduce per la prima volta nel nostro Paese il concetto di protezione e trattamento dei dati personali in Rete. Tra i reati penalmente punibili troviamo la violazione, sottrazione e soppressione della corrispondenza elettronica, l’intercettazione di comunicazione informatiche; la falsificazione, alterazione e sottrazione di comunicazioni via Internet; l’accesso non autorizzato a un sito e lo spionaggio informatico. Una legge che, quando venne emanata, era tra le più avanzate nella giurisprudenza mondiale, ma che ora sente tutto il peso dei suoi quasi 10 anni. In questo lasso di tempo, Internet è profondamente mutata: tra tutti i cambiamenti la comparsa del web 2.0 e l’ascesa imperiosa dei social network, nonché l'utilizzo a fini commerciali dei dati personali disseminati in Rete dagli utenti. Il Decreto legge 196/2003, quindi, dovrà essere aggiornato al più presto per rispondere alla sfide che web 2.0 e, soprattutto, social network pongono alla difesa delle privacy online.
12 maggio 2013