Da anni giravano indiscrezioni in merito alla possibilità che Facebook portasse sul mercato un modello di "smart glasses". Rumor poi confermati da un annuncio della stessa Facebook, l'anno scorso e, infine, diventati realtà il 9 settembre 2021 con il lancio sul mercato di questi dispositivi. Ma una realtà molto diversa da quella che in molti ipotizzavano, a partire dal nome di questi "Facebook Glasses": si chiamano Ray-Ban Stories.
Anche dal punto di vista tecnico, poi, negli occhiali smart di Facebook non c'è nessuna delle funzionalità per la realtà aumentata che tutti si aspettavano.
Lo scopo di questi dispositivi è principalmente un altro: registrare video, senza usare lo smartphone, da condividere poi su Facebook o su altre piattaforme
Alcune scelte tecniche di Facebook, e il ricordo della recente modifica della privacy policy di WhatsApp (che fa parte del gruppo Facebook, come tutti ben sappiamo), hanno innescato una forte polemica che ha portato molti osservatori a descrivere i Ray-Ban Stories come un potenziale strumento di spionaggio, con conseguenze molto gravi per la privacy. Ecco perché.
Ray-Ban Stories: niente nome Facebook
La domanda che in molti si sono fatti sui Ray-Ban Stories riguarda proprio il nome: perché non c'è traccia di Facebook, né nel nome né nei loghi? Su questi dispositivi, infatti, non troveremo alcun riferimento a Facebook. Gli occhiali, poi, vengono venduti tramite i canali commerciali di Ray-Ban, società del gruppo italo-francese EssilorLuxottica.
In pratica sembrerebbe che i Ray-Ban Stories siano degli occhiali Ray-Ban con l'aggiunta di funzioni Facebook e non degli occhiali Facebook con il design di Ray-Ban. Impressione ulteriormente confermata dal modo in cui questi occhiali sono stati costruiti.
RayBan Stories: come sono fatti
Distinguere un paio di Ray-an Stories da un paio di Ray-Ban tradizionali è molto difficile: l'unica differenza estetica percepibile, ma facendo molta attenzione e guardandoli da vicino, sono i due piccoli fori per le due videocamere da 5 MP, un tasto piatto sull'astina destra per attivare la registrazione e un solo piccolissimo LED bianco che si accende quando il dispositivo sta registrando.
Dal punto di vista del design, ma anche delle funzioni, Facebook ha quindi fatto una scelta agli antipodi rispetto a quelle che fece Google nel 2013 con i suoi Google Glass, che sembravano venire dal futuro e che erano visibilmente uno strumento dotato di telecamera.
Non è affatto improbabile passare del tutto inosservati quando si passeggia in strada indossando un paio di Ray-Ban Stories. Persino quando il LED è acceso, poi, non è facile vederlo se ci troviamo all'aperto, in una giornata di sole.
Facebook afferma che per far partire la registrazione sia necessario pronunciare la frase di attivazione (Hey Facebook, take a video) o toccare il tasto e che tanto basta per rendere evidente a tutti il fatto che stiamo registrando. Anche se ciò fosse vero, però, è altrettanto vero che è possibile iniziare a registrare il video quando ancora non c'è nessuno: la durata massima del video è di 30 secondi.
I video, che sono di forma quadrata, non vanno a finire direttamente sul proprio profilo Facebook, ma all'interno dell'archivio dell'app Facebook View per Android o iOS. Per usare i Ray-Ban Stories, quindi, è necessario uno smartphone e anche un profilo Facebook, al quale dovremo collegare l'app View.
Connettendo gli occhiali allo smartphone, poi, è possibile usarli per riprodurre tracce musicali e fare telefonate, sfruttando la superficie touch presente sull'astina destra.
Occhiali smart Facebook: a chi servono?
Mettendo da parte le polemiche sulla privacy, che però non sono affatto ingiustificate, c'è da chiedersi a cosa servano realmente i Ray-Ban Stories e a chi potranno risultare utili.
Alla prima domanda è facile rispondere: gli occhiali di Facebook e Ray-Ban possono essere usati per le telefonate, per ascoltare la musica e per scattare foto o girare brevi video.
Stop: non possono fare altro e non c'è alcuna funzione di realtà aumentata. Né potrà esserci con un eventuale update software, perché manca proprio l'hardware per proiettare informazioni sulle lenti.
Detta così, quindi, i Ray-Ban Stories sembrerebbero solo un costoso gadget tecnologico da 329 euro per fare video veloci da pubblicare su Instagram, sotto forma di Storie come il nome stesso degli occhiali suggerirebbe, oppure su TikTok o altri social come YouTube Shorts.
Tutto ciò potrebbe ritornare utile a chi fa un uso assiduo dei social per svago o per lavoro, agli influencer e a chi lavora nel settore della comunicazione social. Il noto giornale online americano Mashable, ad esempio, ha definito i Ray-Ban Stories come un "costoso giocattolo da influencer" e ha suggerito ai suoi lettori di spendere i soldi che costano in altro modo.