Che il cloud computing fosse destinato a crescere in fretta si sapeva da tempo. Così come si sapeva che i big della Silicon Valley fossero interessati a investire pesantemente nel campo, così da rafforzare la propria posizione oppure rosicchiare quote di mercato ai propri diretti concorrenti. D'altronde, come già accennato, si tratta di un settore strategico tanto nell'immediato quanto nel futuro: è sulla nuvola che si combatterà la prossima battaglia per la supremazia dell'universo hi-tech e Google non vuole farsi trovare impreparata.
La casa di Mountain View, che insieme ad Amazon è tra i maggiori protagonisti dello sviluppo di applicativi e infrastrutture per il cloud computing, ha svelato quelli che sono i suoi piani per il futuro. Per potenziare ulteriormente l'offerta alla sua utenza business (ma non solo), Big G ha intenzione di investire su nuove dorsali oceaniche e nuovi datacenter che consentano ai dati di viaggiare più in fretta da un capo all'altro del mondo. Si tratta di un investimento per svariati miliardi di dollari ma necessario per non perdere terreno.
Le nuove infrastrutture Google per il cloud
Come si legge in un post a firma di Ben Treynor Sloss, Vice Presidente dell'area Engineering di Google, il gigante delle ricerche online si appresta a costruire, nel biennio 2018-2019, tre dorsali oceaniche e 5 datacenter tra Europa, Asia e Nord America.
Le tre dorsali, chiamate Curie, Havfrue e HK-G, serviranno per collegare Los Angeles con il Cile; gli Stati Uniti con Irlanda e Danimarca e Hong Kong con l'Isola di Guam. Una volta che i tre progetti saranno portati a termine, Google vedrà crescere ulteriormente la propria "potenza di fuoco" (leggasi, banda passante attraverso la quale far transitare dati di ogni tipo) nel campo delle telecomunicazioni, diventando la prima azienda non telco a possedere una dorsale intercontinentale.
I 5 datacenter, invece, serviranno a migliorare (e incrementare) la capacità di Google di accumulare dati e distribuirli più in fretta agli utenti o alle società che ne faranno richiesta. Le strutture saranno aperte in Olanda, Canada (entrambe entro fine 2018), Los Angeles, Finlandia e Hong Kong (queste altre tre saranno invece realizzate nel corso del 2019).
A cosa serviranno le dorsali
Le tre dorsali, in particolare, saranno fondamentali per collegare i nuovi datacenter e consentire a Google di rafforzare la propria posizione nel ramo delle infrastrutture. Già oggi le dorsali Google trasportano il 25% dei dati scambiati quotidianamente a livello mondiale; le tre nuove direttrici dovrebbero permettere a Big G di incrementare questi numeri (e il numero di clienti che usufruisce delle sue reti, ovviamente).
- Dorsale Curie. Curie, la dorsale in fibra ottica che unirà Los Angeles al Cile rappresenta un momento campale nella storia di Google. Nel 2008, infatti, il gigante di Mountain View diventa la prima società non telco a investire in un consorzio per la realizzazione di una dorsale; nel 2018 Big G diventa la prima non telco ad avere una dorsale di proprietà: Curie, per l'appunto. Il collegamento, nello specifico, sarà il primo a raggiungere il Cile da 20 anni a questa parte e servirà per rafforzare la posizione di Google nel mercato Sud Americano
- Dorsale Havfrue. Sirenetta in danese, Havfrue collegherà la costa orientale degli Stati Uniti con Copenhagen, passando attraverso l'Irlanda. Questa dorsale, che sarà realizzata dal consorzio composto da Facebook, Google, Aqua Comms e Bulk Infrastructure, incrementerà la capacità e la resilienza di Big G nel settore del Nord Atlantico. I lavori per determinare il percorso dei cavi è stato già completato e a breve dovrebbe iniziare quello di posa dei cavi
- Dorsale HK-G. In fase di realizzazione con la collaborazione di NEC e RTI-C, questa dorsale servirà a collegare Hong Kong con l'Isola di Guam, così da creare "percorsi alternativi" e scalabili per raggiungere l'Asutralia. Come risultato, il continente oceanico vedrà migliorare la propria larghezza di banda e diminuire la latenza
Investimenti multimiliardari
C'è da dire, però, che Google non è affatto nuova a investimenti di questo genere. Negli ultimi tre anni il colosso di Mountain View ha investito ben 30 miliardi di dollari per potenziare le proprie infrastrutture di rete, siano esse dorsali oceaniche, datacenter o qualunque altra tipologia di struttura. Tanto per fare un esempio, Big G ha investito direttamente nella realizzazione di 11 dorsali oceaniche (sia di sua proprietà, sia realizzate in consorzio), diventando uno dei maggiori operatori del settore.
17 gennaio 2018