Parlando al World Government Summit di Dubai nel febbraio 2015 Elon Musk, noto a tutti per essere il fondatore di Tesla e di SpaceX, disse più o meno che gli esseri umani dovevano diventare dei cyborg per rimanere rilevanti in un mondo dominato dall'intelligenza artificiale: "Nel tempo, credo che vedremo una più stretta integrazione tra l'intelligenza biologica e l'intelligenza digitale". A quanto pare lo pensava veramente, visto che ha presentato al mondo Neuralink, la sua nuova startup che ha per obiettivo quello di impiantare nel cervello umano degli elettrodi, grazie ai quali uomo e computer possano comunicare direttamente.
Musk spera di poter eseguire il primo impianto su un essere umano molto presto, già entro il 2020, e afferma che la tecnologia è già pronta (i test al momento sono stati fatti solo sulle cavie da laboratorio). Secondo il fondatore di Tesla, presto un PC potrà leggerci nel pensiero. Via Bluetooth.
Elettrodi, chip, "thread" e "ciuffi"
Alla base della visione di Musk c'è quello che Neuralink chiama "thread", che è riduttivo tradurre semplicemente con "filo". Ogni thread, infatti, è spesso un decimo di un capello ma contiene al suo interno fino a 32 elettrodi in grado di percepire e trasmettere l'attività cerebrale che, come è noto, si basa su impulsi elettrochimici.
È possibile creare "ciuffi" di thread unendone insieme 96 alla volta, per un totale di 3.072 elettrodi per ciuffo. Fino a dieci impianti del genere possono essere inseriti in ogni emisfero del cervello, facendo dei buchi nel cranio del diametro massimo di 8 millimetri ciascuno. L'impianto dei thread non viene eseguito da un chirurgo ma da un braccio robotizzato, che può impiantare fino a 6 thread (cioè fino 192 elettrodi) per minuto e che ha una precisione di 24 micron (un capello mediamente è spesso 50-70 micron). In questo modo è possibile eseguire l'impianto senza toccare i capillari sanguigni che alimentano il cervello che, qualora dovessero rompersi, potrebbero portare a conseguenze pericolosissime come ictus ed ischemie. A detta di Elon Musk l'operazione di impianto robotizzato è "sicura e indolore come la chirurgia laser agli occhi". E, a proposito di laser, Musk prevede che in futuro sarà possibile usare questa tecnologia per fare buchi ancora più piccoli nel cranio.
Che cosa è The Link
Se questa è la parte interna del cyberimpianto cerebrale ideato da Neuralink, ce n'è anche una esterna che l'azienda chiama "The Link", il collegamento. I vari elettrodi impiantati nel cervello si connettono in modo wireless con un device indossabile (il Link, appunto) che ha la doppia funzione di controllarli/gestirli e di inviare le informazioni raccolte all'esterno, al computer. Il collegamento con il PC potrà in futuro avvenire via Bluetooth e tramite questa connessione sarà possibile anche aggiornare il software del Link. Se la trasmissione dei dati deve avvenire in tempo reale, in pratica "in streaming", è necessaria almeno una connessione USB-C per garantire la banda dati sufficiente a farlo. Il dispositivo wearable è alimentato da batterie, e quando viene rimosso o spento, tutto l'impianto si ferma.
BMI: Brain-machine interface
Tutto quanto descritto fino ad ora serve per creare quella che Neuralink chiama "Brain-machine interface" (BMI), cioè un'interfaccia cervello-macchina tramite la quale l'umano pensa e la macchina riceve e registra il segnale elettrico derivante dal pensiero. Il primo scopo utile della BMI immaginata da Neuralink è quello di ridare, almeno in parte, la possibilità di muoversi ai pazienti paraplegici. Se il midollo spinale è interrotto, il segnale proveniente dal cervello non raggiunge i muscoli della parte inferiore del corpo e, di conseguenza, i muscoli non si contraggono e il paziente non si muove. La BMI potrebbe fare da ponte, per scavalcare l'interruzione del midollo, e portare il segnale elettrico captato nel cervello ad uno stimolatore impiantato sul muscolo.
Ci fonderemo con le macchine?
Se la cura dei pazienti paraplegici è la prima forma di uso possibile della BMI di Neuralink, quella ideata per passare i protocolli medici e presentarsi al mondo con una invenzione che può migliorare la vita a milioni di persone, c'è anche il lato B della medaglia. Cioè quello che Musk ha annunciato nel 2015: connettere l'intelligenza biologica a quella digitale, l'intelligenza umana all'intelligenza artificiale.
Musk ha già parlato chiaramente di "superhuman intelligence" per descrivere cosa potrebbe succedere se l'intelligenza umana e quella artificiale riuscissero a comunicare tra loro in modo bidirezionale. In questa visione scienza e fantascienza si fondono: al posto degli occhiali, ad esempio, potremmo usare occhi bionici (impiantati nel cranio, ma anche esterni) con dentro gli obiettivi delle fotocamere degli smartphone, che grazie alla AI possono zoomare su dettagli minuscoli senza perdere il fuoco, attivare la modalità notte, vedere in HDR. Di più: il nostro cervello si potrà connettere in cloud, per fare una copia di back up di tutti i nostri ricordi o, semplicemente, per aprire una mappa che ci indirizzerà verso la festa di questa sera. E, se di mestiere facciamo gli hacker, i selfie alla festa ce li faremo fare dagli occhi degli altri.
29 agosto 2019