Maggiori sono le informazioni sensibili che si condividono ogni giorno online, maggiore sarà l’esigenza di preservare la propria privacy quando si naviga in Internet. Nel mondo digitale odierno, gli account online sono custodi di una quantità di dati personali e sensibili enorme, tra posta elettronica, profili social, dati dell’home banking e delle proprie carte di pagamento. Che si voglia evitare la profilazione da parte di agenzie di marketing, oppure ci si voglia proteggere dagli attacchi di cyber criminali, gli utenti hanno due strumenti di cui disporre: usare la modalità di navigazione in incognito del proprio browser oppure una rete virtuale privata (VPN).
Si tratta di due strumenti molto diversi tra loro, dato che la navigazione in incognito permette di cancellare i dati personali a livello locale: il browser non memorizzerà le informazioni dell’utente, come ad esempio la cronologia di navigazione e delle ricerche. Una VPN invece usa sistemi di crittografia per proteggere i dati immessi dall’utente in rete e maschera l’indirizzo IP, così da impedire anche il tracciamento della posizione. Comprendere la differenza tra navigazione in incognito e VPN permette quindi di scegliere con consapevolezza lo strumento più adatto per preservare la privacy online.
Navigazione in incognito: cos’è e come funziona
La navigazione in incognito è una modalità integrata ormai in tutti i browser. In Microsoft Edge prende il nome di InPrivate, su Mozilla Firefox viene chiamata Navigazione anonima, mentre su Google Chrome è Navigazione in incognito. Tutti nomi che indicano però le stesse funzionalità: il browser non memorizza in locale sul PC i dati personali dell’utente, come ad esempio la cronologia di ricerca e di navigazione, e disabilita i cookie, anche quelli traccianti, quanto meno entro certi limiti. Ad esempio, collegandosi a un social network come Facebook o al proprio account Amazon, i dati di accesso non saranno salvati e alla prossima sessione di navigazione in incognito bisognerà inserire di nuovo le credenziali per poter accedere ai propri account. La privacy così è preservata, ma solo a livello locale.
Questo significa che una persona che si connette allo stesso PC, anche da remoto, non potrà scoprire le abitudini di navigazione online dell’utente che l’ha utilizzato prima di lui. Al contrario, i siti web potranno ancora vedere l’indirizzo IP da cui ci si connette e tracciarne la posizione, mentre il provider di servizi Internet (ISP) potrà avere accesso ai dati relativi alle attività online. Se l’obiettivo dell’utente è navigare in rete mantenendo l’anonimato, navigare in incognito non è pertanto lo strumento che potrà garantirlo.
VPN: cos’è e come funziona
Le reti virtuali private, anche dette VPN, sono dei software che mascherano l’indirizzo IP dell’utente e lo reindirizzano a un server remoto che è configurato dall’host del servizio. L’indirizzo IP “reale “ da cui naviga l’utente, e quindi anche la sua posizione fisica, non sarà visibile ai siti web visitati, mentre gli stessi ISP potranno tracciare i flusso dei dati tra dall’indirizzo IP “reale” del proprio abbonato e il server del fornitore dei servizi VPN ma non la destinazione finale dei dati stessi. Celare l’indirizzo IP significa di fatto impedire il tracciamento del comportamento online da parte dei siti visitati, di eventuali cyber criminali o anche di eventuali agenzie governative più o meno legittimamente all’ascolto.
Un software VPN efficace si basa su un sistema di crittografia del traffico dati, sia in partenza che in arrivo, rispetto all’indirizzo IP dell’utente: siti terzi e ISP non avranno accesso ai dati stessi e nemmeno alla cronologia di ricerca e di navigazione. Alcune VPN poi offrono dei servizi aggiuntivi, come la possibilità di bloccare i cookie traccianti, anche quelli contenuti nei siti web che contengono annunci pubblicitari invasivi.
VPN e privacy: limiti e rischi
Se da un lato l’utilizzo di una VPN sembra preservare la privacy a un livello superiore rispetto alla sola navigazione in incognito, c’è un fattore da considerare: non sarà solo l’utente ad aver accesso ai suoi dati. Anche se l’ISP e i siti visitati durante la navigazione non potranno accedere a informazioni sensibili, quegli stessi dati potrebbero essere a disposizione del provider che fornisce il servizio VPN.
Per questo motivo, spesso è preferibile utilizzare le VPN a pagamento piuttosto che quelle gratuite: se nel primo caso si paga con i propri soldi, nel secondo caso si rischia di pagare i costi del servizio proprio con i dati personali che si cercava di preservare.
L’utente che sceglie una VPN dovrà quindi valutare la presenza di una politica “no-log”, dove il provider si impegna a non tracciare l’utente mentre naviga in rete e quindi a non condividere le informazioni con l’ISP, inserzionisti pubblicitari o autorità governative che potrebbero richiederli.
Privacy online: combinare VPN e navigazione in incognito
I due strumenti per preservare la privacy online sono evidentemente differenti, ma allo stesso tempo complementari. Da un lato c’è la modalità di navigazione in incognito, che permette di proteggere i dati personali dell’utente, che altrimenti verrebbero salvati a livello locale nel computer da cui si accede. Dall’altro c’è la VPN, che cela l’indirizzo IP e lo protegge dal tracciamento online.
Usando entrambi gli strumenti allo stesso tempo si potrà ottenere un livello di protezione della privacy ben più alto, quasi di completo anonimato online: nessuno potrà accedere agli account personali dell’utente, dato che la cronologia di accessi e ricerche non verrà salvata, mentre siti web e ISP non potranno individuarne la posizione né tracciarne le abitudini online. Di conseguenza nessuno potrà rivendere i dati personali dell’utente a terzi, per scopi pubblicitari o di altro tipo.